#challenge Il mio post parto “non naturale”

#challenge Il mio post parto “non naturale”

Il post parto è uno dei momenti più delicati nella vita di una neo mamma.

Valeria Buzi ha raccolto la sfida lanciata dalla nostra Elisabetta Mazzeo, raccontandosi a www.distantimaunite.com

“…Che anno è? Che giorno è? Questo è il tempo di vivere con te… Cieli immensi e immenso amore. E poi ancora, ancora amore, amor per te. I giardini di marzo si vestono di nuovi colori. E le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori…”

Così cantava Lucio Battisti ne “I giardini di marzo” e proprio in quel mese, negli ultimi tre anni, ho fatto conoscenze che di lì a poco avrebbero cambiato per sempre la mia vita. Marzo mi ha regalato nuovi amori. Ho incontrato colui che sarebbe diventato mio marito e ho conosciuto per la prima volta quel puntino che è cresciuto dentro di me nei successivi nove mesi.

Una gravidanza desiderata e arrivata subito, un percorso andato avanti senza mai un problema, nonostante i miei 40 anni.

Poi, all’improvviso, dopo aver idealizzato e immaginato quel parto naturale, ché tale sarebbe dovuto essere, mentre ero in travaglio e stringevo la mano di mio marito, ho solo udito due parole concitate: cesareo d’urgenza! Poi il trambusto con l’avvicendarsi operoso e velocissimo di medici, ostetriche ed infermiere intorno a me.

Sì perché il mio bimbo, colto da un’irrefrenabile voglia di nascere con “soli” dieci giorni di ritardo sulla tabella di marcia, si era così tanto dimenato dentro la mia pancia da avvolgersi con il cordone ombelicale.

Dopo soli tre giorni siamo tornati a casa ed è iniziato il periodo più intenso e sconvolgente mai vissuto prima. Io e mio marito non sapevamo dove mettere le mani. La nostra serena vita di coppia è stata messa a dura prova, lasciando il posto a stanchezza e talvolta a futili incomprensioni.

Un mix di notti insonni, pianti inconsolabili di mamma e bimbo, coliche, raffreddore, pannolini, allattamento misto e una corsa al pronto soccorso nel cuore della notte dopo soli diciassette giorni di vita del bambino. Il tutto condito da quella quarantina di punti di sutura che indossavo con poca disinvoltura e che mi causavano forti dolori oltre alle abbondanti e persistenti lochiazioni.

I postumi del cesareo sono stati per me due volte più dolorosi. Non solo mi sono stati tagliati e ricuciti sette strati di tessuti, ma hanno lacerato il mio cuore e le mie aspettative di neo mamma. Ero disposta anche a rinunciare all’epidurale pur di donare al mio bimbo un parto del tutto naturale e al neo papà la gioia di veder spuntare quella buffa testolina.

I giorni a seguire me la sono cavata tra un mio pianto e un mio senso di colpa, aspettando il prezioso quotidiano aiuto pomeridiano della mia mamma e quello serale di mio marito. Ogni giorno contavo le ore e i minuti che ci separavano, anelando il suo rientro a casa dal lavoro.

Tutte le notti da cinque mesi è lui che si alza a preparare il biberon di latte per il nostro leoncino affamato, mentre io gli cambio il pannolino, gli canto una canzone e intanto lo allatto al seno.

Quando mi vede stanca o demoralizzata è lui che mi prende la mano e me la stringe come quella notte in sala parto, ma stavolta non è costretto a lasciarmela perché non c’è alcuna emergenza: il nostro Matteo è in camera che dorme e forse sogna la sua mamma e il suo papà che lo amano tanto.

La notte del 21 novembre 2019 resterà per sempre incisa sulla mia pancia che ora sorride innamorata e felice al mondo!

Valeria Buzi

distantimaunite

Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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