Fare impresa, una questione molto femminile

Fare impresa, una questione molto femminile

La crisi economica che dovrà affrontare l’Italia post covid pone molti interrogativi. Ci dobbiamo preparare ad un cambio di scenari e soprattutto di mentalità. In questo quadro le donne rischiano di pagare un dazio ancora più alto: come fare a ripartire con il piede giusto? Fare impresa è una questione molto femminile e a volte basta una semplice idea, come ci ha raccontato Selvaggi Fagioli, startup mentor.

Tra sui clienti professionisti, imprenditori e startup, ovvero quegli attori che vogliono costruire progetti di innovazione culturale, di processuali e tecnologica. Vive in Umbria ma il mondo è la sua casa. 

Fare impresa, una questione femminile

Com’è nata l’idea di creare questo gruppo? 

Parlando con diverse persone, mi sono accorta che c’è tantissima confusione su come fare impresa, sia dal punto di vista di come sviluppare una propria idea, sia su quali siano i passaggi per la scelta della forma legale.

I partecipanti sono più uomini o donne? 

Decisamente più donne! Ma non mi stupisce, sebbene non sia stata una scelta voluta rivolgermi solo ad un pubblico femminile. Le donne hanno un approccio diverso al business, danno molto valore alla relazione personale e si sentono maggiormente a loro agio in un gruppo gestito da una donna, perché di solito dimostra maggiore empatia verso determinati tipi di difficoltà. Tuttavia credo che per ottenere risultati, partendo da una visuale più completa, anche la presenza maschile sia importante, per mostrare un modo di fare business diverso.

Qual è il loro approccio? 

Molti membri sono professionisti, autonomi o dipendenti, che hanno da tanto tempo un sogno che vorrebbero realizzare ma non avrebbero mai pensato di tirarlo fuori dal cassetto.

I motivi sono diversi: mancanza di competenze, poco sostegno da parte della famiglia, difficoltà di accesso ai fondi pubblici. 

Fare impresa, una questione femminile

Com’era il panorama imprenditoriale prima del Covid? 

In Italia la situazione era piuttosto stagnante. Le PMI compongono la quasi totalità delle aziende e si sono dimostrate molto reticenti verso l’innovazione. Il mondo delle startup, nonostante gli incentivi a livello anche di investimenti, è molto ristretto, parliamo di circa 10.000 startup in tutta Italia rispetto a più di 4 milioni di PMI. Eppure dati statistici dimostrano che le startup, se c’è un ecosistema che le sostiene, creano maggiore valore e posti di lavoro. 

Come il Covid ha bloccato i progetti in crescita? 

Per loro natura le startup sono imprese che non si fermano mai. Molte startup si trovano ad affrontare una diminuzione degli investimenti da parte di Business Angels e VC *, e penso che proprio per questo motivo nei prossimi mesi saranno ancora più selettivi rispetto ai progetti da promuovere. 

Business Angels
  • Il Business Angel è un investitore informale, di solito un manager o imprenditore che ci mette soldi propri, lavorano da soli o in associazioni (tipo IBAN). Quando investono in startup a volte entrano dentro come Advisor.
  • VC sta per venture capital e sono Investimenti fatti tramite un veicolo gestito da professionisti della finanza.

L’altra difficoltà è nell’accesso al credito, che raramente prendeva in considerazione le startup in fase iniziale. Oltretutto si rischia un elevato indebitamento su aziende che nel loro modello di business sostengono notevoli investimenti in fase iniziale prima di entrare sul mercato. Con un mercato fermo, i tempi per rientrare rischiano di essere troppo lunghi con un conseguente aumento dei fallimenti.

Ci può’ essere un nuovo modo di fare imprenditoria dopo la pandemia (nuovi tipi di start up)? 

I periodi di crisi profonda portano alla nascita di nuovi modelli di business che rispondono a bisogni e problemi che prima erano secondari. I settori che ne beneficeranno sono sicuramente quelli della salute, farma e medicale, commercio, finanza, agricoltura e tecnologia industriale. Tutti settori che hanno dimostrato che se c’è innovazione rispetto ai modelli tradizionali, si può sopravvivere e prosperare. 

Un altro cambiamento che mi aspetto, oltre a quello tecnologico, è nella gestione dei processi e delle risorse umane. Lo smart working in deroga ha dimostrato che chi non ha mai fatto fare formazione ai dipendenti, e non aveva un piano di business continuity, ha sofferto molto di più di chi era preparato. Non credo che potrà esserci vera innovazione se non si cambia questo approccio e anche qui ci sarà margine per creare programmi di formazione a distanza anche in realtà virtuale.

Per dare il mio piccolo contributo in questo momento d’emergenza, ho attivato un percorso di gruppo per validare la propria idea, che partirà il prossimo il 13 maggio. Ho dato la possibilità di partecipare a titolo gratuito per chi in questo momento è in difficoltà. Trovate maggiori informazioni sul mio sito. 

Fare impresa, una questione femminile

Le donne rischiano di uscire indebolite da questa situazione, ci può’ essere per non perdere il terreno conquistato duramente fino ad oggi? Fare impresa è una questione molto femminile…

Il lockdown completo di servizi per bambini, disabili e anziani ha fatto emergere la difficoltà che molte donne hanno di conciliare vita professionale e vita privata. Lavorare in smart working con i figli a casa è impossibile, soprattutto perché la mattina si deve essere presenti per le lezioni. Gli incentivi come il bonus babysitter e il congedo al 50% sono un primo passo, ma non sono sufficienti. 

La riapertura dei centri diurni nelle prossime settimane sarà un altro aiuto nella direzione giusta. Il problema purtroppo è a monte. Oltre ad avere sulle spalle il carico mentale e fisico della famiglia, le donne spesso hanno un lavoro meno remunerativo e se si devono fare sacrifici ovviamente saranno le prime vittime di questo meccanismo. Mancando anche la rete di nonni, zii e parenti non si potrà fare altrimenti. 

Un cambio culturale sarebbe auspicabile, ma i tempi sono lunghi nel nostro paese. Io inviterei le donne a creare reti locali sul territorio per collaborare, creare valore e una professionalità. Oggi si può lavorare da casa. Anche se si hanno poche ore a disposizione, ma bisogna essere disposte a cambiare approccio: non è peccato mettersi al primo posto. Un po’ di sano egoismo aiuta. Io sono a disposizione di chi ha voglia di cambiare e offro percorsi gratuiti di mentoring a chi ha davvero intenzione di esplorare un suo progetto.

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distantimaunite

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