“adda passà a nuttata”

“adda passà a nuttata”

FASE 2

E ti sembra che di colpo sia estate, estate nel cuore e nell’anima.

C’è chi l’estate la percepisce e la indossa, chi la desidera a sconvolgergli i giorni, l’amore e la pelle. C’è chi l’estate la idolatra come un cambiamento, come lo “switch out” di un periodo.

Ma non è il 21 giugno, perché sembra estate?

L’estate è una metafora, il nuovo che sta arrivando, il sole che gira in una rotazione terrestre e che illumina gli angoli lasciati in ombra durante il solstizio d’inverno, ecco cos’è l’estate, una luce nel tunnel che credevamo chiuso, una strada imboccata non volendo che credevamo senza uscita, è tutto frutto del periodo che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo.

Siamo usciti di casa e ci hanno attaccati alle spalle, siam tornati e ci hanno chiusi dentro come un coprifuoco, vittime di un bombardamento silenzioso costituito da baci, abbracci e dalla compagnia. La condivisione l’unico nemico da sconfiggere, la prima guerra dove siamo chiamati a combattere individualmente. Una superficialità iniziale che ci ha visti divisi, incoerenti, spaventati e incoscienti, che ci ha feriti e inginocchiati.

Siamo diventati un po’ tutto e siamo rimasti niente, abbiamo solo capito che basta poco, un attimo in cui anche il più potente diventa mercenario di aria e che il più povero può essere il più ricco di salute.

Abbiamo vissuto sfamati di tv, tutti sintonizzati ancor più di una finale del mondiale in cui ognuno è lo “special one” con il suo modulo migliore. Tutti virologi.

Abbiamo atteso come settantacinque anni fa incollati alle radio che la guerra finisse e che fossimo di nuovo liberi di alzarci a guardare il cielo… ma infondo lui è sempre stato lì, è lui a guardare noi.

Troppe vittime, tanto isolamento, il prossimo che diventa nemico, i parenti vicini diventano uguali a quelli lontani e tutti un po’ più soli, chi lo era veramente, chi solo di sentimenti, chi si è sentito blindato in casa propria, chi ha iniziato a convivere con le paure da cui scappava, chi ha iniziato a parlare per la prima volta con il compagno di letto, chi ha iniziato a fare il padre, chi ha iniziato a fare la moglie, abbiamo avuto in tasca solo l’amore, non serviva altro… anche il lievito, serviva anche quello!

Abbiamo capito che tutto può diventare niente e che il niente tutto, anche un impero, l’universo intero. Ci siamo cibati di tentativi di convivenza forzata, c’è chi ne è uscito perdente più testardo delle mura che lo hanno circondato e chi ne è uscito vincitore, più saggio, più colmo d’amore anche solo per la vita.

Io ho avuto semplicemente più tempo di amare la famiglia che mi sono scelta e che Dio mi ha donato, mi son trovata nel cuore convinzioni più forti per farmi inginocchiare quotidianamente davanti a Lui e per ringraziarlo, desiderosa di averne ancora tanto di tempo per me e per queste cose veramente importanti. 

Ho rispettato la quarantena appieno, sono uscita dopo innumerevoli giorni fino a perderne il conto, e ho dovuto trovare il coraggio di riuscire, mi guardavo intorno come per la prima volta si guarda una nuova città, dove ti fermi a guardare un semaforo, una fontana o anche le stupide cuciture di un cavalcavia, insomma tutto quello che fosse diverso da casa mia.  Mi sono sentita come un “cardellino” che non è abituato alle sbarre, poi di colpo privo della gabbia che lo divideva dal cielo ed avevo paura.

Paura della normalità riacquistata, speriamo che sia completa e sana, integra come prima; speriamo non ferita, zoppicante.

Arriverà l’estate che auspichiamo, in cui gli abbracci torneranno di moda, gli aperitivi a piedi nudi nella sabbia con più cannucce in una brocca di mojito, non saranno un’utopia.

Dove un asciugamano era per tre, tanto bastava mettersi vicini, vivremo le serate che non vogliono finire per ballare l’ultima canzone stretti stretti. Ci saranno mattini fradici di risate in compagnia quando il sonno non vuole arrivare ed è già di nuovo domani, senza paure, un giorno appena nato che ci vedrà accanto nuovamente. Arriverà L’estate.

A Napoli l’estate si chiama: “A’ Stagione” come se esistesse solo quella, come se fosse l’unica delle quattro.

Arriverà la stagione e passerà la nottata… “adda passà a nuttata”

Emanuela Impieri

Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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