Quarantena per riscoprire gli aspetti essenziali di noi stessi

Quarantena per riscoprire gli aspetti essenziali di noi stessi

Fase due. Comincia ad intravedersi la famigerata luce in fondo al tunnel. Molte, forse troppe parole sono già state dette e scritte per raccontare questo complicato periodo; parole che hanno dato forma ai nostri confusi sentimenti, a ipotesi su come potrebbe mutare la nostra vita, su cosa ci porteremo dietro o ci aspettiamo dal futuro. E allora cos’altro posso dire io? Molto probabilmente nulla di nuovo, quindi mi accodo agli altri e aggiungo solo la mia personalissima esperienza legata a questa quarantena. 

Addio entusiasmo iniziale

Inutile girarci intorno, per quanto mi riguarda gli entusiasmi e i buoni propositi iniziali si sono esauriti. Non ho più voglia di sfornare dolci o di impastare il pane, di guardare conferenze in televisione, riordinare l’armadio o sistemarmi i capelli per l’ennesima videochiamata. I libri? Quelli sono sempre stati al mio fianco, auto prescritti da anni come la miglior cura ai mali che imperversano là fuori.

No, non ho letto di più in questo periodo. Anzi, a dirla tutta, il bombardamento costante che ci ha spinto, quasi a forza, verso un consumo culturale di letture e film l’ho ritenuto spasmodico, assordante, esagerato. Credo che non si possa relegare la cultura ad un periodo circoscritto solo perchè “liberi da altri impegni”, e provare a consumarla tutta in una volta. Il risultato finale risulterebbe inutile o poco soddisfacente.

La ricerca del contatto, anche se virtuale

Le videochiamate? È assolutamente indiscutibile l’importanza che questo potente mezzo di comunicazione ha rivestito durante la quarantena. Ha azzerato le distanze ricreando una forma di unione, che in situazioni di paura come questa non è un elemento da sottovalutare. Per non parlare di quanto possa essere stato salvifico per famiglie divise, o ancor peggio per chi è finito in ospedale senza poter vedere nessuno, tranne tute bianche.

Per quanto riguarda me, è chiaro che la ricerca quasi compulsiva del contatto attraverso le videochiamate, mi abbia aiutato ad affrontare la nuova condizione, almeno nella prima fase. Non c’è dubbio visto che all’inizio della quarantena mi sono ritrovata a parlare della mia vita con un’amica di una cara amica, con cui ho condiviso per un breve periodo una casa a Londra circa dieci anni fa. Un incontro, seppur virtuale, assolutamente improbabile, ma presto mi sono resa conto che facevo fatica a stare al passo anche per incontri con persone più vicine alla mia vita di tutti i giorni. Forse perchè la comunicazione virtuale non può essere un reale sostituto alle uscite con gli amici: non c’è vicinanza fisica, la gestualità cosi come l’espressività è ridotta, non è possibile toccarsi. 

Si lo so, non sto salvando nulla. Apparentemente potrebbe sembrare che questo periodo non mi abbia lasciato granchè. Non è così. Al contrario, credo che mi abbia restitutio gli elementi essenziali.

La scoperta di me stessa

Innanzitutto ho passato molto tempo in compagnia di me stessa, talvolta avvertendo il vuoto dentro, che mi ha fatto una gran paura; talvolta sentendo un potente fermento creativo che mi ha dato coraggio. Ho realizzato di non essere sempre un’ottima compagnia, ma anche che, alla fine, mi vado bene così. Ho imparato a fare i conti con la mia testa fino a trovarci un angolo più o meno confortevole.

Poi c’è stato il rapporto con mia madre, con cui condivido la casa. Non sempre facile, a tratti conflittuale. All’inizio della quarantena credevo sarebbe stato un inferno, per utilizzare una nota metafora, ma è andata diversamente. Per la prima volta, ho cercato di gestire la vita con lei. Sì, i risultati non sono sempre stati ottimali. Ci siamo ritrovate a confrontarci, talvolta con rabbia, ma come non avevamo mai fatto prima; e se è stata la forzata reclusione ad avermi costretta a questo confronto, oggi a distanza di due mesi dall’inizio della quarantena, sento di avere avuto una grande opportunità. Cos’altro resta? Gli amici; anzi, i soliti quattro amici, quelli che ci sono da una vita, che conoscono di me e di cui conosco brutture e meraviglie. 

In sostanza, questo periodo mi ha riportata a quei pochi, ma essenziali elementi su cui mi poggio. Insieme al resto del mondo sono stata costretta a fermarmi e così ho potuto osservarli più da vicino e capire che avevano bisogno di cure e rinforzi.

Forse il senso del complicato momento che stiamo vivendo sta proprio in questo, nel restare fermi e provare a ricongiungerci con gli aspetti essenziali e talvolta più fragili di noi stessi, quelli che nella frenesia della vita quotidiana avevamo perso di vista.

distantimaunite

Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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