Ogni donna è Wonder Woman

Ogni donna è Wonder Woman

Wonder nel significato letterario significa “meraviglia”, quale aggettivo migliore per rappresentare noi donne?

Questo post è sconsigliato ad un pubblico maschile ancor più se maschilista, potrebbe nuocere alla salute, nello specifico al fegato, troppe verità da digerire e si può far indigestione.

Ora che ho la coscienza apposto e credo che siam rimasti in pochi, posso iniziare a descrivervi in modo semplice la superiorità femminile e se poi la donna in questione è anche mamma, tocca i massimi livelli.

Il mio forte senso femminista nasce in famiglia, quattro donne in casa e solo papà come unica quota azzurra – il masochista ha scelto di fare anche il parrucchiere per donna come mestiere, por’omo.

In casa lui è il Re ma quando vivevamo tutti insieme si era arreso completamente difronte a quattro donne che gli giravano per casa, e con quattro donne si affrontavano anche cicli diversi e in ogni periodo del mese. Credo lui avesse fronteggiato quei periodi la tattica del “annuisci sempre” e se necessario “fingiti morto”, direi che ha funzionato.

A darmi la piena convinzione delle mie idee è stato il lavoro che mi sono scelta, il dovermi interfacciare con uomini mi ha sempre fatto capire l’abisso che ci divide, l’eterna incompatibilità che ci lega.

Il mio lavoro è sempre stato faticoso per una donna, portare borsoni smisurati tra cavalletti giganti e telecamere a spasso per Roma. Questo però ha allenato animo e corpo perché, anche se la natura ti mette difronte dei limiti a muscolatura, la caparbietà femminile oltrepasserà l’ostacolo con ancor più voglia.

Non capivo che anni di gavetta e vita di strada con colleghi maschi e telecamere sarebbero serviti ad educare il mio Ego.

Anche se il bicipite era quello che era e alla fine di una scalinata lunga il mio fiatone era da reparto di rianimazione, vi giuro che decine di volte sono stata ricercata, scelta e preferita proprio perché donna. Il mio occhio attento, la passione, la dedizione completa e voglia di dimostrare, sono stati ingredienti del mio lavoro che mi hanno sempre gratificata con grandi risultati, fino anche a dover rifiutare contratti per altre esigenze. Si sa noi donne dobbiamo sempre dimostrare di più, proprio per far vedere di esserne all’altezza, triste ma vero. Per assurdo viviamo in una società dove lo stipendio maschile è sempre più alto di quello di una donna. Assurdo.

La certezza della supremazia femminile è sempre passata dalle credenze sbagliate che gli uomini hanno su di noi.

Uno tra questi è il saper guidare meglio: chi di voi non ha un uomo in casa che la disprezza mentre sta al volante? il mio no, non potrebbe mai ma non perché buono ma perché non potrebbe mentire.

Sono figlia di una madre che guida meglio di mio padre e di una nonna novantenne che nella vita ha macinato chilometri e chilometri per l’Italia con la sua “Diana” della Citroen.

Io guidavo i go-kart a 4 anni – ero l’unica donna in pista, devo ammetterlo – battevo tutti e anche crescendo quello era il mio svago preferito ogni volta che con i miei andavo a Roma a trovare i nonni. Un maschio mancato dicevano, invece ho sempre creduto che l’universo maschile fosse sempre stato di libero accesso anche a noi donne, perché se si ha la conoscenza del loro mondo, delle cose che amano, mai nessun uomo potrà credere di saperne di più in quanto uomo. Per lavoro sono andata la domenica all’Olimpico per quattro anni consecutivi, perché curavo tecnicamente una trasmissione legata al calcio: vi assicuro donne che il fuorigioco non lo capite perché non lo volete capire, sennò come diceva Fantozzi

Avrei da descrivere tanti di quei punti sul genere femminile che non potete immaginare, per non toccare argomenti ovvi come gravidanza e parto; ho sempre creduto che se gli uomini dovessero partorire, il futuro dell’umanità sarebbe stato a serio rischio.

Per non parlare poi di quando si diventa mamma, quindi quando all’alta uniforme di wonder woman viene aggiunta la stelletta di madre, diventi di un grado ancora più alto e se sei madre di vari figli, a parte tutta la mia ammirazione, credo che nessun Generale di Corpo di Armata possa eguagliarti. Questo post è nato proprio in un momento in cui mi sono trovata in una situazione surreale, scesa dall’auto, dopo aver preso mia figlia sull’avambraccio sinistro ed aver scoperto proprio grazie all’avambraccio che doveva essere cambiata e pure in fretta prima che tutto strabordasse, in più avere nella mano sinistra il passeggino appena aperto con una mano – grazie alle nuove ingegnerie inglesina – a tracolla la borsa del cambio, in bocca il ciuccio perché aveva sete e nella mano destra stavo avvitando (sempre con una mano) il biberon dell’acqua chiuso male in precedenza che aveva allagato la borsa del passeggino, mentre mia figlia per una sorta di sicurezza si aggrappava con la sua manina a quel ciuffo di capelli che ormai non sentivo più mio. Stavo in una posizione tale che sembrava quella di un volatile che incontra il vetro di un tir in autostrada e mi sono detta tra me e me: quante di noi donne e mamme ci troviamo a fare mille cose insieme, a correre sempre purché tutto funzioni, a rendere noi il tutto funzionante in meccanismi che l’altro genere ignora completamente (mio marito grazie a Dio è una rara eccezione).

Un genere quello maschile che chiama multitasking il dire buongiorno e girare lo zucchero nella tazzina da caffè, e ho detto tutto.

Mi chiedo, perché mai un universo come il nostro, complesso, variegato, dettagliato, immenso, dovrebbe aver bisogno per sentirsi bene, appagate e realizzate di un universo “basic” come quello maschile? Perché? Questo non so dirvelo, me lo chiedo anche io.

Forse nel dettaglio può spiegarvelo meglio una grande comica italiana Geppi Cucciari nel suo spettacolo teatrale “Perfetta” al Brancaccio, andatelo a vedere.

Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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