Le donne sorreggono metà del cielo

Le donne sorreggono metà del cielo

La storia è (anche) delle donne.

E no, quello che state per leggere non è un post “femminista”. Vuole semplicemente accendere i riflettori sul ruolo delle donne nella storia.

Quali sono le donne che hanno fatto la storia?

Nel corso dei secoli sono state tantissime le protagoniste femminili che hanno rivoluzionato il mondo, nel campo della politica, della letteratura, della scienza.

L’elenco sarebbe davvero lungo. Per semplificare farò riferimento ad uno studio della BBC che ne ha individuate 50 tra le più influenti della storia. Su tutte spicca il nome della polacca Marie Curie, prima donna a vincere un premio Nobel per la Fisica.

donne nella storia
Marie Curie, Rosa Parks, Emmeline Pankhurst

Poi ci sono Rosa Parks, l’attivista afro americana per i diritti civili che negli anni ’50 ha sfidato la segregazione razziale; Emmeline Pankhurst, che nel 1903 ha fondato la Women’s Social and Political Union che ha combattuto per il suffragio universale nel Regno Unito. Al quarto posto, Ada Lovelace, la prima persona al mondo ad aver programmato un computer.

Seguono Rosalind Franklin, chimica e fisica britannica e Margaret Thatcher, la prima donna a ricoprire la carica di Primo Ministro in Inghilterra. E ancora Mary Wollstonecraft, autrice di A vindication of the rights of Woman, “manifesto” del primo movimento femminista, l’infermiera inglese Florence Nightingale, la scrittrice Jane Austen, la principessa Diana, Madre Teresa di Calcutta e Cleopatra.

Donne rimaste nell’ombra

Ci sono state e ci sono, però, anche tante donne che hanno giocato o giocano un ruolo fondamentale nella storia, ma che sono rimaste o rimangono nell’ombra a favore di figli, mariti, amanti ed eredi al trono.

Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna

Virginia wolf

La frase viene attribuita alla scrittrice britannica Virginia Wolf, una sorta di rivisitazione in chiave moderna dell’antico detto latino:

Dotata animi mulier virum regit

Detto latino

“Una donna dotata di spirito consiglia il marito”

Dietro alla fama e alla grandezza di molti uomini di successo, spesso, quindi si nascondono donne che sono fonte di ispirazione o hanno donato loro un forte appoggio, aiuto e sostegno.

La città (è) delle donne

E se la storia venisse raccontata proprio attraverso le figure femminili che l’hanno animata? E’ l’obiettivo della manifestazione, di scena nella Capitale, La città (è) delle donne. Un progetto che vuole appunto offrire una nuova narrazione di Roma, quella delle grandi donne che l’hanno abitata e attraversata contribuendo a scrivere pagine importanti dell’epopea della città eterna.

La città (è) delle donne è un progetto promosso da Oltre le parole onlus-Teatro Civile Dire Fare Cambiare, realizzato con il contributo della Regione Lazio nell’ambito del progetto Si ripArte*.

Nell’ambito dell’iniziativa la giornalista Angela Iantosca ha condotto un incontro speciale con la pluripremiata scrittrice Dacia Maraini, dal titolo “Roma, città delle donne”.

L’intervista ad Angela Iantosca

Se fosse una donna, Roma che donna sarebbe?

Roma non può essere una sola donna. Nasconde in sé molteplici volti che convivono, si abbracciano, si scontrano, si oppongono, di amalgamano. Sono visibili a chi li vuole vedere, ma sanno anche camuffarsi dietro un sorriso. E allora direi che Roma è autentica come Anna Magnani, materna come la Montessori, libertina come Paolina Borghese, intoccabile come le Vestali nel Foro Romano, impavida come Afrania, la prima donna avvocato che osò parlare nel foro Romano, decadente, ripiegata su se stessa e perduta come le donne della Grande Bellezza di Sorrentino. 

Imperatrici, sante, attrici, donne leggendarie. Roma è legata a figure storiche femminili di grande rilievo. Quale quella che apprezzi di più e perché?

Sono laureata in Storia Romana e ho una passione viscerale per questa città, che non è la mia, ma nella quale ho deciso di vivere da circa quindici anni. Non c’è una sola donna che ho amato e che ammiro.

Ogni donna ha in sé delle caratteristiche, delle qualità, dei meriti che hanno permesso di arrivare dove siamo. Cornelia, la madre dei Gracchi, incarna la donna di cultura che rifiutò addirittura il secondo matrimonio per dedicarsi completamente all’educazione dei figli.

Se devo sceglierne una, mi ha particolarmente colpita – in modo particolare nel monologo dello spettacolo Roma singolare femminile scritto da Pascal La Delfa – Afrania, la prima donna che osò prendere la parola nel Foro Romano, esercitando un diritto che non era negato esplicitamente e che, all’indomani della sua arringa, fu perduto dalle donne.

Una donna forte, coraggiosa, senza paura, in un’epoca in cui i diritti di cui godiamo non erano acquisiti. Amo molto le donne come lei o come fu Ipazia di Alessandria D’Egitto, metropoli dell’Impero Romano d’Oriente.

Lei fu astronoma, filosofa e matematica. Espresse le proprie idee, studiò, scrisse, probabilmente concepì anche alcuni strumenti scientifici, come l’astrolabio e l’idroscopio, che vennero poi perfezionati dai suoi allievi, ma di lei furono cancellate le tracce, perché pagana: prima fu uccisa e poi bruciata perché non rimanesse traccia dell’omicidio… 

Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Quale grande donna dietro a un grande uomo storico legato a Roma ti colpisce e perché? 

Mi ha sempre affascinato e incuriosito la figura di Elena, la mamma dell’imperatore Costantino, per la sua storia personale, per la scelta di abbracciare il Cristianesimo, per la sua devozione, per le sue origini, il mancato matrimonio, la ‘perdita’ del compagno da cui aveva avuto il futuro imperatore, per le leggende che hanno arricchito la sua biografia poco chiara e conosciuta, per quella probabile scoperta, a lei attribuita, del patibolo sul quale morì Gesù durante il suo pellegrinaggio in Palestina. 

“L’emancipazione femminile fa bene a tutti, alle donne ma anche agli uomini”

Dacia Maraini
Le donne oggi: quanto e perché ha ancora senso parlare di pari opportunità?

Ha senso parlarne, purtroppo, perché le pari opportunità non esistono. E quello che sto per fare non è un discorso femminista, ma un discorso che si fonda su dati oggettivi. Basta guardare al mondo del lavoro in genere nel quale ancora si riscontra un forte maschilismo, una diversa retribuzione, una maggiore difficoltà nell’emergere, la necessità di difendersi continuamente da attacchi e tentativi di approcci.

Ha senso parlarne finché si concede spazio alle battute a sfondo sessuale, finché sarà naturale attribuire a favori maschili la presenza di donne in determinati contesti, finché si tenterà di scoprire quali appoggi ha una donna per essere arrivata a sedere su una poltrona importante.

Finché si senterà la necessità di avere delle quote rosa per garantire la presenza di un certo numero di donne (come se fossimo una specie da tutelare), finché si dovrà ostinatamente declinare al femminile un sostantivo per ribadire che esistiamo anche noi, finché nei contratti compariranno delle clausole di licenziamento in caso di maternità…

Finché dei giornali useranno la parola ‘vizietto’ per indicare una violenza sessuale compiuta su una donna da un uomo avvezzo a queste azioni abominevoli… Ha senso parlarne finché i giornali useranno titoli con impronta sessista per offendere delle donne… 

Spesso le donne sono accusate di non far gruppo… cosa pensi a proposito?

Penso che le donne insieme possono spostare montagne. Ma credo che dovremmo credere di più in noi stesse e in Noi come gruppo unito e coeso. Ma non contro gli uomini. Semplicemente per le donne. Non credo nella divisione, ma sono profondamente convinta delle diversità che esiste tra maschi e femmine. Una diversità che trovo sana e che non deve essere eliminata.

La diversità è ricchezza e come tale deve essere trattata. Sarebbe sbagliato provare a cancellare le differenze. Ciò che dobbiamo fare è rispettarci nella nostra diversità e unirci: perché dall’unione delle diversità non può che venire un arricchimento per tutti.

Spesso vedo donne contrapposte o sento donne che parlano male delle donne. Dovremmo superare tutto questo. Proviamo a guardare alle altre non come delle possibili nemiche, ma come alleate straordinarie grazie alle quali e con le quali migliorare le condizioni di vita di tutte e tutti. Donne migliori, serene e coese saranno in grado di mettere al mondo persone più serene, migliori e coese. 

“Ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee”

Dacia Maraini

Perché le donne, piaccia o meno, sorreggono la metà del cielo. “Women Hold Up Half The Sky” (Mao Tse Tung, 1968). E brillano.

Certe donne brillano – Luciano Ligabue

*Si ripArte, ci racconta Pascal La Delfa, si dipana in varie declinazioni, tutte centrate sul rapporto tra l’Arte e il Sociale, nella convinzione che l’arte, nelle sue svariate accezioni, non sia solo estetica ma anche uno strumento utile per trasformare i momenti più difficili delle persone, sublimandoli appunto tramite il coinvolgimento artistico in prima persona. Il progetto nasce dunque con il doppio obiettivo di dare sia un buon auspicio al mondo artistico, sia di dare una attenzione ai soggetti più svantaggiati o a tematiche, come quelle dell’universo femminile, a volte affrontate con superficialità e retorica.

Roma: Singolare, femminile di Pascal La Delfa

Il progetto si dipana in 4 interventi: oltre a “La città (è) delle donne”, lo spettacolo “Roma: singolare, femminile” ospitato alla Casa del cinema di Roma, il “premio Giulietta Masina”, consegnato personalmente dall’erede della grande artista a una donna del mondo dello spettacolo che si sia distinta per il suo impegno nel sociale oltre che per l’attività artistica. “Sì ripArte” continua con un laboratorio teatrale per gli anziani fino a ottobre, e con un corso di formazione per Operatori di Teatro Sociale, gratuito e aperto ad allievi di tutte le province del Lazio.
Ulteriori dettagli sul sito www.teatrocivile.it o scrivendo a segreteria@teatrocivile.it

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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