La mossa di Tetsuya per abbattere i muri dell’indifferenza

La mossa di Tetsuya per abbattere i muri dell’indifferenza

Possiamo essere tutti il supereroe di noi stessi e degli altri, soprattutto per coloro i quali non godono delle nostre stesse possibilità.

Andrea Iacomini, Portavoce di Unicef Italia, fin da piccolo aveva scelto di perseguire questo obiettivo, prendendo come esempio la mossa di Tetsuya, il temerario pilota del robot Mazinga.

È forse questo uno degli insegnamenti che Andrea vuole lasciarci con il monologo “La mossa di Tetsuya” che è andato in scena lo scorso 19 settembre al Teatro di Ostia Antica.

Scrivo questo post di getto, piena di emozione, ma anche di dubbi sulla mia capacità di saper esprimere esattamente quello che percepito seguendo quello che semplicisticamente dovrei definire spettacolo, ma che so non è così.

Il pensiero, le azioni e questa opera sono rivolti in special modo ai bambini, quelli incontrati, quelli salvati grazie alla costante e lunghissima attività di Unicef Italia.

Iacomini, con una innata capacità di far rivivere quello che per lui e tutti i componenti dell’organizzazione umanitaria è un lavoro, ci spiega che non si può prescindere da una certa emotività, dall’etica e da un confronto costante con la propria moralità.

Per Iacomini c’era l’esigenza di raccontare storie di cui nessuno parla e la convinzione che i tempi fossero maturi perchè queste potessero essere ascoltate da un pubblico più ampio, ma un pubblico attento perché la forma teatrale non è così fruibile “dalla massa”.

Fulcro di ogni storia, che passa dai viaggi, dagli incontri con gli immigrati, agli affollatissimi campi profughi e i viaggi sui “barconi”, è che “ognuno ha diritto di cercare la vita”, una vita da considerare migliore. Ma nelle stesse storie non possiamo non sentire quella sofferenza di dover lasciare la propria terra natia, sapendo che non è adeguata alla propria esistenza.

Tra i racconti alcuni intermezzi musicali di Daniele Bonaviri (chitarra), Monica De Luca (Chitarra) e Valerio Perla (Percussione), Carlotta Dalia (chitarrista classica), Giuseppe Gibboni giovanissimo virtuoso del violino, vincitore del programma di Raiuno “Prodigi – La musica è vita”; del coro dei giovani di Europa Incanto che hanno eseguito “Ahimsa” degli U2, canzone inno contro la violenza sui bambini e “Costume da Torero” di Brunori Sas; e una performance di danza Giulia Perrera.

Sicuramente lo scopo del monologo non è intrattenere, nonostante la vena ironica che Andrea riesce a inserire quando ci racconta delle sue conversazioni con i bambini giordani, curdi, siriani, yemeniti e iracheni.

L’autore si augura che tutti dopo l’ascolto del monologo approfondiscano sugli eventi storici e sulle informazioni ricevute, per capire di più. Andrea conclude lo spettacolo spiegandoci una parola: il dono. La vita sarebbe una “vita migliore” se fosse percepita come un continuo scambio di doni. E donare ci fa splendere!

Angela Tassone

Esperta di Comunicazione e Marketing. Componente della FERPI - Federazione delle Relazioni Pubbliche italiana. Socievole e inconsapevole accentratrice, cerca di indirizzare al meglio le proprie energie. E anche se ha imparato che nella vita le cose non si possono mai considerare definitive, il suo amore per la scrittura e i media non passerà mai.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *