La stagione dell’orrore

La stagione dell’orrore

Io sogno sempre di aprire armadio e frigorifero e di trovare quello che desidero, anche se non ce l’ho messo io. Ora, se quella con il frigo è una questione calda tutto l’anno, la mia battaglia con l’armadio si acuisce in certi periodi. Tipo questo. Apro le ante e il blazer che mi farebbe comodo non c’è e non basta fissare le grucce per farlo materializzare. Non ho niente contro le mezze stagioni, anzi mi dispiace per questa poca dignità che riconosciamo loro. Ma quello che vedo in giro mi inquieta, quasi quanto quello che vedo allo specchio. L’autunno è la stagione dell’orrore, almeno negli armadi di molti di noi.

La fase di passaggio ci costringe a vestirci un po’ a sentimento, a istinto ovvero a ca**o di cane (Boris, my love!). Il risultato è un carnevale indecente, per niente divertente anche se quest’anno le maschere ce le abbiamo tutti. C’è in giro gente con i sandali e il piumino accanto a gente in canotta e stivaletto rivestito di pelo. La mattina non siamo lucidi, siamo confusi e codardi. E quando ci vestiamo non abbiamo il coraggio di prendere una decisione che sia una: affrontare la giornata da abitante delle isole Faroer o da indigeno delle Seychelle. Il risultato è un’indiscriminata sovrapposizione di indumenti  con cui ci illudiamo di poter affrontare tutti gli sbalzi di temperatura della giornata e ce ne freghiamo che là fuori, in piena Fashion Week, sono tutti Enzo Miccio.

Che poi, alla fine, in questa pletora di “malivistuti” (trad. “abbigliati con dubbio gusto”), si possono definire delle categorie. Ci sono i nostalgici, quelli con le summer vibes ancora palpitanti, con ancora il profumo di cocco e karitè sulla pelle e l’abbronzatura di Luigi Di Maio all’incontro con Wang Yi. Loro faranno il cambio stagione a Novembre, fino ad allora ciabattine e vestitini frou frou da vacanze a Capri. Poi ci sono i cauti, o forse incerti o forse del Pd. Li salvano i jeans, un evergreen, indumento rassicurante e inattaccabile. Sneakers, calzatura comoda e inattaccabile. Probabilmente giacca di pelle, capospalla comodo e inattaccabile. Ok, allora forse non sono del Pd. Infine i precipitosi, proiettati al futuro, incapaci di godersi il presente e sprovvisti di blazer come me ma meno diplomatici di me. Per loro è tempo di collant nero e 100 grammi di cui si spoglieranno il primo maggio.

E io? Io non amo le mezze stagioni, ma sto nella categoria di mezzo. Prendo coscienza della fine dell’estate quando inizio ad avvertire l’impatto con la tavoletta del water la mattina presto. E’ la prima cosa che si raffredda in una casa, fateci caso. E riconosco che l’inverno è vicino perché il naso ha la temperatura di un Fior di Fragola Algida. Nel frattempo però continuerò a bramare capi che non ho, vestirmi a cipolla e finalmente chiudere il frigorifero, pardon, l’armadio.

Ivana Figuccio

Sono Ivana, trentabbé anni, siciliana nell'anima e a tavola ma ormai da qualche anno a Milano per amore...del giornalismo. Mangio, bevo e scrivo: spesso simultaneamente. Ma lo faccio anche per lavoro, sia chiaro. Il food&wine è infatti uno dei settori che più si addice alla mia penna e la mia bilancia lo sa bene. Odio correre ma amo guardare gli altri che lo fanno. Non pratico yoga e nemmeno lo yogurt. Lo sport nella mia vita c'è solo per alleggerire i sensi di colpa per i miei peccati di gola. Confesso il mio smodato amore per il cioccolato ma non mi pento. Da buona sicula adoro il mare e il vento di Scirocco. Ma non chiedetemi qual è casa, perché nel mio cuore c'è posto per la sabbia e per la nebbia.

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