Il transito intestinale è un fatto di genere

Il transito intestinale è un fatto di genere

Stiamo sempre ad arrovellarci su cosa ci renda diversi, uomini e donne. Secondo me solo due cose importanti ci fanno camminare su rette parallele. Una è l’amicizia: il modo in cui la viviamo o la mettiamo in discussione, le aspettative e la reazione quando queste sono deluse,  e qualcos’altro ma non è adesso che ne parlerò. Perché ora mi preme parlare dell’altra cosa che divide noi, donne dududu dadada, da loro, i maschi disegnati sui metró. La vera differenza tra uomini e donne è nel transito intestinale.

Premetto che nella lista delle cose fondamentali della vita la regolarità intestinale per me è in cima e stacca la seconda voce di parecchio e la seconda voce è mangiare, perciò ho detto tutto. È che proprio mi condiziona l’umore, la giornata, l’esistenza. Forse perché sono stata una bambina e un’adolescente stitica e so quanto si soffre a non avere dalla tua parte l’intestino, a lottare contro gonfiori antiestetici e dolorosi. Ma oggi sono una donna libera da stipsi, regolare. Sono l’invidia di alcune mie amiche e la stupefacente anomalia per alcuni miei amici maschi convinti che la stitichezza sia prerogativa femminile, tipo i fianchi larghi e la pelle a buccia d’arancia.

Ci sono, tuttavia, delle situazioni che hanno messo – e talvolta ancora mettono – a repentaglio la mia regolarità: viaggiare, la presenza di persone nella stanza attigua al bagno, un uomo sotto lo stesso tetto.

Sulla prima ho trovato il mio equilibrio, nessun bagno di nessuna camera di albergo/b&b/ostello mi è più ostile o estraneo, ma diventa come quello di casa mia. Uniche e semplici condizioni: devo avere tempo e non deve esserci  troppo silenzio. Mi aggancio così subito al secondo punto: persone nell’ambiente contiguo. Il mio intestino è certo che stiano a origliare, che drizzino le orecchie e allora sono costretta a chiedere loro di distrarsi facendo qualcosa, tipo ascoltare musica Techno a volume sostenuto. Oppure magari guardare la tv.

Una volta a Berlino la mia compagna di viaggio si è sciroppata un avvincente dibattito di economia su un canale tedesco. Quando sono uscita dal bagno sapeva disquisire dei 30 titoli che compongono l’indice DAX della Frankfurter Wertpapierbörse. Lei è una di quelle mie amiche che hanno fatto della costipazione da viaggio un valore. Cosa del tutto estranea invece agli uomini con cui ho viaggiato. Per loro ogni momento è quello giusto, ogni bagno è confortevole. La toilette dell’aeroporto, la turca della stazione, il cespuglio nel bosco? Come a casa. Silenzio, rave party, guardoni? Non li scoraggia niente. Io un uomo stitico ancora non l’ho conosciuto.

Parlando dell’altro sesso, giungo alla terza situazione che può inibirmi: un uomo in casa. Non mio fratello, non mio padre né un amico ma uno con cui magari mi frequento da poco. Uno che non mi conosce ancora bene e mi vede come un essere attraente e al tempo stesso delicato. Per questo io in sua presenza non posso farlo, espletare certi bisogni fisiologici e rivelargli che anche io ho una normale peristalsi no, non sta bene, dai. Ci penserò quando va via, spero prima possibile.

 D’altra parte non c’è l’amore in cima alla lista delle mie priorità.

Ivana Figuccio

Sono Ivana, trentabbé anni, siciliana nell'anima e a tavola ma ormai da qualche anno a Milano per amore...del giornalismo. Mangio, bevo e scrivo: spesso simultaneamente. Ma lo faccio anche per lavoro, sia chiaro. Il food&wine è infatti uno dei settori che più si addice alla mia penna e la mia bilancia lo sa bene. Odio correre ma amo guardare gli altri che lo fanno. Non pratico yoga e nemmeno lo yogurt. Lo sport nella mia vita c'è solo per alleggerire i sensi di colpa per i miei peccati di gola. Confesso il mio smodato amore per il cioccolato ma non mi pento. Da buona sicula adoro il mare e il vento di Scirocco. Ma non chiedetemi qual è casa, perché nel mio cuore c'è posto per la sabbia e per la nebbia.

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