La famiglia è per tutti. E se lo dice il Papa…

La famiglia è per tutti. E se lo dice il Papa…

Che questo Papa avrebbe rotto gli argini l’ho percepito sin dal primo momento. Ero lì, quella sera del 13 marzo del 2013, in piazza San Pietro, a documentare da giornalista un evento storico.

Da sinistra Emanuela Impieri ed Elisabetta Mazzeo in piazza San Pietro il 13 marzo 2013

Ricordo l’emozione, la folle corsa lungo via della Conciliazione insieme al mio operatore di ripresa (la collega e amica Emanuela Impieri), la trepidante attesa e poi quell’annuncio.

Ero convinta che sarebbe stato il Pontefice della svolta. Si respirava nell’aria. I tempi erano maturi.

Papa Bergoglio, sin dai primi giorni, ha prospettato una nuova visione della fede: un dialogo “effettivo ed affettivo” dentro e fuori la Chiesa, la misericordia come tratto fondamentale di Dio e la “custodia” come stile evangelico proposto a tutti.

Papa Francesco

Un uomo di gesti, più che di parole. Semplice, umile, empatico.

Mentre vi scrivo ho in mente la sua immagine mentre percorre una solitaria via del Corso, come un uomo qualunque. Un uomo del popolo, per il popolo, abituato alle cose semplici, vicino al sentire della gente e alla vita quotidiana.

Così quando ho letto della sua “storica apertura alle unioni civili tra gli omosessuali” ho subito pensato: chi se non lui?

Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo

Papa Francesco

Parole che squarciano il muro del pregiudizio e dell’omertà e che risuonano forti e chiare nel documentario ‘Francesco’, del regista Evgeny Afineevsky, presentato alla Festa di Roma.

“Quando ho incontrato Papa Francesco mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo. Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa ti ama”, racconta Juan Carlos Cruz, vittima e attivista cileno contro gli abusi sessuali.

La pellicola cita un episodio realmente accaduto: una telefonata di Bergoglio ad Andrea e Dario, una coppia gay con tre figli piccoli, che avevano scritto al Pontefice per raccontare il proprio disagio a portare i bambini in parrocchia per i pregiudizi degli altri cattolici. “Vada dal parroco e gli esponga tutto con semplicità, vedrà che troverà accoglienza per i suoi figli” rispose Francesco.

Un segnale forte di discontinuità con il passato, quello del Papa argentino. In controtendenza rispetto alla dottrina dei “principi non negoziabili” del suo predecessore Ratzinger, che considerava il matrimonio fra un uomo e una donna l’unica forma di unione riconosciuta dalle leggi civili.

Chi sono io per giudicare un gay?

Papa Francesco

Le testimonianze

Una conquista, mi racconta Andrea.

Io vengo da una famiglia cristiana, una mamma che insegna religione e un altro fratello gay. Abbiamo vissuto pienamente l’oppressione che c’era prima da parte della Chiesa nei confronti delle unioni civili e degli omosessuali in generale. Finalmente ce l’abbiamo fatta! Anche se ad oggi rimane, in alcuni di noi, un velo di diffidenza verso questa apertura.

Attenzione: le dichiarazioni di Papa Bergoglio non devono far pensare ad un cambiamento di dottrina all’interno della Chiesa cattolica. Qui non si parla di “nozze” ma di “unioni civili”, ossia del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali da parte degli Stati. Una tutela legale, quindi. Su questo bisogna essere chiari per non cadere nella retorica e nel titolo ad effetto.

La sue parole sono lì. Come monito a tutti i governi. Ma il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un’altra storia.

Unbuon compromesso

Cito, per intenderci, le dichiarazioni del gesuita Juan Carlos Scannone, già professore di Bergoglio e pubblicamente riconosciuto quale “teologo del Papa” (deceduto il 28 novembre 2019), nel commentare l’approvazione delle unioni civili da parte di Bergoglio ai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires: “Credo che Jorge intendesse davvero dare diritti alle coppie omosessuali, era la sua idea. Ma non era favorevole al matrimonio poiché è un sacramento”.

“Sono parole positive dette da un Papa rivoluzionario sotto tutti i punti di vista”, commenta a caldo E. Un uomo che ha infranto tantissimi tabù. Spero che essendo un’Istituzione per miliardi di persone in tutto il mondo, possa portare la gente ad aprire le proprie menti, a riflettere su questo tema delle famiglie composte da persone dello stesso sesso. Papa Francesco può essere quasi definito “un’influencer dei giorni nostri”.

In questo senso il suo messaggio assume ancora più importanza perché ci sono tantissimi giovani che ancora oggi pensano che l’omosessualità sia una cosa contro la religione oltre che contro natura. Se il capo della Chiesa Cattolica afferma una cosa del genere tante persone saranno invitate a riflettere, spero, su quello che pensano e dicono al riguardo.

Un’altra cosa positiva è il riferimento alla situazione mondiale. Perché se in Italia qualche passo è stato compiuto e le unioni civili sono state già riconosciute (legge 20 maggio 2016 n. 76), ci sono tanti altri Paesi del mondo dove pregiudizi, violenze e disuguaglianze rendono l’omosessualità un diritto continuamente calpestato. Ci sono tra l’altro omosessuali che sono molto cattolici e che per anni si sono sentiti esclusi e non riconosciuti dalla loro comunità e quindi per loro, in particolare, questa apertura è molto importante. L’orientamento sessuale, ricordiamolo, non c’entra niente con la fede. Sentire che il Papa apre loro le porte e gli dice: “Dio vi ama, vi riconosce e avete tutto il diritto di essere tutelati dalla legge come coppie che si amano”, questo è molto molto importante.

Il Papa in fondo ha semplicemente ricordato quello che dovrebbe essere ovvio, e cioè che: tutti hanno diritto ad essere accolti e tutelati.

Per una volta proviamo a non essere pro o contro. Semplicemente ascoltiamo, riflettiamo e apriamo il nostro cuore. Lì troveremo le risposte. Ognuno con la propria fede, con le proprie convinzioni e soprattutto con l’accettazione dell’altro.

Le strade dell’amore sono infinite. E la famiglia è un diritto di tutti.

Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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