Il Covid-19 e l’inquinamento da rifiuti

Il Covid-19 e l’inquinamento da rifiuti

Oggi per la prima volta anche io voglio scrivere del virus che ha profondamente cambiato le nostre vite negli ultimi mesi. Affronterò l’argomento Covid-19 in stile green-tosa ovviamente, analizzandone gli aspetti più “ambientali”, come ad esempio l’inquinamento da rifiuti che la pandemia sta producendo.

L’idea di questo articolo prende spunto ancora una volta dalla mia vita personale. Da una settimana infatti sono chiusa in casa in isolamento, in quanto risultata positiva al Coronavirus. I miei sintomi per fortuna sono quelli di un’influenza (ad eccezione per una dolorosissima lombalgia) e ringraziando la Vita sto abbastanza bene.

Fatta questa premessa, ribadendo che la salute è davvero la priorità, all’inizio della quarantena mi sono immediatamente scontrata con una questione ambientale a me molto cara: l’inquinamento da rifiuti.  Quando mi hanno comunicato la positività del tampone molecolare infatti mi hanno inviato via e-mail diverse indicazioni di comportamento, tra cui anche le linee guida per il corretto smaltimento dei rifiuti domestici. E per me è stato uno shock!

COME RACCOGLIERE I RIFIUTI DOMESTICI CON IL COVID

Secondo il Ministero della Salute se si è positivi o in quarantena obbligatoria bisogna sospendere immediatamente la raccolta differenziata.

Chi è in isolamento domiciliare perché risultato positivo al Covid-19 non deve più differenziare i propri rifiuti, che vanno TUTTI gettati in un unico sacchetto destinato alla raccolta indifferenziata. Tale busta va a sua volta chiusa attentamente in altri due o tre sacchetti resistenti, utilizzando dei guanti, che poi andranno gettati nella nuova busta dell’immondizia indifferenziata. Alla fine dell’operazione bisogna ovviamente lavarsi accuratamente le mani e bisogna prestare attenzione affinché gli animali domestici non accedano nel locale in cui sono presenti i sacchetti.

Indicazione smaltimento rifiuti domestici dell’Istituto Superiore di Sanità

Potete ben immaginare la mia reazione. “Cooosaaaaa????? No no no, non lo farò mai!” seguito da sbattimenti di piedi per terra e scenate napoletane. Ovviamente sto esagerando, ma sapendo quanto per me sia caro il tema dell’inquinamento, capirete quanto sia dura venir meno a quella che considero l’azione base per uno stile di vita sostenibile. Ovviamente la priorità è la salute e la non diffusione del virus, quindi sto rispettando le regole, ma che si sappia che la mia parte ambientalista sta molto soffrendo!

LA NUOVA FRONTIERA DELL’INQUINAMENTO

Mascherine e guanti monouso rappresentano la nuova frontiera dell’inquinamento, con effetti allarmanti sia sull’ambiente sia sulla salute.

L’impossibilità di fare una corretta raccolta differenziata durante la quarantena per migliaia di persone in tutto il mondo per periodi prolungati, aumenterà notevolmente il problema dell’inquinamento da rifiuti. Problema che si aggrava in generale per l’aumento esponenziale su scala mondiale dei rifiuti sanitari e dei dispositivi di protezione.

In relazione a questi la faccenda è anche più grave.  I cosiddetti DPI (dispositivi di protezione individuale) infatti vengono mescolati con gli altri rifiuti domestici e smaltiti normalmente. Questo è un grave problema, perché dovrebbero essere trattati come rifiuti pericolosi e smaltiti separatamente. Inoltre dovrebbero essere raccolti da operatori municipali specializzati o operatori di gestione dei rifiuti (UN Environment Programme, 2020). Le stesse Nazioni Unite hanno esortato i governi a trattare la gestione dei PPE come servizio pubblico urgente ed essenziale per ridurre al minimo le possibili conseguenze sanitarie e ambientali (ACRplus, 2020). Tutto questo però non mi sembra stia avvenendo.

Come se non bastasse alla problematica relativa alla salute si aggiunge quella relativa all’inquinamento ambientale.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology, dall’inizio della pandemia sono stati gettati via 194 miliardi di dispositivi di protezione individuale al mese: 129 miliardi di mascherine e 65 miliardi di guanti.

Un’allarmante quantità di questi DPI sono inoltre i rifiuti più abbandonati per strada, nei parchi, nelle spiagge e nei nostri mari degli ultimi mesi, con conseguenze sull’ambiente già devastanti.

Questi dispositivi sono fatti di strati sottili di plastica e impiegano fino a 450 anni per decomporsi.  Per non parlare di quelli che finiscono in mare, mettendo a repentaglio la salute delle specie marine.

SOLUZIONI

Insomma il problema dei rifiuti legati al Covid-19 è grave, sia per la salute pubblica, trattandosi di rifiuti che possono veicolare il virus, sia per l’inquinamento ambientale.

La questione è delicata e non facile da gestire, ma possiamo almeno provare ad attuare piccoli accorgimenti.

In primis la cosa fondamentale da NON fare è ovviamente quella di buttare per terra (o peggio ancora in mare) mascherine e guanti. Mi sembra ovvio, ma evidentemente non lo è per tutt* e magari ripetere il concetto può aiutare.

Un’altra soluzione che possiamo attuare è ancora una volta l’eliminazione dell’usa e getta. Ricorrere a mascherine di stoffa lavabili e riutilizzabili potrebbe infatti ridurre notevolmente l’impatto sull’ambiente. Si possono scegliere mascherine in cotone o meglio ancora in tessuti in fibre naturali, come ad esempio la canapa.

Per arginare il problema della raccolta indifferenziata in quarantena e in generale nella nostra quotidianità il nostro obiettivo e il nostro mantra per una vita più sostenibile deve essere solo uno:

RIDURRE IL Più POSSIBILE I RIFIUTI CHE PRODUCIAMO!”

Non ci sono altre soluzioni e allora diamoci da fare!

Eloisa Dal Piai

Ciao a tutt* io sono Eloisa, Green-tosa in questo blog e nella vita. Sono nata e cresciuta a Padova, ma romana di adozione e di cuore. Vivo a Roma dal 2011 e amo questa città follemente, nonostante tutte le sue criticità. Ma io adoro mettere ordine nel caos e forse per questo anche amo vivere qui, tra storia antica, bellezza architettonica, traffico, buche, parchi immensi, caciara e il mare a 2 passi. Lavorativamente ho fatto di tutto: animatrice, babysitter, barista, assistente alla regia e insegnante di teatro, speaker giornalistica, redattrice e conduttrice radiofonica. Lavoravo nel mondo dello spettacolo, ma ho capito che non faceva per me. Sono troppo vera e genuina per quell'ambiente. E così, come faccio spesso, ho invertito la direzione della mia vita e ho cambiato strada. Perché finalmente ho capito cosa voglio: voglio alzare la voce, lottare per ciò in cui credo, fare la differenza e portare ben-essere nel mondo. Il tutto con il sorriso e tanto entusiasmo. Sono un'attivista, ambientalista e femminista, faccio volontariato e lavoro nel campo del sociale. Amo mangiare, stare in mezzo alla natura, ridere, leggere e continuare a studiare e scoprire sempre cose nuove. Vivo a colori! Il mio scopo nella vita: essere felice e portare felicità!

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