Il calcio continua a giocare

Il calcio continua a giocare

C’erano una volta un campo di calcio, i giocatori, i farmacologi e poi… anfetamine, micoren, cortisone, epo, steroidi, anabolizzanti, testosterone e cocaina. Farmaci e sostanze dopanti. Infiltrazioni, pillole e flebo. Oggi, campo, calciatori e medici sono ancora presenti all’appello. E il doping? Attualmente l’emergenza è rappresentata da mascherine, tamponi, quarantene, stop e ricorsi. La palla è andata avanti e seguita a rotolare, il calcio continua a giocare.

È questo il doping del campione vero: la voglia di giocare

Spike Lee

Nel 2000 l’ex calciatore Carlo Petrini pubblica Nel fango del Dio Pallone.

Nel libro Petrini in particolare denuncia la pratica del doping, che già negli anni sessanta/settanta era dilagante. Descrive come lui stesso abbia fatto uso più volte di alcune sostanze, con la complicità dei medici sportivi. Convulsioni, bava alla bocca, sensazioni di alzarsi al di sopra del campo. Una coraggiosa auto-confessione.

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Carlo Petrini è morto il 16 aprile del 2012, all’età di 64 anni, per un tumore al cervello che lui stesso imputava all’uso di tutto quello che aveva preso negli anni da calciatore.

Nell’ultimo periodo della sua vita Petrini si era mostrato preoccupato sul dilagare delle pratiche dopanti tra i giovanissimi. Affermava infatti: Una recente indagine ha dimostrato che un adolescente su tre è disposto a fare uso di sostanze illecite pur di raggiungere il successo nel mondo del calcio. La cosa ancora più inquietante è che il 10% di loro si dichiara ‘pronto a morire per uso di questo sostanze’, pur di assomigliare al proprio idolo sportivo.

Adolescenti pronti a morire.

Nel 1998 Zdeněk Zeman aveva già nominato le farmacie nel calcio e nell’intervista a l’Espresso era andato giù pesante, parlando di pillole magiche. Aveva accusato, facendo anche nomi e cognomi, e nel suo mirino era finita pure la Federcalcio accusata di non vigilare e di trascurare il problema doping.

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Negli anni seguenti, nel tam-tam mediatico, tra accuse, smentite e autodenunce si familiarizza con termini e sostanze come creatina, samyr, esafosfina e neoton che venivano somministrate attraverso flebo e iniezioni endovena. E ancora il salbutamolo e il formoterolo che potevano aumentare la concentrazione degli zuccheri nel sangue e la pressione sanguigna.

Processi avviati e iter lunghissimi che hanno portato alla prescrizione dei termini e un tana libera tutti.

Da qualche tempo del fenomeno doping non si ha eco e sembra essere sotto controllo. E’ davvero così?

Francesca Turco. Giornalista. Si è occupata approfonditamente del problema delle sostanze dopanti nel calcio.

La mano sul fuoco non posso metterla ovviamente, però attualmente non vedo situazioni che mi fanno insospettire. L’antidoping ha fatto dei grandi passi avanti. E’ vero che devi sapere cosa andare a cercare nelle analisi, però tutti sono molto più attenti. A partire proprio dai giocatori.

Come racconta Francesca Turco ogni cosa che è accaduta in passato è servita quantomeno a sensibilizzare l’ambiente nelle sue componenti.

In Italia ci sono molti più controlli. Si è attivata la lotta al Dark web, lì dove possono trovarsi facilmente integratori &co.

Oggi nessuno assume niente, se non conosce esattamente di cosa si tratta e quali conseguenze reali può portare. E non si parla di ripercussioni solo sul piano disciplinare e delle regole ma anche di quelle fisiche.

I farmacologi presenti nelle squadre di calcio, i non ricordo pronunciati nelle udienze dai calciatori sembrano ombre lontane.

Se c’è stato un effetto positivo di quel periodo è che il processo mediatico e morale, che ne è scaturito, è servito a far nascere la consapevolezza sullo stare bene o male.

Eppure ancora oggi si guarda con sospetto alle squadre che corrono molto. Retaggi e diffidenze di anni di inchieste e processi.

Il binomio squadra che corre uguale doping è un falso storico. Ricordiamoci che il coperchio su squadre e giocatori dopati è stato sollevato da Zeman. E’ risaputo che le sue squadre siano quelle che corrono di più. Partendo dal presupposto che con l’allenatore boemo certamente non circolano sostanze illecite, allora guardare con sospetto chi corre non ha significato.

Per quello che vedo oggi posso affermare serenamente che conta la preparazione e l’organizzazione di gioco, per arrivare prima sulla palla e faticare meno.

Il calcio oggi ha altri problemi, quelli legati al covid-19.

I protocolli sono serviti a far ripartire i campionati. Un riavvio necessario per tanti motivi. Perché il calcio è una voce importante del PIL e anche perché è stato utile a tranquillizzare gli animi degli italiani. Continua però a ronzarmi in testa un dubbio: oggi fai il tampone e sei negativo ma domani potresti essere positivo e non saperlo e contagiare forse qualcuno… Evidentemente questo è quello che si può fare.

Ci si può drogare di cose buone e una di queste è certamente lo sport

Alex Zanardi

Chi si occupa di doping e calcio da anni è il Prof. Giuseppe Capua.

Presidente della Commissione Antidoping della FIGC. E’ colui che pianifica, controlla e organizza le procedure antidoping in collaborazione con Nado Italia, l’Organizzazione Nazionale Antidoping, l’organismo indipendente di riferimento della WADA.

Non si sente parlare di doping oggi perché gli atleti sono maggiormente informati e attenti. Sanno che oltre ad essere una pratica contro le regole e quindi con sanzioni importanti è anche dannosa per la salute. Oggi sono tutti consapevoli che si rischia la carriera e forse qualcosa di più essenziale.

D’altronde l’art 2 delle norme sportive antidoping è chiaro quando parla della responsabilità dell’atleta. E’ lui che ha l’obbligo di accertarsi personalmente di non assumere alcuna sostanza vietata poiché sarà ritenuto responsabile, per il solo rinvenimento nei propri campioni biologici della sostanza, metabolita o marker. Ai fini dell’accertamento della violazione non è necessario dimostrare il dolo, la colpa, la negligenza o l’uso consapevole.

E’ un’implicazione totale per proteggere la regolarità della competizione ma anche la vita degli sportivi.

L’obiettivo principale delle Organizzazioni federali è la tutela della salute. Siamo sempre in allerta e coscienti della situazione.

Prima c’era più superficialità e ignoranza e certe cose venivano da fuori. Adesso tutte le parti coinvolte sono informate e i giocatori in particolare sono molto attenti a cosa ingeriscono.

Un lavoro attento e scrupoloso, quello del Dott. Capua e della Commissione. Per evitare illeciti ma a anche e soprattutto perché la salute non sia compromessa da nessuna idea di primato.

Benessere e sanità fisica perseguite con intensità e fermezza anche in quest’ultimo anno con l’emergenza Covid.

Pino Capua è chiamato in ogni condizione a prendersi cura della salute dei giocatori.

Faccio parte della Commissione che ha fatto in modo che ripartissero i campionati. La situazione è in netto miglioramento, rispetto al primo momento. Ci stiamo stabilizzando. Prima si eseguivano i tamponi anche quotidianamente, adesso siamo riusciti ad arrivare a farli ogni 4 giorni.

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Oggi con i tamponi rapidi siamo in grado di isolare il singolo giocatore e non è più necessario mettere in quarantena tutta la squadra.

Ricordandoci sempre che il covid-19 è infido e maledetto e abbiamo il dovere di vigilare e difendere attentamente lo stato fisico dei giocatori.

Dopo la quarantena iniziata a marzo 2020 non vedevamo l’ora che il campionato di calcio ripartisse. Per l’economia italiana ma anche per una parvenza di normalità. Adesso le giornate calcistiche vivono di stadi vuoti, senza cori e calore.

Per il calcio credo che si sia superata la fase critica. Se non succede altro andremo avanti con questi protocolli. Una partita senza pubblico, senza i tifosi e la loro energia è deprimente. Però se questo è il prezzo da pagare per mandare avanti il sistema calcio, bisogna ancora sacrificarsi in questa maniera.

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Il calcio continua a giocare

Mi auguro e spero che il vaccino rappresenti la via giusta e rapida per riportare la gente allo stadio. Vorrei ci fosse la possibilità di creare un meccanismo virtuoso, che partendo dal mondo del calcio si riversasse sui cittadini. Un sistema capace, grazie al movimento calcistico, di tutelare la salute e garantire la libertà di tornare sugli spalti. Sono certo che riusciremo a organizzare qualcosa in questo senso.

Da medico dico che la speranza vera è data dai vaccini, che tante malattie hanno risolto nella nostra storia.

Questa del covid è una situazione mai vissuta dall’umanità, non c’è un’esperienza simile come riferimento.

Ho visto un moltiplicarsi di virologi in questi mesi. Io non me la sento di preannunciare il momento in cui finirà l’emergenza oppure ipotizzare come terminerà. Non sono autorizzato dalla mia coscienza a fare affermazioni di questo tipo.

Questo periodo ha provocato anche un grande tasso di sedentarietà. Mettendo in difficoltà e affliggendo tutti, indipendentemente da età, sesso ed etnia, costringendo le persone, persino le più giovani e in salute a restare inattive.

Da medico, padre e soprattutto nonno felice, con le palestre chiuse e le attività sportive e motorie ridotte veramente al minimo c’è da essere preoccupati. Tutta questa situazione a cui non siamo abituati, l’isolamento, l’inattività possono produrre anche problemi psicologici, a volte seri con il manifestarsi delle crisi di ansia.

La grande popolarità del calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo c’è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi

Zdeněk Zeman

Dall’abuso di farmaci all’insorgere di malattie terribili e a volte mortali purtroppo il passo è stato breve. Alta l’incidenza dei malati di tumore. Diffusissima la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica.

Il risultato a tutti i costi, l’impresa, il voler diventare i più forti del mondo, l’ambizione di essere sovrumani. Traguardi ovviamente non semplici da raggiungere. La ricerca di qualcosa che va oltre il frutto della fatica. Anzi proprio l’insegnamento che per ottenere degli ottimi risultati in tempi brevi non bisogna faticare. Questo misto di cultura antisportiva ha dato il via all’uso delle sostanza dopanti.

Eppure i risultati veri e duraturi arrivano solo attraverso impegno e sforzo fisico.

Al massimo ci si può aiutare con un po’ di musica. E anche qui bisogna stare attenti. Infatti qualche anno fa si è parlato addirittura di doping sonoro. Uno studio scientifico aveva equiparato i miglioramenti dei risultati sportivi di chi ascoltava musica a quelli di chi faceva uso di determinate sostanze dopanti. Strano ma vero.

Dunque allenamento duro e musica possono far volare alto.

Diventerò più forte, E’ questione di tempo
Sarò più forte Ora bisogna volare
Volare alto

Gonna Fly Now- Bill Conti

Tifosi e appassionati ripetono che il calcio è cambiato . E’ indubbiamente vero, come è esatto che ogni epoca ha mostrato problemi e sbavature. I farmaci e le sostanze illecite sembrano appartenere al passato. Tamponi e contro analisi sono invece le problematiche odierne.

Una costante mi auguro torni ad essere viva: il pubblico. Perché ci sono due categorie di persone che sanno esattamente cosa stanno facendo in un determinato posto: chi sta sugli spalti e chi sta in campo. Vivendo di un doping reciproco, adrenalina allo stato puro.

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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