Vincenzo Capua, una vita nella musica!

Vincenzo Capua, una vita nella musica!

Laureato in economia, ma cantautore di professione. Non si dà arie. Da sempre sceglie i fatti alle chiacchiere. A parlare è la sua musica.

E’ Vincenzo Capua. Romano, classe 1989.

E’ giovane Vincenzo, eppure ha già alle spalle una gavetta impegnativa, vissuta con un entusiasmo contagioso. Una biografia che è già un vanto.

A partire dalla sua partecipazione al Festival di Castrocaro, e poi l’essere stato tra i protagonisti di EdicolaFiore di Rosario Fiorello, e ancora la partecipazione a programmi e eventi.

Una carriera che si è mossa tra riflettori e contatto diretto con il pubblico. Vincenzo infatti ha aperto numerosi concerti di artisti come Fabrizio Moro, Nek e Niccolò Fabi. E ha organizzato anche i suoi personali tours, girando l’Italia in largo e in lungo. “E ci sei tu”, la sua canzone del 2014 è stata inserita nella compilation nazionale Hit Mania Estate.

Per molti anni, con una continuità difficilmente riscontrabile nel mondo dello spettacolo, ha partecipato alla trasmissione “L’anno che verrà” del Capodanno di Rai 1. Nell’ultima edizione del 2020 ha incantato, cantando il suo brano “Il cielo resterà blu”, rimasto per diverse settimane tra i primi brani nelle classifiche digitali.

La sua “Quando sarò bambino”, colonna sonora dell’omonimo film con Sergio Rubini, è una canzone struggente e intensa che ci riporta all’infanzia, ai sogni e a quel mondo che vorremmo.

Vivremo un mondo al contrario, dove non si crescerà.

Non conoscerò mai l’odio e la falsità, che la vita nasconde più in là.

quando saro’ grande – vincenzo capua

Grazie a una voce inconfondibile e indubbie doti di intrattenimento, Vincenzo è anche speaker radiofonico, tra i più apprezzati. Conduce infatti un programma musicale con ospiti ed esibizioni dal vivo.

Da anni fa parte, e porta avanti l’impegno, della Nazionale Italiana Cantanti.

Il 9 Giugno 2020 è uscito il suo nuovo singolo “Weekend”.

Vincenzo, giovanissimo, si è laureato in Economia e a 17 anni, grazie al papà, ha iniziato a suonare.

Quando è così come si sceglie la propria strada?

Ormai a 31 anni credo di avere un’anima divisa a metà: una legata al mondo dell’economia e un’altra, quella che chiaramente preferisco, legata alla musica e al mondo artistico. La mia strada non l’ho mai scelta a tavolino. E’ venuto naturale portare avanti questa mia passione. Una voce che è impossibile mettere a tacere.

Ho proprio un bisogno vitale di esprimermi attraverso testi e musiche, e di esibirmi dal vivo. Quella del live è una dimensione che amo particolarmente, e in questo periodo di pandemia è difficilissimo per me non riuscire a stare a contatto stretto con il pubblico.

La strada della musica è complicatissima e sempre in salita, ma percorrerla mi regala enormi soddisfazioni.

La nostra società, sempre più spesso, mostra esempi fuorvianti. Ci fanno credere che si debba scegliere percorsi più convenienti, rispetto al sacrificio dell’inseguire i nostri sogni.

Credo che da questo punto di vista ci debba essere un enorme cambio di mentalità, da parte della società in cui viviamo. Penso che la pandemia abbia ancora di più peggiorato questa linea di pensiero. Il mondo dello spettacolo ha pagato tantissimo la crisi, ricevendo pochissimi aiuti. Sono state salvaguardate solamente le persone che hanno un lavoro fisso, dimenticando tutti gli altri.

Inseguire i propri sogni è sempre più complicato, a tratti sembra impossibile. Bisogna avere tanta forza e tanto coraggio, cercando di tirare fuori anche qualche nuova idea per superare questo momento così difficile. È importante crederci sempre, anche quando sembra impossibile, perché è proprio in quel momento che può arrivare la svolta.

Per Vincenzo tante collaborazioni artistiche, tante esperienze, diverse sensazioni e molti insegnamenti.

Credo che ogni collaborazione ti arricchisca, sia personalmente che artisticamente. Durante il mio percorso artistico ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare con artisti grandissimi come Fiorello, Fabrizio Moro e Fabrizio Frizzi.

vincenzo capua

Da Fiorello, durante la mia esperienza a “Edicolafiore”, ho appreso l’arte dell’improvvisazione, tecnica in cui lui è un vero maestro. Ho inoltre imparato a canalizzare la mia energia positiva nelle canzoni.

Con Fabrizio Moro ho girato l’Italia suonando in apertura dei suoi concerti. E da lui, che credo sia uno tra i più grandi cantautori italiani, e che nei concerti live si esprime al massimo, ho rubato con gli occhi il mestiere…

Fabrizio Frizzi mi ha battezzato dieci anni fa, in finale, al Festival di Castrocaro. Poi successivamente abbiamo anche cantato insieme. E da lui ho imparato quanto l’umanità della persona vada oltre il professionista. E che sta proprio lì la chiave di un successo a lunga scadenza.

Passato e presente che si intrecciano e si guardano. Le esperienze di ieri che servono a creare quelle di domani. Sì, il futuro…

Per me il futuro rappresenta sempre una sfida. Mi pongo sempre in maniera propositiva perché credo che quello che raccogliamo dipenda da quanto seminiamo. Quindi dal domani mi aspetto sempre cose positive. Ho sempre bisogno di stimoli e di obiettivi da raggiungere. Anche  in questo periodo,  in cui ogni cosa appare grigia e fumosa, cerco di guardare oltre.

Eh sì un periodo storico davvero particolare quello che stiamo vivendo, da marzo 2020.

Mesi che non dimenticheremo mai. Ormai purtroppo fa parte di noi. Mi rendo conto, ad esempio, che non riesco più ad immaginarmi una vita senza mascherine, e questa cosa mi disturba e mi preoccupa. Poi rifletto anche sul fatto che anche le cose peggiori, a cui la vita ci mette di fronte, possono essere affrontate, e che nulla ci deve fare paura.

La speranza che il futuro possa essere migliore passa anche da ognuno di noi. Questo ci deve dare la forza per andare avanti e cambiare in meglio le cose. Sono sicuro che ce la faremo.

Vincenzo

Vincenzo si rivela una personalità poliedrica, un esempio di artista che non si lascia intimorire dalle avversità. Tantomeno si fa fermare dalla crisi che effettivamente, causa pandemia di covid-19, ha colpito arte, intrattenimento e spettacolo.

E i settori legati a eventi e luoghi fisici sono stati in effetti i più danneggiati, dalle misure di distanziamento sociale. Però a risentirne non sono stati esclusivamente gli addetti ai lavori, ma tutti noi. Perché l’arte, qualsiasi sia la sua manifestazione, è l’espressione anche della nostra vitalità e socialità. Il Festival di Sanremo è stato un tentativo per creare una cosciente illusione, una bolla, nella quale credere a un’apparenza di normalità. Invece a oggi ci ritroviamo ancora in zona rossa e non sappiamo quando ne usciremo.

Presto o tardi però arriverà quel momento in cui potremo di nuovo emozionarci a un concerto. Spalla a spalla, cantando e ballando.

E fino ad allora…. musica a tutto volume, come inno alla vita!

Angela Tassone

Esperta di Comunicazione e Marketing. Componente della FERPI - Federazione delle Relazioni Pubbliche italiana. Socievole e inconsapevole accentratrice, cerca di indirizzare al meglio le proprie energie. E anche se ha imparato che nella vita le cose non si possono mai considerare definitive, il suo amore per la scrittura e i media non passerà mai.

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