La Street Art. A Roma musei a cielo aperto

La Street Art. A Roma musei a cielo aperto

“Una mattina mi sono svegliata…” ma invece di trovare “l’invasor”, come ci racconta una nota canzone, ho aperto gli occhi e ho visto il mio quartiere, il Trullo, zona urbanistiaca dell’XI Municipio di Roma, fiorito come un prato a primavera. Ecco quel famoso giorno, mi sono svegliata e ho visto le pareti fredde dei palazazzi trasformarsi e iniziare a colorarsi, esattamente come lo splendido quartiere di Copenaghen, Nyhavn. Cominciava la nostra Street Art.

E’ stato un periodo vivo e ricco di energia. Nel primo decennio degli anni 2000 ci si addormentava curiosi di scoprire quale facciata il giorno dopo sarebbe stata colorata. In tarda serata, quando ancora si poteva uscire, nel rientrare a casa, vedevi ragazzi e ragazze in tuta, stile “La casa di carta”, che dipingevano. Non lo vivevi come uno sfregio. Non li sentivi come deturpatori. Al contrario eri felice e facevi il tifo per loro.

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La street Art

Quella che nacque tra il 2010 e il 2015 al Trullo, dalla mente di Mario D’Amico, che abita nel quartiere da tutta una vita, è una protesta. Contro un’amministrazione troppo assente in periferia. D’Amico decise così, con un gruppo di amici, quasi tutti coetanei, di far partire una riqualificazione del quartiere. Partendo proprio dai colori. Da questa idea nacquero i PAT, ovvero i Pittori Anonimi Trullo.

Colorare le pareti delle case popolari, per coprire le facciate dei palazzi sempre troppo sporchi e trasandati. Dare e restituire la vita, non solo agli edifici ma agli abitanti stessi. Gli obiettivi alla base di togni azione erano questi.

E tutto, come ho accennato all’inizio, accadeva con il favore delle tenebre. Malgrado l’illegalità della cosa, il quartiere rispose con gioia e compiacenza. Gli abitanti stessi contribuirono economicamente, per l’acquisto dei colori.

La voglia di colorare sempre più pareti e di fare arte, si dilatò in termini di mq e di favore. Ci si rendeva conto che quello che stava accadendo poteva essere la nascita di un vero e proprio museo a cielo aperto.

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La street Art

In questo clima di fervore artistico, i commercianti chiesero di far dipingere le proprie serrande dei negozi e le pareti dei propri locali.

Il quartiere abbracciò i suoi pittori, con affetto e orgoglio.

Quei ragazzi di strada, che prima imbrattavano le pareti delle nostre case, adesso venivano stimati. E i loro murales non più deturpati ma rispettati. Da una forma di forma di protesta, era ormai nato qualcosa di diverso.

I PAT iniziarono ad essere chiamati anche dalle strutture scolastiche. Prima del quartiere e poi della città. Una delle scuole elementari del Trullo, la Carlo Collodi, fece loro dipingere non solo i muri esterni ma pure le pareti interne. I disegni? Beh i più adatti: il gatto e la volpe, la fata turchina, il grillo parlante e ovviamente Pinocchio. La cosa straordinaria fu il fatto che nella pittura furono coinvolti gli stessi bambini, alunni della scuola.

Tutto questo come si chiama, se non socialità? Tutto questo è diventato la svolta culturale della periferia.

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La street Art

Nel 2015, esattamente dal 16 al 18 ottobre, il quartiere del Trullo ospitò il 3° Festival Internazionale di Poesia di strada, con la presenza di artisti internazionali. La street & urban art.

Negli anni precedenti lo stesso festival era passato per Genova e per Milano. E sempre anni prima al Trullo, era nato un fenomeno simile, che era riuscito a trovare, con il passare del tempo, un posto d’onore all’interno del mondo della cultura, da strada e non. I Poeti del Trullo. Un gruppo di poeti e scrittori, anche loro del quartiere, che si erano uniti e avevano portato in giro, per la città prima e per l’Italia poi, la propria penna. Furono pubblicati anche alcuni libri di raccolta.

Torniamo al 2015, quando i Poeti del Trullo, i Pittori anonimi del Trullo insieme allo street artist Solo, e Poesie Pop Corn, con il sostegno del Municipio XI, organizzarono quella manifestazione di tre giorni, portando nella vecchia borgata arte e poesia. Ad ogni angolo, nelle piazze e nei giardini era possibile trovare reading di poesie, concerti e tanta pittura. Sono nate così vere e proprie tele a cielo aperto e, grazie a questo evento, oggi sulle saracinesche dei negozi è possibile leggere bellissime opere poetiche.

Era emozionante, in quei giorni di raduno, passeggiare per le vie e respirare cultura. Vedere gli occhi dei ragazzi ardere per quell’opportunità. Osservare gli abitanti del Trullo orgogliosi di ciò che stava accadendo in quel momento. Si assisteva ad un cambiamento culturale.

Proprio da questa rivoluzione è nato un nuovo Trullo. Televisioni, locali e nazionali, hanno iniziato a raccontare un quartiere rinnovato. E da quel momento in poi gli artisti non hanno più abbandonato la nostra borgata. Hanno continuato a dipingere e a creare. Nel 2018, forse il più famoso artista di strada, il partenopeo Jorit, riconosciuto in tutto il mondo, in una delle pareti più grandi del quartiere ci ha regalato “Il Campione” per l’omonimo film di Leonardo D’Agostini.

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L’arte dei PAT ha raccontato molto anche delle donne e del rispetto per il mondo femminile.

Con la collaborazione dei Poeti del Trullo sono nati due splendidi “quadri” di Solo: Nina e Laura. Quest’ ultimo si trova proprio all’entrata del 7° lotto dove sono nata e cresciuta E con un pizzico di egocentrismo, ogni volta che la leggo mi piace pensare che sia per me.

La street Art
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Gli artisti non hanno colore, tantomeno appartenenza politica o regligiosa. Negli anni hanno regalato all’oratorio della Parrocchia San Raffaele Arcangelo un murales, dedicato al Protettore. Dalle mani dei P.A.T. e di Uman, Manuela Merlo, sono nate pitture e ritratti di donne, che negli anni hanno raccontato la loro forza. Per citarne alcune: Samantha Cristoforetti, Gabriella Ferri, Frieda Khalo, Greta Thunberg, Marina Abramovic. Un posto d’onore, al centro del Trullo se lo è meritato anche Mario D’Amico, da cui tutto è nato. E dalla mano di Gomez ne è nato un omaggio bellissimo.

La street Art
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La street Art

L’arte è eterna e oggi nei weekend di sole, di pioggia, nelle giornate fredde o caldissime delle estati romane si possono vedere gruppi di visitatori che, accompagnati da una guida turistica, girano per il “museo”. Ci sono ragazzi curiosi armati di macchine fotografiche o smartphone con guide stampate dalla rete che cercano un murales, forse troppo nascosto, e ti chiedono dove trovarlo. Passeggiando cercano Nina e Laura di Solo, oppure Il Poeta del Nulla di Gomez e Jerico, Lallo il pappagallo di Bol oppure L’Arcangelo Raffaele di Mr Klevra.

Oggi nelle guide turistiche del Comune di Roma e del Municipio XI si parla del Trullo come esempio di auto-riqualificazione del territorio. Oggi le famiglie storiche e le nuove famiglie del quartiere, grazie ai PAT, possono dire di essersi rimpossessate della loro Borgata.

Voglio concludere con la definizione che ci regala Google: “I Pittori Anonimi del Trullo sono un gruppo di cittadini che vuole dare un volto nuovo al proprio quartiere, come simbolo di rigenerazione e speranza nel futuro.” E possiamo dire che ci sono riusciti. Trasformando una borgata in una zona multietnica, nella quale l’integrazione sociale è ben visibile e in cui l’arte ha portato saluti e cordialità nella quotidianità dei residenti.

#ilpoteredellacondivisione

Laura Cardilli

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