Solidarietà femminile

Solidarietà femminile

Perché noi donne ci riempiamo la bocca di questa solidarietà femminile che in fondo non esiste e tante volte è il perfetto contrario? 

Si può essere amiche di una donna veramente, di essere felice delle sue gioie e soffrire realmente delle sue tristezze che in parte diventano le tue.

Si, lo si può essere.

Ma tante volte non lo si è neanche di una persona conosciuta, che frequenti e a cui vuoi bene o almeno dovresti.

Parliamoci chiaro

Il mio è proprio un articolo avvelenato versa la categoria di donne che si sente parte di un gruppo, che si sente trascinata da un ideale che non esiste.

Ho visto gente essere addirittura amica e sparlare dietro, creare finte sintonie anche con estranei pur di non schierarsi… ma che amica è e aggiungerei tanto meno donna. Non sbandierare il tuo femminismo inutile tanto ormai non ci crederà nessuno.

Che poi di donne che veramente si professano ce ne sono tante ma tanto poche chi lo è veramente.

Noi donne sappiamo essere lupi travestiti da cerbiatti e mai gioire per le felicità di una donna come noi, chissà perché?

E chi lo fa mi spaventa, mi incupisce.

Cosa ci dicono gli studi

Ce lo spiega meglio la professoressa Shawn Andrews in un articolo per Forbes: “Perché le donne non supportano le altre donne? esiste una legge naturale invisibile nella cultura femminile che contribuisce a modellare il modo in cui le donne interagiscono con le altre donne sul lavoro e nella loro vita personale. Si chiama regola del potere tra pari che prevede che a livello inconscio i rapporti femminili funzionino bene solo quando potere e autostima si mantengono pari: se una delle donne rompe l’equilibrio, ecco che le altre si sentono in diritto di ostracizzarla o sminuirla”

Assurdo.

Io mi illudo e mi dono la debole speranza che una donna si comporti così per infelicità propria, e quindi non riesce ad esserlo per altri. Non che questa sia una giustificazione.

Io credo alla solidarietà femminile, a quel sorriso giustificato che mi si crea in faccia quando vedo una donna che riesce in qualcosa in generale, se poi è qualcosa di difficile, più grande di lei o semplicemente in qualcosa di prettamente maschile. Sono al culmine della felicità. 

Regalo la mia solidarietà con la mia presenza, sostegno e con il più naturale incoraggiamento.

In un mondo così ancora settoriale, in cui un uomo guadagna più di una donna, in cui professioni sono inarrivabili per il sesso femminile e ancora veniamo additate come il sesso debole; in cuor mio come faccio ad non essere felice per una donna se riesce nella sua impresa.

Come faccio a non manifestare tutto il mio femminismo, proprio io proveniente da una famiglia di quattro donne+nipotina e figlia femmina.

Ed il mio ruolo da mamma sarà quello di tramandare a mia figlia, lo stesso giusto pensiero.

Non additiamo gli uomini se per primo noi stesse e tra noi non ci comportiamo come dovremmo. 

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Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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