Traslocare vite, impacchettare ricordi.

Traslocare vite, impacchettare ricordi.

Quando arriva il momento di dover traslocare, con un pacco si incarta una vita e si impacchettano ricordi, emozioni.

C’è una sensazione così strana nel confezionare pacchi, nell’incastrare tutto così bene e ordinato.

Anni di tetris sono serviti dico a me stessa, ma sono sicura che se mi vedesse il mio papà, non ne sarebbe tanto orgoglioso.

Lui è un mago, una sorta di Mary Poppins ma la sua non è mai stata una borsetta ma uno scatolo con misure ridotte da riempire e inviare alle figlie lontane.

Non potete immaginare come organizzava quella roba, come la incastrava alla perfezione. Aprire quel pacco era claustrofobico.

Sulla fattura dei miei pacchi per il trasloco al momento della chiusura mi sentirei dire: “ma già lo chiudi? Ci va ancora tanta roba.”

Mentre tento di avvicinare i lembi dello scatolo a stento, strappando scotch con i denti perché le mani sono occupate a tenerlo chiuso.

Vite sempre in movimento in cui si impacchettano ricordi

Non so quando si ottenga l’etichettatura di “nomade” ma io e mio marito ci siamo quasi.

Nella sua vita, ha cambiato più città lui che i calciatori di una squadra di calcio, colpa il suo lavoro e le sue destinazioni che speriamo siano definitive.

Ed io nella mia non sono stata da meno.

In 3 anni quasi di matrimonio siamo alla terza città e terzo trasloco.

Ma stavolta siamo in 3 ed è tutto più farraginoso, mia figlia che con quelle sue “ditina” si incaponisce a voler staccare lo scotch e saltare e spostare proprio quei pacchi con su scritto “fragile”.

Chissà come arriveranno. 

Sarò diventata un’emotiva anche a confezionare scatoloni, ma impacchettare l’ennesima volta nella mia vita mette addosso quell’attesa, quella novità che attende un nuovo dietro l’angolo che sarà pronto da scartare.

Penso al momento che aprirò di nuovo questi pacchi in un altro luogo, la scelta dei nuovi posti in cui collocarli e la magia di vedere una nuova scenografia a circondarci.

Penso a questa casa che ci ha visti arrivare in due + un pancione (grande). L’aver visto fare i primi passi proprio qui alla mia bambina, al suo mondo durante il lockdown.

Questa casa era il suo tutto, forse anche il nostro.

Ora impacchettiamo ricordi, stringiamo bene, confezioniamo emozioni bellissime che vedremo collocate tra queste mura che lasciamo per sempre. 

In questo trasloco con il rumore delle cerniere che chiudono la valigia, sentiamo la voce di nostra figlia e dei suoi giochi sonori, la sua roba impacchettata per il suo primo trasloco (la nostra ormai ha fatto il callo). 

Siamo pronti ad un altro palco, un’altra magica scenografia che se Dio vorrà donerà altre di emozioni, belle e intense come queste vissute qui. We go. 

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Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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