Piatto Povero

Piatto Povero

Un piatto povero è più buono.

È veramente così?

Domenica a pranzo con gli ingredienti che avevamo in casa, mio marito mi ha dato l’idea di un piatto da fare.

Un piatto semplice che mangiava da bambino fatto da sua mamma e sua nonna.

Si chiama “Pasta e patate”, però è composto da pasta mista, patate, pancetta e provola.

Già osservando la composizione di questo piatto con i suoi ingredienti così semplici, comuni e poco costosi da comprare si capisce subito la sua naturalezza e la sua “povertà”.

Un piatto povero una volta era il piatto che le nostre nonne riuscivano a fare in un periodo storico diverso e in cui a tavola i figli erano tanti, e se dico tanti… credetemi.

Di figli una volta se ne facevano e bisognava sfamarli.

Ho preso l’esempio della pasta e patate, poi arricchita negli anni con un pezzo di carne e del formaggio (la pancetta e la provola) perché rimane un piatto gustoso e alla portata di tutti.

In cui il suo ingrediente fondamentale è la pasta mista, già da questo fa capire l’origine.

Un misto di rimanenze di paste prese dalla credenza che unite per l’occasione dà vita ad un altro piatto… magia.

E vi dirò che con un altro tipo di pasta non avrebbe lo stesso sapore, credetemi.

Le origini umili della cucina tradizionale

Ma tanti sono i piatti di cui gli ingredienti hanno origini umili e nel loro sapore semplice hanno proprio la carta vincente.

Quei piatti poveri che non avrebbero accesso a nessun menù di ristorante stellato, perché non potrebbero mai accostarsi a quel mix di sapori ricercati, a quelle sculture nel piatto o meglio installazioni di arte e colori che quasi non sembrano piatti commestibili e vi dirò che il sapore tante volte ne dà conferma.

Lì chiamano capolavori culinari, li premiano con delle stelle, costano quanto l’intera cucina di mia nonna e quando l’hai finito hai più fame di quando hai iniziato.

Bello certo sognare con gli occhi, accettare di svuotare il portafoglio ma almeno che sazino metà della fame con cui sono entrata.

Perché, bella la foto da pubblicare su Instagram con il tag nel locale extra lusso ma la fame è fame ed il gusto è il gusto.

Lunga vita ai piatti poveri che rianimano ricordi e profumi lontani, quelli dei nostri affetti e del dolce vissuto.

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Emanuela Impieri

Mi chiamo Emanuela Impieri, sono nata a Roma 34 anni fa. In passato, la mia timidezza mi ha portato a guardare il mondo senza essere guardata, nascosta dietro la macchina da presa, la mia più grande passione. Ho curato la regia e scritto la sceneggiatura di vari cortometraggi per poi approdare alla tv locale romana, prima a "canale 10" poi per undici anni nel reparto tecnico di Retesole essendone anche la responsabile, per arrivare a collaborare con le tv nazionali. Sono stata docente di dieci Master in Giornalismo Radiotelevisivo per Eidos Communication. Mi piace lavorare e far la differenza proprio in quei settori in cui le quote rosa sono latitanti. Ho cambiato tutto per questo lavoro, città, amici, un’intera vita, finché un matrimonio e una bimba hanno rimescolato le carte per rinnovare tutto di nuovo. Per loro mi diletto a “mettere a fuoco” la mia vita sull’altra passione; cucinare, prima che per gli altri diventasse una moda. Perchè “Cucinare è come Amare o ci si abbandona o si rinuncia”. Il mio stile di vita.

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