Il lusso di ogni donna: avere il ciclo

Il lusso di ogni donna: avere il ciclo

E anche oggi, come ogni mese, ho speso i miei 15 euro di assorbenti (3 pacchi di media mi servono). Del resto, avere il ciclo è un lusso, è uno sfizio, come voler bere spumante, andare in vacanza, comprarsi le sigarette o un nuovo smartphone, no?

Questo il Tweet della cantante italiana Francesca Michielin pubblicato qualche giorno fa. Una frecciata social alla “Tampon Tax” che non è passata inosservata ma che, ahimè, non avrà un seguito. Analizzando la cosa mi è venuto in mente che ci sono vari fattori che tendono a lasciar correre argomenti considerati ancora tabù. E visto che noi qui, a distantimaunite, tabù non ne abbiamo, mi sento libera di scrivere alcune piccole considerazioni in merito.

Iniziamo col dire che parliamo di ciclo mestruale. Ebbene si, un argomento che in Italia sembra ancora provocare un certo ribrezzo. Quindi, se anche a voi l’argomento provoca un certo fastidio, non continuate a leggere.

Perché oggi vi voglio parlare del ciclo mestruale e degli assorbenti? Perché, vivendo all’estero, mi sembra che il “ribrezzo” riguardi solo l’Italia. Ma sbaglio pensando che l’Italia sia stata l’unica a voler approfittare dell’IVA alta sugli assorbenti.

Il pasticcio della “Tampon Tax”

Iniziamo col dire che già solo parlare di ciclo mestruale provoca imbarazzo a chi ascolta. Tempo fa, fu addirittura condannata una pubblicità di assorbenti intimi (sempre in Italia), proprio perché, udite udite, aveva mostrato in tv un bella macchia di sangue (finto) proprio lì. Dove il sangue cade.

Meno male che poi ci si imbatte anche in video divertenti che fanno però capire, ancora di più, quanto in Italia sia difficile e imbarazzante parlare di queste cose.

Dal 2007 le normative europee consentono agli stati membri di ridurre la cosiddetta Tampon Tax, cioè l’Iva applicata ai prodotti per l’igiene femminile. Molti paesi, inclusa l’Italia, continuano però ad applicare un’aliquota alta.

Non è bastata l’ultima misura di bilancio, con cui il governo ha tagliato l’Iva sugli assorbenti al 10%. Il fatto di non aver abbassato la tassa ulteriormente – si era chiesto il 4% che poi è la stessa dei beni considerati indispensabili, come il pane, – ha lasciato parecchie donne scontente. Se n’è fatta portavoce proprio la cantante italiana, lanciando il Tweet.

Rileggete questa frase. Il Governo ha tagliato l’IVA al 10’%. Sugli assorbenti. Su un qualcosa che per la donna è indispensabile ogni mese. E’ vero, esistono altre soluzioni, tipo la coppetta mestruale, che evita di comprare gli assorbenti ma, parliamoci chiaro: ogni donna si deve sentire libera di scegliere il metodo migliore per se. Anche quello che fa rima con più economico. Quindi non fatemi la morale su.. ” eh ma dai, al giorno d’oggi ancora con gli assorbenti…”.

Necessità o lusso?

E’ una necessità. Per le donne. Infatti, secondo me, il problema è questo. Che è una cosa che serve solo alle donne. La dimostrazione l’ho avuta scorrendo i commenti al Tweet della Michielin: si sono scatenati soprattutto gli utenti maschili. C’è stato chi le ha consigliato di cercare meglio fra gli scaffali del supermercato: avrebbe trovato marche più economiche rispetto ai 5 euro a pacco di quella scelta da lei. C’è chi le ha consigliato la coppetta perché “mia moglie ci si trova tanto bene” e chi ha ricordato che le lamette da barba hanno ancora l’Iva al 22%, e questo potrebbe rappresentare un’iniquità ai danni degli uomini. La povera Michielin si è trovata costretta pure a rispondere. Ha scritto: “Non ho parole. Anziché aprire un dibattito sulla tassazione degli assorbenti, sul fatto che non sono un lusso, mi devo ritrovare a leggere consigli su quali assorbenti usare. Non scelgo io che flusso avere. Ognuno deve sentirsi a proprio agio, beccarmi la paternale anche no”.

Quando leggo queste cose, ripenso alle parole di Umberto Eco, sui social….vabbè.

Ho fatto una ricerca e sono andata a vedere come sono messi negli altri Paesi. Perché pare, udite udite, che anche le donne che vivono in altri Paesi abbiano il ciclo mestruale ogni mese. Ed ho purtroppo scoperto che l’Italia non è il Paese “peggiore” in questo senso.

In Ungheria, le donne che acquistano prodotti igienici femminili pagano circa il 27 per cento di Iva. In Irlanda gli stessi articoli sono esenti da tasse. Anche altri paesi come Spagna e Francia applicano agli assorbenti un’aliquota ridotta. Nella legge finanziaria per il 2019, il governo spagnolo ha promesso di ridurre ulteriormente la tassazione e di portarla dall’attuale 10 al 4 per cento. Da quando nel 2007 l’Unione europea ha autorizzato  i vari stati membri a modificare il livello della “Tampon Tax” molti ne hanno approfittato, altri no.

Le donne ungheresi pagano la Tampon Tax più alta

Quasi la metà dei 28 stati membri dell’Ue continua infatti ad applicare agli assorbenti, interni ed esterni, la stessa aliquota Iva prevista per i gioielli, il vino, la birra e le sigarette. In dieci di questi paesi l’Iva supera il 20%.

Controcorrente, la Scozia ha deciso di distribuire gratis assorbenti e tamponi a tutte le studentesse che frequentano scuole, college e università.

Foto tratta da Infogram.com/tampontax

Guardando ancora più fuori, l’Australia è stato l’ultimo paese a decidere di unirsi al club di coloro che hanno de-tassato i prodotti igienici femminili, in questo caso a partire dal gennaio 2019. Il Kenya ha abrogato la Tampon Tax e anche il Canada, l’India, la Malesia, l’Uganda, la Tanzania ed altri. Negli Usa sono alcuni Stati hanno abrogato al tassazione e, addirittura nello Stato di New York, gli assorbenti vengono distribuiti gratuitamente nelle scuole. Stessa cosa anche in Sud Africa, dove i dati hanno dimostrato che distribuire gratuitamente prodotti di igiene femminile, ha un impatto benefico sulla lotta alla povertà.

Mentre in paesi come Islanda, Argentina, Bulgaria, Albania o Moldavia, la tampon tax è del 20 per cento o più. In Bosnia, Turchia, Nuova Zelanda, Sudafrica e Cile le donne pagano tra il 15 e il 19 per cento di Iva per acquistare i prodotti sanitari di cui necessitano.

Possiamo fare meglio?

Non c’è neanche da chiederlo.

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 #OstinatamenteEclettica

Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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