“Stai attenta”

“Stai attenta”

Sono la grande di tre figli, ho due fratelli. Sono la grande e sono l’unica femmina. La grande ma sono la femmina e questo fa la differenza. Per carità, nessuna disparità di genere dentro le mura di casa mia. Semmai una maggiore attenzione, una più forte preoccupazione.


Per capirci: quando esco la sera, la raccomandazione di mia madre “stai attenta” ha una sfumatura in più rispetto a quella fatta ai miei fratelli. La sfumatura è il fattore X. No, non ho l’X Factor, nessuna dote vocale che mi rende più speciale dei miei fratelli. È una questione di cromosomi, quella doppia X mi rende più “vulnerabile”, perciò devo stare più attenta.


Più attenta quando torno a casa dopo un’uscita, la sera tardi. Quando prendo la metro, quando esco dalla metro, quando percorro a piedi il tratto di strada fino a casa. Più attenta e più svelta. Non posso permettermi di rilassarmi, di passeggiare, se attorno a me non c’è quasi nessuno. Perché quando sei sola a camminare per strada, sei più in pericolo.

Qualunque essere di sesso maschile è un potenziale nemico.

Uno stupratore.

Un ladro.

Un malintenzionato.

Uno stronzo.


Se la sera camminiamo veloci, non è che abbiamo fretta, abbiamo solo paura. E allora qualcuna rinuncia ai tacchi e indossa scarpe più comode, per camminare meglio sì, ma pure per dare meno nell’occhio. Forse meglio anche mettere un paio di jeans e tenere quel vestito corto/medio/lungo nell’armadio, ché non è il caso di girare così di notte.


Certe volte, quando finalmente varchi la soglia di casa, ti senti graziata. Pensi che poteva andare male, in fondo c’è una percentuale di donne a cui è andata male. Ad alcune poi, è andata male proprio ogni volta che hanno varcato la soglia di casa. Ma questo è un altro capitolo.


Forse, per risparmiarci ansie e paure, la soluzione è evitare di uscire da sole nelle ore notturne. In fondo questa cosa ci fa sentire un po’ come Cenerentola. E noi abbiamo sempre sognato di essere delle principesse, no?


E invece, da adulte, ci ostiniamo a volerci sentire libere di vivere normalmente, di fare le cose che fanno i nostri fratelli, i nostri amici maschi, senza bisogno di essere guardinghi, di voltarsi indietro per assicurarsi che nessuno li segua, li punti.


Non è sempre così, certo. Sono paure che, magari, non viviamo tutte. Questa percentuale non la conosco ma sarebbe bello fosse alta, più alta dell’altra. Sarebbe bello mettersi i tacchi e passeggiare senza sentirsi in colpa, in difetto, nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Sarebbe bello vederle muovere quelle scarpe rosse, lente, veloci, ma vive. E invece sono ferme. Anche se sono state attente.

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Ivana Figuccio

Sono Ivana, trentabbé anni, siciliana nell'anima e a tavola ma ormai da qualche anno a Milano per amore...del giornalismo. Mangio, bevo e scrivo: spesso simultaneamente. Ma lo faccio anche per lavoro, sia chiaro. Il food&wine è infatti uno dei settori che più si addice alla mia penna e la mia bilancia lo sa bene. Odio correre ma amo guardare gli altri che lo fanno. Non pratico yoga e nemmeno lo yogurt. Lo sport nella mia vita c'è solo per alleggerire i sensi di colpa per i miei peccati di gola. Confesso il mio smodato amore per il cioccolato ma non mi pento. Da buona sicula adoro il mare e il vento di Scirocco. Ma non chiedetemi qual è casa, perché nel mio cuore c'è posto per la sabbia e per la nebbia.

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