Proietti, come Gigi.

Proietti, come Gigi.
Io: "Il mio nome è Paola Proietti"
Dall'altra parte del telefono: "Croietti? Può ripetere per favore?"
Io: " No, Proietti. Come Gigi".
L'altro: " Ah, va bene. Siete parenti"?
Io:"No, ma sa, di Proietti a Roma è pieno".

Quella che ho descritto è una classica conversazione telefonica che mi capita quando parlo con qualcuno che non mi conosce e chiede le generalità. Il mio cognome, almeno al telefono, non viene mai compreso subito. Ed io ho imparato a “comunicarlo” usando il nome di Gigi Proietti. Perché lui lo conoscono tutti. Non ho bisogno di scandire la parola. Basta dire “Proietti. Come Gigi”.

Ammetto che l’origine del cognome non è proprio nobile…

“deriva dal latino proiectus che significa “proiettato, gettato”, quindi abbandonato sul sagrato della Chiesa o nella ruota di un orfanotrofio. Sue varianti sono Proietta, Proietto, Projetti, Projetto, Proitti, Proitto”.

Ho scoperto l’origine del mio cognome da piccola, attraverso il film “State buoni se potete” , del 1983. La storia di San Filippo Neri, creatore dell’oratorio. Gli orfanelli che trovava li chiamava tutti Proietti. Bastardelli, perché se il padre è sempre ignoto, per loro anche la madre non era conosciuta. Anzi, diciamo che la conoscevano in molti….

“Proietti, come Gigi”

Mio padre spesso usava questa frase al telefono. Perché a casa mia Gigi Proietti è sempre stato uno di famiglia. Al di là del cognome. In 30 anni non ci siamo persi mai uno spettacolo. Abbiamo bissato spesso. Teatro Brancaccio, Sistina e poi il Globe. Un regalo fisso per i miei genitori erano i biglietti “dell’ultimo spettacolo di Gigi Proietti”.

Ricordo ancora come tenne la scena, da solo, per tre ore, a 70 anni suonati, nel monologo di “Edmund Kean”al Globe Theatre di Roma. Un mostro di bravura! Perché Gigi Proietti era molto più di un attore. Era la romanità, l’arte. Era un concentrato di bravura in ogni senso possibile. Artisticamente, umanamente, era impossibile non amarlo. E poi Gigi Proietti era Roma. Un pò come Alberto Sordi. Sono quei personaggi che non puoi staccare dalla loro città. Pensi a Gigi Proietti? Pensi a Roma. Due cose indissolubili.

Sono cresciuta guardando “Febbre da Cavallo” ed ogni volta che passo davanti a quel bar, di fronte al Campidoglio, un sorriso compare sul mio volto. A scuola cercavo di fare la mandrakata ogni volta che c’era un compito di matematica. La storiella del cavaliere nero e la canzoncina di “nun me rompe il ca...” hanno accompagnato diversi momenti della mia vita. Lo fanno ancora oggi. E quando la prima volta mio padre si è messo a raccontare la favola della buonanotte a mia figlia, l’immagine era esattamente quella del personaggio di Gigi Proietti: il nonno che confonde le favole. Con Toto e la Sauna mia madre ancora ride. Per non parlare de La signora delle Camelie.

Mi padre è scomparso sei anni fa. Alcune espressioni del suo viso, soprattutto quando rideva, erano molto simili a quelle Gigi Proietti. Quando anche lui è scomparso ho provato un dolore sordo. Come se un ciclo si fosse chiuso per sempre.

Luigi Proietti, detto Gigi

Non ho mai conosciuto personalmente Gigi Proietti. Questo mio personalissimo ricordo e soprattutto la voglia di raccontare quale legame ha unito la sua immagine alla mia famiglia, è nato da un nuovo emozionante, bellissimo documentario scritto e diretto da Edoardo Leo che racconta Gigi Proietti. Uscirà nelle sale dal 3 al 9 marzo. Un racconto profondo, bello, coinvolgente che permette di conoscere e vivere un artista unico.

Come ha detto Edoardo Leo:

LUIGI PROIETTI DETTO GIGI è un viaggio cominciato più di tre anni fa. Volevo girare un documentario sullo spettacolo che secondo me ha cambiato le regole del gioco del teatro italiano: “A me gli occhi, please”. E abbiamo iniziato insieme. Lunghe chiacchierate nel suo studio, decine di ore di materiale da guardare insieme. L’ho ripreso ovunque, negli spettacoli, nei camerini, alle prove. Poi al Globe Theatre una lunga intervista, che non sapevo sarebbe stata la sua ultima. L’improvvisa uscita di scena di Proietti mi ha catapultato in un film dove era necessario ripercorrere non solo la sua vita ma andare alla ricerca del “suo segreto”.

“Ho cercato insistentemente un filo che legasse ottanta anni precisi passati praticamente in scena. Setacciando ogni suo lavoro, ogni suo archivio. Intervistando colleghi, amici, familiari. Tutti rapiti dalle gesta artistiche di un autentico eroe dello spettacolo che per più di mezzo secolo ha unito comicità e poesia, alto e basso, pancia e sperimentazione. Ho provato a raccontare a modo mio un grande maestro”.

Un viaggio per svelare chi c’era dietro l’uomo di spettacolo. Uno sguardo unico su una carriera infinita, piena di fatti artistici, tutti estremamente diversi tra loro e tutti di enorme importanza.

#ostinatamenteEclettica

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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