L’abete. Storia dell’Albero di Natale.

L’abete. Storia dell’Albero di Natale.

L’8 dicembre è il giorno dedicato alla composizione del l’albero di Natale. E degli addobbi che da qui al giorno dell’epifania, il 6 gennaio, adorneranno le nostre case.

Negli ultimi anni, un po’ perché il clima natalizio ci piace, un po’ perché spesso l’8 dicembre siamo fuori per una mini vacanza pre natalizia, l’albero di Natale lo facciamo sempre prima.

La nascita della tradizione dell’albero di Natale ha origini celtiche.

Infatti, per gli antichi sacerdoti Celti, visto che l’abete rimaneva sempre verde anche d’inverno, era considerato simbolo di lunga vita. Con l’avvicinarsi dell’inverno, gli abeti venivano dunque tagliati e addobbati con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi, per propiziarsi il favore degli spiriti. 

Ma non solo tra i celti troviamo cenni storici dell’albero di Natale. Infatti, anche tra i vichinghi dell’estremo nord si racconta del culto dell’abete rosso, albero da loro in grado di esprimere poteri magici. Gli alberi venivano tagliati e portati a casa per poi essere decorati con frutti, che ricordassero la fertilità che la primavera avrebbe ridato loro.

Ma c’è anche quella leggenda che attribuisce l’invenzione dell’Albero di Natale a Martin Lutero. Si racconta che una sera stellata decise di portare quelle stelle in casa per i suoi figli. Così, prese un abete lo portò in casa e sui suoi rami mise tante candele in modi tale che brillassero come stelle.

Ma se vogliamo parlare della prima città che adornò il primo albero di Natale sicuramente questo primato va a Tallinn, in Estonia. Nel 1441 nella piazza del comune, i cittadini adornarono un abete per festeggiare il Natale. Mentre nel 1510, a Riga, in Lettonia, l’albero fu decorato con delle rose artificiali da un gruppo di commercianti e fu al centro della piazza del mercato. La popolazione si ritrovò tutta, grandi e piccini, intorno all’albero, fino a che al termine della festa lo incendiarono.

Ma la leggenda che io amo è legata alla Duchessa di Brieg, in Germania. Si racconta che nel 1611 dopo aver adornato la casa per i festeggiamenti del Natale, si accorse che un angolo della sala del suo edificio era rimasto vuoto. Quindi la Duchessa ordinò alla servitù di portare in un vaso un abete e metterlo proprio in quell’angolo così vuoto.

In Francia, invece, il primo albero di Natale è addobbato nel 1840 dalla duchessa d’Orleans.

È noto a tutti che l’albero di Natale. Decorato con luci, frutta e ghirlande non appartiene di sicuro alla tradizione cristiana e quindi al più classico dei presepi. Ma si racconta che i cristiani e la Chiesa non sono riusciti a sradicare questa tradizione, quindi si è deciso di farla propria. Ed oggi, l’8 dicembre insieme alla preparazione del presepe padroneggia la preparazione dell’albero di Natale.

Ed è con Giovanni Paolo II che si consacra il gemellaggio tra presepe e Albero di Natale. Infatti, è proprio il Papa che decide di far addobbare un grande abete al centro di Piazza San Pietro proprio vicino al presepe.

Oramai anche nelle case degli italiani ci sono più alberi che presepi. Anche nelle chiese vicino al presepe c’è sempre un albero che ricorda il Natale pagano. Così, come è sempre più facile trovare i villaggi natalizi al posto dei presepi. E questa contaminazione fa sì che il Natale, da festa Cristiana che ricorda la natività di Gesù, diventi una festa per tutti.

Oggi non c’è una città, paese o quartiere che non abbia il proprio albero di Natale. Che sia sponsorizzato o no. Le piazze più famose al mondo diventano mete desiderate per foto e ricordi.

Laura Cardilli

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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