Senza mezzi Termini – Una notte da barbone 

Senza mezzi Termini – Una notte da barbone 

 “A capa è ‘na sfoglia ‘e cipolla”: la testa è una sfoglia di cipolla, dicono a Napoli. La cipolla è paragonata alla testa dell’essere umano, alla mente: fragile e sottile. A volte basta un istante, un episodio per farci cambiare idea, umore, decisione. Basta un attimo per perdere la strada di casa. Ludovico Cordoni e Michele Mattucci sono due giovanissimi content creator. Michele ha 24 anni ed è laureato in Economia e management con ottimi voti. Ludovico ne ha 26, ha terminato gli studi in Scienze politiche e vorrebbe conseguire il tesserino da giornalista pubblicista. Michele ha un podcast mentre Ludovico ha un canale in cui racconta le sue avventure. Hanno vissuto per 24 ore alla Stazione Termini di Roma, cellulare alla mano, e lo hanno raccontato attraverso 3 video diffusi in rete su Youtube: due interviste e un video racconto della notte in cui hanno dormito come dei clochard.

Senza mezzi Termini – Una notte da barbone.

Ci vuole fegato, curiosità e tanta umanità per calarsi nei panni della comunità di clochard che affolla l’area della stazione ferroviaria. Ma come gli è venuto in mente?

Persone – un podcast comune

“Ho lanciato il mio podcast intervistando un senzatetto a maggio dell’anno scorso. Volevo raccontare il suo mondo, lontano e invisibile a tanti” – spiega Michele. “Una domenica con l’associazione Mama Termini che distribuisce pasti ai senza fissa dimora ho conosciuto una coppia: Manolo e Consuelo e hanno accettato di raccontarsi”.

Consuelo ha 35 anni e fino a ottobre dell’anno scorso, da quanto racconta, conduceva una vita regolare e normale, impiegata in una ditta di pulizie. La ragazza, diplomata e con 3 figli, racconta a cuore aperto a favore di telecamera ciò che l’ha portata a vivere in strada da ottobre del 2023, senza un tetto sulla testa, lontana dalla sua famiglia. Abusi perpetrati dagli ex compagni, violenze fisiche, intrecci e abusi di droga.

“Qui sto bene, c’è anche la possibilità di fare una doccia calda a settimana presso il Binario 95 di via Marsala”, spiega.

“Ma quando arriva la notte è pericoloso, – aggiunge Consuelo – “Mi hanno aggredito e picchiato in strada senza alcun motivo, ma per fortuna con me c’era Manolo”.

La storia di Manolo

Manolo, 42 anni, 2 figlie, è il protagonista del secondo video racconto di Michele che, commosso, apre il suo cuore a Michele mettendosi a nudo in maniera fortemente autocritica.

Madre tossicodipendente morta di overdose e padre in galera, a 7 anni via da casa affidato agli assistenti sociali, poi alla zia e poi… Poi tutta una giostra e un sali-scendi, il dolore che si trasforma in frustrazione, scappa di casa, inizia a commettere furti, va in prigione, ne esce e le droghe diventano il suo centro. Il suo tutto.

“Marijuana, fumo e cocaina, ho assunto di tutto nella mia vita. Sostanze che ti fanno sentire un leone mentre sei solo un coglione”, confessa Manolo con le lacrime agli occhi. Poi i soldi finiscono e finisce per strada. Solo e con un unico obiettivo: superare la giornata.

“Quello che mi ha colpito di questa storia” , spiega Michele – “è la contrapposizione tra noia e voglia di fare. Millantano la volontà di uscire da questa realtà ma non fanno niente per far si che ciò accada. Con l’elemosina riescono a guadagnare anche 5 euro in un quarto d’ora, soldi che bastano per terminare la giornata e va bene cosi. Domani è un altro giorno”

Una notte da barbone a Termini

“Esiste un luogo, ai margini della società, dove senzatetto, spacciatori e sciacalli convivono, spesso nella stessa persona: è la stazione Termini.
Insieme a Michele, il creatore di @Persone-UnPodcastComune , abbiamo passato 24h in questo ambiente, vivendo proprio come loro”.

Nel video curato da Ludovico,

I due ragazzi si calano nei panni dei senza fissa dimora. “Durante la mattinata abbiamo chiesto l’elemosina e racimolato 5 euro”, racconta Ludovico, “con quei soldi abbiamo acquistato due pezzi di pizza. Poi nel pomeriggio abbiamo iniziato a cercare riparo per la notte. Le vetrine esterne della stazione sono transennate da una rete metallica a maglie larghe e recintate da grandi vasi. Ci siamo posizionati nell’intercapedine tra la parete della stazione e la rete metallica per stare più al riparo da malviventi. Poi abbiamo utilizzato dei lacci delle scarpe per “chiudeci” dentro, una sorta di porta di casa anche se eravamo sull’asfalto.

Il far- west di Termini

 La parte più cruda è quella girata di notte. Stazione Termini diventa una giungla. Una donna urina a pochi passi dai due giovani che, distesi su un cartone sotto i porticati, provano con scarsi risultati a prendere sonno. L’odore è acre, l’aria è irrespirabile. “Ma come si fa?”, si domanda Ludovico- “a dormire così tutte le notti, sotto al cielo e nel pericolo che tutto possa accadere”. Prendere sonno è pressoché impossibile: urla, tensioni, diverbi. Mentre escono dalla loro “tana”, i ragazzi  assistono sgomenti a un furto. “Abbiamo visto un uomo che si aggirava in maniera furtiva tra i senza tetto che dormivano vicino a noi. Poi si è avvicinato a uno di loro e gli ha sfilato di tasca il portafoglio, il cellulare e un caricabatterie”, spiega Ludovico. I ragazzi assistono inermi, lo riprendono con la telecamera ma non intervengono. “è stato agghiacciante” – spiegano. “Vorrei che il giornalismo di oggi raccontasse molto di più di questa realtà, si interrogasse su queste storie al limite e con coraggio le documentasse come abbiamo fatto noi in tutta la loro complessità” – confessa Ludovico.

24H non sono una vita

I ragazzi tornano a casa con il cuore e gli occhi colmi di amarezza, pronti a realizzare nuovi podcast come questo. “La droga per molti a Termini è ragione di vita, unica necessità. Una volta che hanno quella, ricevono soldi grazie all’elemosina e il cibo dei volontari, tutto diventa comodo ma al tempo stesso noioso”, racconta Ludovico. “La noia acuisce la dipendenza. La dipendenza ti crea noia. Ciò che hai è miserabile e per non vederlo non fai altro che continuare a drogarti”.

Un circolo vizioso da cui è difficile uscire. Quella maledetta mente che non vede altro. I giorni, i mesi, gli anni passano e resti lì come intrappolato in una vecchia cartolina ingiallita. Senza tempo e senza futuro. Invisibile. Finché qualcuno non smette di voltare la faccia.

Finchè qualcuno non ti vede.

Cristina Autore

Giornalista. Nei miei sogni da bambina, quando giocavo a fare le interviste con il Cantatù. Nella testa e nel cuore, quando a 14 anni denunciavo quello che non andava a scuola sul giornale d’istituto. Sulla carta quando, a 21 anni, ho superato l’esame da Giornalista professionista all’ordine. Oggi, da 30enne, vivo di questo mestiere consumando le suole delle scarpe, l’inchiostro delle penne e facendo domande scomode a chiunque. Napoletana trapiantata a Roma da 10 anni. Ho svolto la mia gavetta in oltre 15 testate giornalistiche come Sky, Mediaset e Retesole e, negli ultimi 6 anni, ho lavorato full time a Montecitorio in qualità di addetta stampa per oltre 200 deputati. La mia passione più grande? Confezionare reportage e inchieste televisive. Sono #Naturalmentedeterminata e stacanovista, non per scelta, ma per istinto di felicità. Ho raggiunto alcuni dei miei obiettivi ma i sogni nel mio cassetto sono tanti e sgomitano tra di loro per uscire allo scoperto. Coltivo le mie amicizie con aperitivi e cenette improvvisate. Mi piace ballare da sola in casa con Alexa al massimo volume e nei corsi di gruppo in palestra. Organizzo tanti viaggi e, quando non posso partire, mi rifugio nei documentari Netflix immaginando di stare dall’altra parte del mondo. Amo la cucina e il cibo. Sono campionessa di comfort food, eternamente a dieta. Mi piace conoscermi e migliorarmi. Mi definisco ottimista, caparbia, buona d’animo e folle quanto basta per non arrendermi mai alle insidie della vita. “Ce la posso fare” è il mio mantra. Se fossi un oggetto sarei un martello pneumatico. Un animale, un picchio battente e tenace che scava a fondo la corteccia finché non scopre cosa c’è sotto.

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