#challenge. Il mio post parto gemellare

#challenge. Il mio post parto gemellare

#challange. Il mio posto parto

Una gravidanza voluta, cercata, desiderata per anni. Arrivata e accolta come un miracolo ( per di più doppio, essendo gemellare), ma partita subito con tanti problemi e l’incubo prepotente di perdere tutto.

Questa la sensazione con la quale ho dovuto convivere per gran parte del tempo. Intere settimane a letto e l’ultimo mese ricoverata in ospedale. Ma quando finalmente Emma ed Elena sono venute al mondo, come per magia, i momenti più bui si sono dissolti.
I dolori post cesareo però me li ricordo bene. Non riuscivo nemmeno ad alzarmi per vedere le bimbe, una diastasi con la quale faccio ancora i conti e tante paure. Dopo 5 giorni rientro a casa con una delle bimbe, per l’arrivo dell’altra abbiamo dovuto attendere una settimana. Mi dividevo tra mura domestiche e ospedale, ancora non realizzavo quanto fosse cambiata la mia vita.
Finalmente, uniti sotto lo stesso tetto, ho capito la potenza, la forza, il coraggio delle mamme. Ho voluto e potuto allattare al seno entrambe le mie figlie (alla faccia di tutti quelli che mi dicevano che con cesareo gemellare non avrei mai avuto latte).

Ogni 3 ore attaccavo al seno una, dopo un’ora e mezza vai con il tiralatte per l’altra. Cambio pannolini come se piovessero, coliche notturne per entrambe. Si dormiva pochissimo. Dopo i primi aiuti di mia mamma e mia sorella, mi sono trovata da sola tutto il giorno con due neonate da accudire. La sera tornava mio marito dal lavoro e mi sentivo sollevata: due braccia in più erano come un miraggio. Ero stremata, non avevo tempo nemmeno per andare in bagno, farsi una doccia era il massimo dell’aspirazione. Una notte mi sono addormentata mentre allattavo una delle mie figlie. Fortunatamente accanto al letto avevo una busta con una scatola di cartone ed una bottiglia d’acqua. Emma è caduta lì dentro, si è praticamente incastrata tra le cose a terra restando con la faccia rivolta verso l’alto. Non ha sbattuto nulla, non ha nemmeno pianto. Ho avuto solo la sensazione di sentir scivolare qualcosa e poi ho sentito il rumore della carta.
Il terrore di averle fatto del male mi ha accompagnata per diverso tempo, mi sono sentita a lungo una pessima mamma. Poi i sensi di colpa hanno lasciato spazio alle consapevolezze e ho imparato a perdonarmi per gli innumerevoli errori che ho fatto e faccio quotidianamente.
Ovviamente, in tutto questo caos, il mio livello di femminilità rapidamente si è praticamente azzerato. I chili di troppo erano solo uno dei tanti cambiamenti del mio corpo. Immaginate due bimbe, due placente e il doppio del liquido amniotico su un corpo che originariamente pesava 51 kg.
La mia pancia era spaventosa, ma a poco a poco (senza sport o diete) sono riuscita a tornare alla quasi normalità. Complici i ritmi frenetici, i mille incastri da trovare e forse anche un po’ di genetica. Ancora oggi però faccio i conti con la famosa diastasi, che mi fa orrore e per cui sto pensando seriamente di operarmi. Per la tonicità di glutei e bicipiti invece, aspetto l’ispirazione per tornare ad allenarmi.

Tutto questo per dire che, rientrare a casa con due piccoli fagotti che dipendono esclusivamente da te non è semplice, anzi… ma è sicuramente la più straordinaria delle avventure.
Ci sono donne che combattono e aspettano anni per riuscire a realizzare il sogno di avere un figlio, quindi mamme, anche se è dura, mi raccomando: mai, mai lamentarsi! Siamo delle privilegiate. 

distantimaunite

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *