Donne allo specchio: “non discriminiamoci noi stesse”

Donne allo specchio: “non discriminiamoci noi stesse”

Dialogo tra donne

Elisabetta: “Sabri, ti va di guardarci allo specchio?”
Sabrina: “Sì Eli, facciamolo”.
Elisabetta: “Forse, saremo impopolari lo sai?”
Sabrina: “Io ci sto!”

Siamo donne, non uomini in gonnella!

Elisabetta:

E se le prime a discriminarci fossimo noi stesse? Se fossimo noi donne a sentirci “meno”, a sentire l’esigenza di celebrarci e quindi appunto a considerarci “diverse” nel senso meno nobile del termine?

Io, donna, mamma, moglie, giornalista, neo blogger e ora anche un po’ scrittrice rivendico un’unica libertà: quella di poter essere ciò che voglio essere. Accettando, innanzitutto, di poter essere tutto questo insieme, ma (e qui sta il punto) in maniera “diversa” (inteso nel senso più nobile del termine) dagli uomini.

Non superiore, non inferiore, semplicemente diversa.

Prima lo accettiamo, prima saremo capaci di guardare i nostri compagni, mariti, colleghi, datori di lavoro dritti negli occhi. Sicure di noi stesse. Di ciò che siamo. Di ciò che vogliamo essere. Ma con la consapevolezza, noi per prime, che non possiamo essere degli uomini in gonnella. Siamo donne!

E certo, possiamo essere a capo di un settore, possiamo dirigere un gruppo di lavoro, ma a modo nostro. Magari dovendo a volte annullare una riunione importante perché sì, siamo anche mamme. E mogli e fidanzate.

Il coraggio di essere semplicemente “noi”

Abbiamo le nostre fragilità, la nostra sensibilità, i nostri sbalzi di umore, la nostra forza, il nostro entusiasmo dirompente. Siamo semplicemente “noi”. E non dobbiamo pretendere di essere “loro”.

Che male c’è a essere rappresentate con un bimbo in braccio? La donna è spesso una mamma nell’immaginario collettivo, vogliamo ora rinnegarlo?

La donna è da sempre l’anima del focolare. Bé, che problema c’è?

Solo che la donna oggi, nel 2020, è tutto questo e anche di più. Può essere solo moglie, può essere single, o mamma e essere allo stesso anche una professionista. Ma anche fiera di non esserlo e di decidere, per esempio, di voler essere solo una casalinga (lavoro, tra l’altro, tra i più nobili e impegnativi).

Festeggiare l’8 marzo? E perché? (Episodio storico a parte).

Gli uomini non hanno bisogno di festeggiarsi. Perché noi ne sentiamo l’esigenza? Non siamo né migliori né peggiori. A volte siamo migliori. A volte sappiamo essere anche peggiori. Semplicemente siamo diversi.

Noi donne, loro uomini…

Noi donne possiamo fare ogni cosa, ma a modo nostro

Sabrina

Sin da piccola aiutavo mio padre nei lavori di casa e anche se in quel periodo proprio non mi andava di verniciare, montare il pavimento e sistemare l’impianto elettrico, oggi devo ringraziarlo perché se accade qualcosa so come intervenire. Devo dirgli grazie per questo e per avermi resa libera nel mondo. Lui che veniva da un’altra mentalità ha cresciuto una figlia che non avesse l’unica realizzazione nella famiglia.

Perché una donna ha tanto da dire al mondo, sicuramente in termini e modi diversi dagli uomini. Perché se è vero che in pochissimi decenni, dal diritto di voto del 1945, le donne hanno fatto dei balzi nella società e nel mondo del lavoro è anche vero che per troppo tempo si è creduto che una donna dovesse assumere sembianze maschili per arrivare allo stesso livello.

Io invece ho sempre reputato che, mentre sistemavo i fili elettrici di una presa non dovessi, per forza, somigliare a un muratore con la barba non fatta, andava bene anche se avevo il mascara e il rossetto.

Sono sempre stata convinta, per esempio, di poter parlare di calcio, anche se biologicamente  sprovvista di determinati attributi.

L’importante è che non sia io a tarpare le mie ali, che non sia io a mettermi in una posizione di subordinazione. Siamo noi donne, per prime, a doverci ricordare che possiamo fare ogni cosa. Dobbiamo volerlo e impegnarci, proprio come gli uomini, né più né meno.

Non ghettizziamoci da sole

Questa è stata sempre la mia regola, e se qualcosa non ha funzionato nel modo giusto mi sono messa io in discussione e rimboccata le maniche. Forse qualcosa di storto è accaduto in quanto donna, ma poco importa: si va avanti a testa alta. Non ghettizziamoci da sole, parlando di quote rosa ad esempio. Ciò che conta è la competenza, maschi o femmine poco importa.

La realtà è che ci sono molti più uomini nei posti di lavoro perché la maggior parte delle donne è ancora costretta a scegliere tra famiglia e lavoro/carriera, ma in questo caso è urgente un intervento adeguato di  politiche sociali. Smettiamo, noi donne per prime, di parlare di discriminazione femminile e iniziamo a lottare per ciò in cui crediamo.

Perché…

“Essere donna è affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai”

Oriana Fallaci

E a me le sfide piacciono!

Non permettete a nessuno di farvi sentire inferiori

Elisabetta

A volte mi sono sentita discriminata perché calabrese, o perché italiana, ma mai per il fatto di essere donna. O se lo hanno fatto io proprio non me ne sono accorta. Ho sempre guardato i miei interlocutori dritti negli occhi, uomini o donne che fossero. Che se lo sguardo lo abbassi allora hai qualche problema tu, non io.


Ho vissuto per anni in zona mista (l’area di uno stadio o di un evento sportivo dedicata alle interviste). Quale miglior esempio per immaginarvi una calca di uomini, baldi giovani per lo più, pronti a sgomitare per porre la domanda all’intervistato di turno? In quella ressa ci sono stata io, ho sgomitato a volte di più a volte di meno. Nessuno mi ha mai fatto passare avanti (vabbé, qualcuno sì. ma pochi e solo per simpatia), nessuno mi ha mai spinto indietro. Uomini o donne che fossimo, l’obiettivo era comune a tutti. Senza esclusione di colpi.

Ps: lo ammetto. Spesso per agilità, furbizia e tattiche di allenamento, in prima fila ci arrivavo e la domanda riuscivo a farla.

Ho avuto più amici maschi che femmine. Conosco colleghi maschilisti ma ne conosco anche tantissimi, garbati e rispettosi, che mi stimano, almeno così mi hanno sempre dimostrato, per ciò che ho fatto e ciò che faccio, non credo certo per il fatto di essere donna.

Sentirci a nostro agio, sempre

Ho atteso in piedi come loro ore ed ore su un marciapiede davanti a un hotel in attesa del buon Pallotta (presidente della Roma), o seduta a terra davanti alla porta della FIGC. Ho fatto dirette sotto la pioggia o con il sole a Trigoria e a Formello, ho intervistato tifosi esaltati o incazzati all’uscita delle curve al termine di una partita. E mai mi sono sentita inferiore perché donna. Forse mi prendevano anche in giro, ma io non sentivo e andavo avanti.

Non ho mai optato per scollature o trucco appariscente o tacchi alti. Ma attenzione, non perché ci sia niente di male, ma perché io SONO così e pretendo di essere guardata e valutata per ciò che SONO. Mi sono presentata a colloqui importanti, elegante ma abbottonata, ho optato a volte per scarpe comode altre volte per i tacchi.

L’importante per me è sentirmi a mio agio nei miei panni, perché quando sono davanti a qualcuno pretendo che mi si guardi per ciò che ho da dire. Per lo studio, per la competenza acquisita, per le mie conoscenze. E non per ciò che appaio.

Non permettete a nessuno di farvi sentire inferiore perché donna, ma non lo permettete soprattutto a voi stesse. Amatevi per ciò che siete, non per il fatto di essere donne.

Da piccola volevo essere uomo e fare il calciatore, forse per questo oggi tutto mi sento tranne che femminista e giudico le persone per quello che sono, e non perché sono uomini e donne. Perché conosco uomini di grande valore e donne che sanno essere solo invidiose.

Amo il calcio ma amo anche Sex and the city. Adoro le scarpe da ginnastica, i jeans e i giubbotti sportivi, ma se mi va mi trucco e mi metto in tiro. Amo fare la mamma a tempo pieno, ho scelto di prendermi cura io della mia bambina, ma approfitto dei ritagli di tempo per fare anche ciò che non posso non essere: una giornalista, una scrittrice, una blogger. Quello che mi pare.

E per me più di ogni altra frase banale sulla presunta superiorità dell’uno rispetto all’altro, vale questo:

L’uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell’altro.

(Karen Blixen)

Sabrina: “Chiudiamo con un po’ di musica, Eli?”

Elisabetta: “Sì, Sabri. A te la scelta.”

nb: vi consigliamo di leggere anche https://www.distantimaunite.com/2020/06/07/a-mano-a-mano-la-vita-ritorna-apri-le-labbra/

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Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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