Mamme moderne: ad ognuna la sua scelta

Mamme moderne: ad ognuna la sua scelta

Mamme lavoratrici, mamme casalinghe, mamme atlete.

Non so come la pensiate voi, ma io ho sempre creduto che ogni donna abbia il diritto di scegliere che mamma essere, senza venir giudicata alla prima occasione, o, ancor peggio, al primo sbaglio.

Perché, diciamocelo, il manuale della “mamma perfetta” non esiste. Commettiamo errori a volte, ma solo noi sappiamo, in coscienza, quanto immenso amore ci lega ai nostri figli. 

La mamma è l’unico supereroe che ha il super potere di amarti incondizionatamente.

Anonimo

Mamme atlete. Da Tania Cagnotto ad Elisa Di Francisca

“So che molti di voi volevano vedermi ancora una volta sul trampolino e mi spiace di avervi deluso, ma in questo lockdown, come sarà successo a tanti altri, ho avuto tempo di riflettere e capire cosa fosse più importante per me. Il destino ha voluto regalarmi una nuova vita dentro di me”

Tania Cagnotto

Quando qualche giorno fa ho letto la notizia dell’addio alle gare di Tania Cagnotto, complice la sua seconda dolce attesa, ho sorriso. “Ha fatto la sua scelta”, mi sono detta. La campionessa di tuffi ha annunciato sui social la rinuncia alle prossime olimpiadi di Tokyo 2020: “Scelgo la famiglia, sono incinta”. Così dopo Maya, la Cagnotto si accinge a conquistare un’altra delle sue più belle medaglie. Perché la maternità è forse il più grande privilegio della vita.

Tania non è l’unica, nel panorama sportivo italiano e internazionale, ad aver fatto questa scelta. Prima di lei un’altra campionessa dello sport azzurro, Valentina Vezzali, aveva detto addio a Rio 2016 per dedicarsi alla famiglia. E come dimenticare Serena Williams? La regina del tennis mondiale che nel 2017 vinse gli Australian Open incinta di 1 mese. La campionessa statunitense dopo la maternità decise di restare per lungo tempo lontano dai campi da tennis per poi ammettere, in un’intervista, di aver sofferto di depressione post-partum.

Sia chiaro: riuscire a conciliare sacrifici, allenamenti, routine lavorativa e familiare è possibile. Ma è difficile, intenso, totalizzante. Tanto che a volte una donna sente di dover mettere il freno o, appunto, fare una scelta.

Ci sono mamme atlete, per esempio, che hanno deciso di non interrompere la loro carriera agonistica. Basti ricordare la pluricampionessa della canoa Josefa Idem, capace di conquistare un bronzo mondiale incinta di 10 settimane, o Elisa Di Francisca, che dopo le Olimpiadi di Rio 2016 è rimasta incinta e ha allattato suo figlio durante allenamenti e gare:

“Un’avventura stancante, ma bella” così Elisa Di Francisca ci descrive la sua vita da mamma atleta. “Molto stimolante. E’ dura l’organizzazione degli allenamenti, delle gare. I primi tempi ho portato sempre con me Ettore, mio figlio. Fino a che aveva due anni e mezzo. Poi ho ridotto pian piano e dal prossimo anno inizierà la scuola materna quindi per forza di cose starà più tempo a casa”.

Ovviamente ci sono dei pro e dei contro in questa scelta, come in qualsiasi altra:

“Il vantaggio è di avere vicino a te un tifoso in più ed è bello ogni volta fargli vedere quando la mamma vince, quando si allena, anche quando perde. E’ bellissimo tornare a casa da lui, cercare di staccare e lasciar fuori dalla porta tutte le preoccupazioni. I contro è che purtroppo non passo il tempo che vorrei con lui. Quando mi alleno e gareggio c’è questa convivenza con un lieve senso di colpa che comunque mi accompagna sempre, anche se so che sto facendo il mio lavoro”.

I sensi di colpa

Già, i sensi di colpa. Quale mamma non conosce questo sentimento?

Non allatto? Mi sento in colpa.

Lo metto davanti alla tv un po’ più del dovuto? Mi sento in colpissima.

Non ci gioco abbastanza? Lo lascio ai nonni? Lavoro? Perdo la pazienza? L’elenco potrebbe continuare all’infinito.

Almeno finché non ci arrendiamo all’unica consapevolezza possibile: quella di essere “imperfette”.

Se qualcuno si lamenta di un vostro errore, rispondete che senza imperfezione né io né voi esisteremmo.

Stephen Hawking

Questione di scelte

Non esiste la scelta giusta o sbagliata, c’è solo la scelta che ci sentiamo di fare in quel momento della nostra vita e del nostro essere mamma.

Io, per esempio, ho capito che non potevo continuare a fare l’inviata o la giornalista a tempo pieno, sostenendo gli stessi ritmi di sempre. Così, avendone la possibilità, ho optato (ben prima dell’esplosione dell’emergenza Covid-19) per lo smart working. E dal giorno della sua nascita io e mia figlia siamo cresciute insieme, senza stare lontane praticamente mai più di un paio d’ore.

E attenzione: non per questo mi sento certo migliore delle altre madri. Questa è stata la MIA scelta. Perché per 37 anni mi ero dedicata a studio e lavoro, avevo perseguito i miei obiettivi, mi sentivo appagata e avevo il desiderio di godermi a pieno i primi anni di vita della mia bambina.

A piccoli passi, senza fretta, mi sono ritagliata il tempo per continuare a fare il mio mestiere e addirittura per scrivere un libro, e mia figlia è sempre stata lì, fisicamente accanto a me.

E’ vero: non ricordo più l’ultima volta al cinema o l’ultima uscita di coppia. E lo ammetto senza problemi: a volte un po’ mi manca avere del tempo solo per me stessa. Ma quando questi pensieri mi sfiorano mi ripeto che per ora va bene così, perché nessuno potrebbe mai ridarmi indietro questa fase di crescita della mia bambina, di cui non mi sono persa nemmeno un attimo, un sorriso, una parola, un’espressione.

Alla fine ci sbatti la testa, ti disperi, ti arrovelli il cervello in cerca della scelta giusta, quando invece la cosa più importante è essere felici e sereni della propria scelta. Una scelta libera da qualsiasi condizionamento esterno, che sia il giudizio di una madre, di una suocera o di un datore di lavoro.

Perché, a pensarci bene, la ricetta per essere una buona madre per me ha solo un unico ingrediente, e anche poco segreto: l’amore.

Buona vita Tania.

E buona vita a tutte noi.

Mamme lavoratrici, mamme casalinghe, mamme atlete. 

La mamma fa sempre tutto il possibile, ma spesso dimentica di stupirsi di quanto tutto questo significhi!

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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