Miracolo all’ultimo giro

Miracolo all’ultimo giro

Una grande storia di sport contemporaneo. Sogni che diventano realtà. L’ebbrezza dell’esaltazione. La Formula uno, un ragazzo e la Safety Car. Il colpo di scena e una gara di cui si parlerà nei secoli a venire. Michael Schumacher ed i suoi sette titoli vinti. Un pilota sin qui nell’anonimato, ma di cui ora tutti ricorderanno il nome. Nicholas Latifi, Lewis Hamilton e il nuovo, sacrosanto, campione del mondo. Un miracolo sportivo e una lezione di vita. Una macchina splendida, ma forse non la più forte. Cinque indimenticabili giri del GP di Abu Dhabi. Un corpo a corpo, all’ultima curva. Un duello trepidante. Uno vince, l’altro perde. Un trionfo. Il re è morto, viva il re! Lunga vita a Max Verstappen.

Il regno di Lewis Hamilton è caduto. Proprio mentre l’inglese stava accarezzando l’idea dell’ottavo titolo, quello con cui avrebbe potuto staccare Michael Schumacher, accade l’imponderabile. Perché…

Non è finita finché non è finita

Yogi Berra

Un po’ di chiarezza, per chi non segue la Formula Uno.

Lewis Hamilton è l’uomo da battere e all’apparenza imbattibile. Ha conquistato già 7 titoli mondiali ed è pilota della Mercedes. Gli manca davvero un soffio per conquistare l’ottava incoronazione e diventare il più vincente di sempre. Sulla sua strada verso l’Olimpo però c’è Max Verstappen con la Red Bull. E non solo lui.

C’è infatti pure Nicholas Latifi. A cui fischieranno le orecchie per parecchio tempo.

Max ci prova in ogni modo a contendere lo scettro a Hamilton, ma tutto appare inevitabilmente compromesso. Fino a quando Latifi va a sbattere con la sua Williams, a 5 giri dalla fine del GP di Abu Dhabi. Al momento dell’incidente, Hamilton era saldamente al comando della corsa con 12 secondi di vantaggio.

Dunque. Latifi impatta violentemente contro il muretto e si ferma in mezzo alla traiettoria con una marea di detriti sparsi. La direzione gara deve schierare la Safety Car, che si utilizza appunto in caso di incidenti per far riprendere la corsa. Accade così che di fatto lo svantaggio della Red Bull di Max Verstappen si azzera. I giochi si riaprono.

Max rientra ai box e tenta il tutto per tutto, montando le gomme morbide. Nella speranza di poter sferrare un ultimo attacco a Hamilton, che rimane invece in pista con le gomme dure.

Nessuno poteva immaginare cosa stava per accadere.

Gli ultimi cinque giri del Gran premio di Abu Dhabi sono una sequenza di entusiasmo e trepidazione.

La Williams di Latifi viene rimossa.

Il GP riprende. La direzione gara inizialmente non consente alle vetture in pista di sdoppiarsi. Fino al penultimo giro. Quando viene dato il permesso e fatta rientrare la Safety Car. La corsa adesso è vera e viva.

Un ultimo giro. E’ a quel punto che si realizza l’impensabile. Hamilton è virtualmente campione. Verstappen è dietro.

Il duello, che sembrava chiuso, si riapre.

Max prende il rischio. E sorpassa magnificamente Hamilton.

Abu Dhabi è un inferno. Ogni istante un boato. Ogni metro un sussulto.

Hamilton adesso è dietro, prova e riprova a tornare avanti. Verstappen si difende con le unghie e con i denti.

Nelle ultime curve restiamo tutti senza fiato. I piloti in pista, chi è ai box, noi spettatori.

Arriva la bandiera a scacchi. E arrivano le urla. Di gioia. Incontenibile e pura.

Max vince il gran premio. Compie il suo personale capolavoro. E grida nel team radio “Oh mio Dio!”.

Nei box Red Bull si festeggia. In quelli Mercedes si configura uno psicodramma, mentre vengono riposte le magliette celebrative, già pronte, e le bottiglie di champagne, che stavano per essere stappate.

A noi resta un campionato indimenticabile. A Max, che diventa il nuovo Campione del mondo, la soddisfazione immensa di veder realizzato il suo sogno, iniziato da bambino. Di aver compiuto il miracolo che tutti gli chiedevamo.

Non ce lo dimenticheremo mai

Carlo Vanzini e Marc Genè – Sky

Adesso è facile dire che Max fosse un predestinato. Andando alla ricerca dei vari segni premonitori.

E’ sicuramente vero che le corse sono nel DNA della famiglia Verstappen.

Max è cresciuto a pane e motori.

Papà Jos, ha trascorso una vita in pista. Pilota di Formula 1 tra il 1995 e il 2003, e una vittoria alla 24 Ore di Le Mans nel 2008.

Mamma Sophie Kumpen, ha corso come pilota di kart. E’ la nipote di Paul Kumpen e cugina di Anthony Kumpen, anch’essi piloti automobilistici professionisti.

La sorella Victoria è stata pilota anche lei.

E, dulcis in fundo, la fidanzata di Max è la bellissima Kelly Piquet. Figlia di quel Nelson Piquet, tre volte campione del mondo di F1.

Con la velocità ereditata dai genitori, Max ha percorso la sua strada. Impegnandosi, senza mai mollare.

Ha commesso errori e ha imparato proprio da quelli. Ha sgretolato pregiudizi e record di precocità.

A 8 anni era già un campione dei kart.

Nel 2014 viene scelto come nuovo membro della Red Bull Junior Team. Non ancora 18enne è lui il pilota nelle prove libere dei GP di Giappone, Stati Uniti e Brasile.

Nel 2015 viene promosso a pilota della Toro Rosso, diventando il più giovane di sempre a esordire in Formula 1 nel Gran Premio d’Australia e il più giovane a punti nella successiva gara in Malesia. Chiude dodicesimo in classifica.

Nel maggio del 2016, dopo quattro gare ancora alla Toro Rosso, arriva alla Red Bull Racing. E all’esordio, con la squadra austriaca, ottiene il quarto posto in qualifica e trionfa nel GP di Spagna, diventando a 18 anni, 7 mesi e 15 giorni il più giovane pilota ad aver vinto una corsa del campionato del mondo di Formula 1. Max conquista altri sei podi e conclude in quinta posizione.

Nella stagione successiva, il 1° ottobre sul circuito di Sepang, in Malesia, arriva il secondo trionfo di Max, davanti a Lewis Hamilton. Il 29 ottobre del 2017 va ancora a segno, per la terza volta, precedendo al traguardo Bottas su Mercedes e Raikkonen su Ferrari.

Arriva anche il successo nel GP più sentito per il suo team. E’ il 1° luglio e sul circuito austriaco di Spielberg, Max vince davanti alle Ferrari di Vettel e Raikkonen. Il 28 ottobre si ripete a Città del Messico, precedendo sotto la bandiera a scacchi ancora Vettel e Raikkonen. Chiude quella stagione al quarto posto.

Inarrestabile. Il successivo 30 giugno i supporters olandesi volano in massa a Spielberg per sostenere Max. E lui preciso come un cecchino, va a segno. Non si ferma più. Il 28 luglio vince per la prima volta sul circuito tedesco di Hockenheim. Il 17 novembre del 2019 Verstappen vince anche a Interlagos, E chiude terzo in classifica.

Il 9 agosto del 2020 Max conquista Silverstone nella corsa del 70° anniversario. E lo fa davanti al padrone di casa, Lewis Hamilton. Preludi e schermaglie. E’ il 13 dicembre, è il Gran Premio di Abu Dhabi e, dopo aver centrato la sua prima pole stagionale, Verstappen vince, restando in testa alla gara per tutti i giri sul circuito di Yas Marina, nell’ultimo GP della stagione. Alle sue spalle si piazzano le due Mercedes, di Hamilton e Bottas, però lui è ancora terzo nella graduatoria finale.

Passa quasi un anno esatto. In Arabia Saudita, Max vince tutto. Gara e titolo. E’ il 12 dicembre e il regno incontrastato di Hamilton cade. Ora sul trono si siede lui, Max Verstappen, 24enne pilota olandese.

miracolo
Miracolo

Max l’ha sempre sostenuto. Ne era convinto. Hamilton e la Mercedes erano battibili.

Il ragazzo olandese si è fidato delle sue sensazioni. E ha osato. Con la testa ma soprattutto con il cuore, senza mollare di un centimetro.

Max ha vinto e convinto. Velocità e controllo. Si è spinto al limite e ha regalato emozioni.

Tranne i fedelissimi tifosi di Hamilton, il giovane campione olandese ha ricevuto il sostegno e l’incitamento di tutti gli appassionati di Formula 1, e non solo loro.

Abbiamo esultato insieme a lui e ci siamo commossi con lui.

Erano anni che un GP di F1 non mi entusiasmava in questo modo. E da quello che ho visto non è successo solo a me. Un trasporto collettivo, ad ogni latitudine.

Quindi grazie Max per questo fervore ritrovato.

L’impresa di Max non è solamente storia sportiva ma anche e soprattutto lezione di vita.

Ad Abu Dhabi infatti c’è stata l’ennesima dimostrazione che bisogna crederci sempre, anche quando sembra tutto finito. Perfino quando nessuno ha più ha fiducia in te. Anche mentre gli altri si preparano a festeggiare e tu sei lo sconfitto di turno.

Non arrenderti.

Quando ti dicono che non puoi farcela, che gli altri sono migliori di te. Tu ascolta te stesso, perché solo se davvero ci credi i miracoli si avverano.

Non arrenderti.

I prodigi, nello sport come nella vita, accadono.

Quindi grazie Max, per averci regalato questo piccolo miracolo di Natale.

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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