Storia della Colomba di Pasqua

Storia della Colomba di Pasqua

Come abbiamo imparato a scoprire, tutti i dolci della tradizione italiana si portano dietro storie e leggende. E, ovviamente, anche la Colomba di Pasqua ha la sua bella storia da raccontare.

Per avere le prime notizie, bisogna andare un po’ indietro nel tempo fino al Medioevo.

Quando ovviamente, l’impasto non è quello che troviamo oggi nei nostri supermercati o pasticcerie. Ma era soprattutto un pane lievitato dolce.

La storia più antica ci racconta che la Regina Teodolinda, intorno al 612 d.C., ospita nel suo palazzo l’Abate irlandese, Colombano. È il periodo della Quaresima così per onorarlo della sua presenza, la Regina fa cucinare della selvaggina.

Ora, l’abate, non potendo in periodo di Quaresima mangiare carne, chiede alla Regina di poter benedire il cibo. Da questa benedizione la carne si trasforma in pane a forma di colomba. Questo miracolo colpisce a tal punto la sovrana da offrire al religioso l’intero territorio di Bobbio, dove poi nasce l’Abbazia di San Colombano.

Ci trasferiamo a Pavia e siamo a metà del VI secolo. La leggenda narra che la città si trova sotto assedio da ormai tre anni, fino a quando, nella settimana di Pasqua, il Re Alboino finalmente riesce a conquistarla e riceve dai cittadini un pane dolce a forma di colomba, proprio in segno di pace. Questo gesto del popolo colpisce molto il Re che decide così di salvare la città dal saccheggio. E questo accade proprio il giorno della vigilia di Pasqua.

Nell’ultima ricostruzione ci troviamo invece nel 1176 in piena battaglia di Legnano. Qui, Federico Barbarossa cerca di conquistare i comuni Lombardi. Ad un certo punto arrivano tre colombe che si posano sulle insegne della Lega dei comuni lombardi vegliando il territorio.

L’arrivo delle tre colombe viene visto come un segno della protezione divina e così, dopo aver conquistato la vittoria il popolo inizia a confezionare pani dolci a forma di colomba.

Molti però riconducono anche al Veneto la nascita della Colomba. Infatti, nella loro tradizione è presente una focaccia dolce a forma di colomba già alla fine dell’ottocento.

Però, non tutti sanno che la storia della colomba non si può attribuire soltanto alla Lombardia, o comunque al nord Italia. Infatti, anche alla Sicilia viene riconosciuta la paternità di questo dolce. Sicuramente con delle varianti anche dovute alle materie prime presenti nella regione. Ma comunque riconducibile alla colomba. Ne troviamo testimonianze già intorno ai prime del 1900, nella zona di Ragusa, dove c’era l’usanza di preparare, durante la Quaresima, dei piccoli pani dolci a forma di colombine. L’impasto era molto più asciutto ed era composto da albumi, zucchero, farina “forte” e cannella: questi pani si chiamano Pastiforti.

Ci avviciniamo ai nostri giorni quando la Colomba diventa quel dolce che tutti noi gustiamo nel periodo di Pasqua.

È il 1930 e Dino Villani, Direttore della pubblicità della Motta, riflette sul fatto che i macchinari che vengono utilizzati per il panettone e pandoro natalizio per molti mesi all’anno rimangono fermi. Così come gli ingredienti. Possiamo, quindi dire, che la Colomba Pasquale nasce dall’esigenza della Ditta Motta, ormai già specializzata in panettoni e pandori, di ottimizzare l’acquisto di quei macchinari, e da un impasto simile al panettone che nasce, appunto la colomba.

Come sempre quando parliamo di tradizioni culinarie e soprattutto dolciarie nel nostro Paese, ci rendiamo conto che molte regioni hanno molti dolci in comune che si differenziano per pochi ingredienti.

Questo perché l’Italia è sempre stato un Paese di viaggiatori che importavano ed esportavano cultura che poi diventavano tradizioni che ancora oggi ci tramandiamo.

La bellezza è proprio in questo. Nel riuscire a regalare un po’ di storia e tradizione ogni volta che ci allontaniamo dalle nostre case per cambiare vita o semplicemente per un viaggio.

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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