E’ tempo di cocktail

E’ tempo di cocktail

Ormai non abbiamo scuse, l’estate è prepotentemente arrivata e con queste temperature decisamente, è tempo di cocktail!

Gli aperitivi in questo periodo sembrano essere la cosa che ci gratifica di più e il modo migliore per sfuggire al caldo asfissiante delle nostre case di città. E allo stesso tempo, per chi è già in vacanza, il modo migliore per concludere una giornata di mare o di una gita sulle vette dei nostri monti.

Sono sicura che la maggior parte di noi, e dico noi perché mi ci metto anche io, crede che il cocktail sia un’invenzione “recente” o per lo meno del secolo scorso. Ma molti saranno stupiti nello scoprire che il primo miscelato della storia risale al 1786, quando Antonio Carpano crea il vermouth. Da subito conquista un posto d’eccellenza nei bar di tutta Europa. I clienti entrano e prima di consumare i pasti chiedono un vermouth.

Ma bisogna aspettare circa venti anni perché a questa “bevanda stimolante composta da liquori di vario tipo, zucchero, acqua e amari” venga dato un nome, ovvero cocktail.

Però, quando siamo proprio nel pieno della moda dei cocktail succede il consueto imprevisto.

La filossera delle viti contamina molti paesi tra cui anche l’Italia e l’industria enologica subisce un brusco stop. Ma come sempre, quello che può sembrare una catastrofe si trasforma in un’opportunità. I miscelati iniziano a prendere nuove forme e il rum, la vodka o il gin iniziano ad essere mischiati a succhi di frutta, spezie o bitter. E finalmente prendono vita i cocktail così come li conosciamo oggi.

A questo punto manca solo una cosa perché la nascita definitiva del cocktail prenda il via. Il bartender e il mixology. Cioè una figura che li creasse e sperimentasse partendo da zero. Il primo riconosciuto e ancora oggi per molti versi inarrivabile è Jerry Thomas o anche detto The Professor. Che nel 1862, pubblica la Bar-Tenders Guide (How to mix drinks). Ossia il primo volume della storia dedicato alla miscelazione, che contribuisce a diffondere enormemente il sapere attorno a questa nuova materia. 

L’ultima crisi importante per questo settore è stata all’inizio del 1900 quando il proibizionismo impediva la vendita degli alcolici. Ma anche qui come per la filossera, la crisi diventa opportunità. Infatti, la circolazione di pessimi liquori da contrabbando hanno sviluppato molto la fantasia del mixologer. Che creano così cocktail che ancora oggi degustiamo durante i nostri aperitivi o post cena.

Da sempre, in Italia la cultura enologica ci ha portato a sperimentare e per questo che tra i cocktail più venduti al mondo ce ne sono molti di nostra appartenenza. Abbiamo il Bellini e il Rossini perfetti per un brunch composto da prosecco per entrambi e poi nel primo succo di pesca, nel secondo di fragole.

Poi abbiamo lo Spritz o il Pirlo, molto simili con la differenza che il primo nasce a Venezia e oltre al prosecco c’è dell’Aperol, acqua gassata e arancia. Mentre il Pirlo nasce a Brescia, solo che invece del prosecco usano del vino bianco. Ed è ancora viva la diatriba su quale di due è nato prima vista la similarità degli ingredienti.

Ma oltre a questi, potremmo citarne molti altri di cocktail italiani. Lascio a voi suggerire il vostro preferito…ma attenzione, che sia italiano!

#ostinatamenteottimista

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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