Matilde Serao. Passione e Rivoluzione nel Giornalismo Italiano

Matilde Serao. Passione e Rivoluzione nel Giornalismo Italiano

Una rivoluzione. Una scrittrice audace e intraprendente. Un’icona indimenticabile. Una “ribelle” intellettuale. Un’anima ardente nell’universo del giornalismo. Una pioniera che ha sfidato le convenzioni della sua epoca e ha lasciato un segno indelebile. Matilde Serao, giornalista, scrittrice e imprenditrice, prima donna a fondare e dirigere un giornale. Una carriera impreziosita da numerosi primati. Talento e determinazione che hanno spostato montagne.

Matilde nasce a Patrasso, in Grecia, dove il padre avvocato e giornalista si rifugia perché ricercato come antiborbonico. La madre è di nobile discendenza greca, donna colta e molto amata. La famiglia non gode però di grandi risorse.

Bisogna sempre partire subito, quando si vuol andar via. Se si ritarda, si resta.

Matilde serao, DAL LIBRO “L’INFEDELE!

In Italia Matilde giunge, insieme alla sua famiglia, dopo l’Unità d’Italia, quando la situazione politica si è placata. Si stabiliscono a Napoli, dove il padre riprende il lavoro di giornalista. Nella sua orbita subito si aggrega l’interesse di Matilde, la quale nonostante la necessità di sostenere economicamente la famiglia, non si allontana mai dalla sua passione per la lettura e la scrittura. E il suo talento di scrittrice si impone a tal punto che abbandona il lavoro di impiegata e si dedica completamente alla stesura di articoli e racconti che le aprono le porte delle redazioni giornalistiche.

Nel frattempo diventa amica intima di Eleonora Duse, all’epoca giovane e già talentuosa attrice. L’affianca e la sostiene anche nel corso di una tragica gravidanza che si concluderà purtroppo con la morte del bambino della Duse. 

Nel 1882 Matilde si trasferisce a Roma, dove collabora per oltre cinque anni con il “Capitan Fracassa”, affrontando con maestria argomenti diversi, dalla cronaca rosa alla critica letteraria. La sua penna vivace e ricca di coloriture la introduce nel mondo dei salotti romani che l’accolgono con curiosità. Il suo ingresso è preceduto dalla fama di donna indipendente e poco incline ai rituali della mondanità. Il padre, sempre presente, l’incoraggia e l’accompagna.

Durante questo periodo pubblica anche il suo primo romanzo, “Fantasia”, nel 1883. Un’opera che cambierà il futuro stesso di Matilde. Lo scritto infatti suscita non poche critiche da parte di Edoardo Scarfoglio, poeta, giornalista e scrittore, destinato a diventare in seguito suo marito nel 1885.

Tra Matilde ed Edoardo non nasce solo un’unione sentimentale, ma anche un sodalizio professionale. Scarfoglio che pensava da tempo di fondare un proprio giornale quotidiano, trova in Matilde l’alleata perfetta, e proprio insieme a lei realizza il suo progetto.

Così nel 1885 fondano il Corriere di Roma

Tuttavia il giornale non decolla, per la concorrenza del più forte La Tribuna, il quotidiano romano allora più diffuso. Con un’esistenza travagliata sin dalla nascita, Il Corriere di Roma s’indebita parecchio.

A risolvere questa difficile situazione ci pensa l’inatteso incontro, a Napoli, con il banchiere livornese Matteo Schilizzi, proprietario del quotidiano Corriere del Mattino. Schilizzi propone alla coppia di trasferirsi a Napoli, per continuare la loro avventura al suo giornale.

Matilde ed Edoardo accettano.

Il banchiere si accolla i debiti del quotidiano romano e il 14 novembre del 1887 il Corriere di Roma cessa le pubblicazioni. Poco dopo viene fuso con il Corriere del Mattino e dall’unione nasce il Corriere di Napoli, il cui primo numero esce il 1º gennaio 1888.

Matilde chiama a collaborare a questa sua nuova creatura firme prestigiose, come Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio e Salvatore Di Giacomo.

Da sottolineare che in tutto questo trambusto, tra l’attività giornalistica al “Corriere di Roma” e la nascita dei figli, Antonio, Carlo, Paolo e Michele, nulla impedisce a Matilde di dedicarsi alla sua adorata scrittura.

E’ il 1891, sono passati pochi anni dalla prima uscita del Corriere di Napoli. Matilde ed Edoardo decidono di fare un ulteriore salto. Cedono il proprio quarto di proprietà ricavando 100.000 lire. Con questo capitale fondano un nuovo giornale, tutt’ora esistente e vitale, Il Mattino. Il cui primo numero esce il 16 marzo del 1892.

E arriviamo al 1894. Anno tumultuoso nella vita di Matilde Serao, che prende una svolta drammatica.

Già nel 1892 Matilde si era allontanata temporaneamente da Edoardo Scarfoglio, con i quale i rapporti non erano sereni. Esattamente nello stesso periodo, Edoardo aveva iniziato una relazione con una cantante di teatro, Gabrielle Bessard.

E per l’appunto due anni dopo, Gabrielle mette al mondo una bambina, figlia di Scarfoglio. A lui l’attrice chiede ed esige la separazione da Matilde. Il giornalista si rifiuta e la vicenda, che crea un grande scandalo nella buona società in cui sono tutti ben conosciuti, ha un epilogo tragico.

La giovane Gabrielle, disperata, si suicida. In circostanze spaventose.

Si presenta dinanzi a casa Scarfoglio. Si separa dalla piccola figlioletta.

E lì, sull’uscio, si spara un colpo di pistola.

A Edoardo lascia un biglietto con scritto: “Perdonami se vengo a uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre“.

Matilde, con grande coraggio e sprezzo delle convenzioni, accoglie la bambina di Gabrielle come una nuova figlia. Scegliendo per la neonata il nome di sua madre, Paolina.

La relazione con il marito è però ormai compromessa e Matilde se ne separa, non senza strascichi. Il loro giornale viene coinvolto in un grande scandalo politico con accuse, per lei e Edoardo Scarfoglio, di corruzione e di collusione con la giunta comunale sotto inchiesta.

Matilde si dimette dal giornale, difendendosi energicamente e ricevendo anche l’appoggio del marito.

Determinata a lasciarsi alle spalle uno scandalo che avrebbe potuto spezzarla, decide di conquistare il suo posto nel mondo a suon di urti e gomitate, senza il supporto di nessuno.

Così, con un ardente desiderio di successo, lascia Napoli e il Mattino, riuscendo così nell’intento di fare la storia come la prima donna italiana a fondare e dirigere un giornale.

Siamo nel 1903. Entra nella vita di Matilde un altro giornalista, Giuseppe Natale, che sposerà alla morte del marito e da cui avrà una figlia, chiamata Eleonora in segno d’affetto per la Duse.

Con lui al suo fianco fonda, prima donna nella storia del giornalismo italiano, e dirige una nuova testata. Il Giorno, ancora oggi quotidiano di rilevanza nazionale.

Entra in diretta concorrenza con Il Mattino di Scarfoglio. Però il giornale della Serao è più pacato nelle sue battaglie e raramente polemico. Riscuotendo un buon successo. Pur senza rinunciare alla sua missione di giornalista d’inchiesta, Matilde sceglie infatti toni più moderati, proseguendo anche la produzione letteraria e continuando ad occuparsi dei suoi sei figli.

Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, Il Giorno si distingue per la linea non interventista. 

Nel 1911 Matilde assume anche la direzione del settimanale per signore «La moda del giorno», edito da Antonio Quattrini.

Nonostante la morte del secondo marito nel 1917, Matilde prosegue da sola il suo intenso lavoro e la gestione della famiglia. 

Mentre un uomo pensa a come fare il suo lavoro, una donna lo ha già finito e sta facendo tutto il resto.

Matilde Serao

Grazie al suo innegabile talento, Matilde Serao è stata candidata sei volte al premio Nobel per la Letteratura, non riuscendo mai vincerlo. Nel 1926 la sua candidatura fu fermata da Mussolini, a causa delle posizioni contro il fascismo. E il premio assegnato a Grazia Deledda.

Matilde però ha sempre considerato il suo più grande trionfo il fatto di poter narrare storie italiane agli italiani, condividendo le loro esperienze e le loro lotte.

Durante la sua carriera, ha scritto numerosi romanzi e novelle, dal 1878 al 1926, anno del suo ultimo romanzo “Mors tua…romanzo in tre giornate”.

La sua vasta produzione letteraria include opere indimenticabili come “Il ventre di Napoli” del 1884, “Il paese di cuccagna” del 1891 e “La virtù di Cecchina” del 1906.

La sua voce, che si espresse anche attraverso la celebre rubrica “Api, mosconi e vespe”, ha accompagnato la sua carriera per circa 40 anni, cambiando nome a seconda delle diverse testate giornalistiche.

E’ morta nel 1927 colpita da un infarto mentre era intenta a scrivere.

“La più forte prosatrice d’Italia”, l’ha definita Giosuè Carducci.

Dalla “fantasia mirabilmente limpida e viva” ha sentenziato Benedetto Croce in un saggio del 1903.

Fra “le opere più significative, più degne di storia”, ha collocato Henry James il seraiano Paese di cuccagna , scrivendolo sulla rivista The North American Review, il 24 marzo 1901, e in Notes on Novelists, Dent, London 1914.

Il suo prolifico lavoro lascia dietro di sé uno sterminato elenco di titoli, ognuno dei quali ha il potere di evocare la potenza delle sue parole e delle sue idee.

Nella sua epoca, questa straordinaria figura è stata definita una vera e propria “ribelle” intellettuale. Ha anticipato i tempi e si è distinta, scrivendo coraggiosamente e profondamente sulle donne.

Il suo ingegno audace e la prospettiva avanguardista l’hanno portata a essere una delle prime voci femminili ad esplorare le questioni di genere in modo sfaccettato e corretto.

Le sue idee non erano semplici “mode” del momento, ma visionarie e incisive visioni, che rompevano schemi convenzionali e portavano alla luce questioni spesso ignorate o sottovalutate.

La sua eredità è persistente, poiché le sue parole hanno continuato a ispirare e a guidare il cammino delle successive generazioni di donne.

Oggi, il suo impatto rimane vivo, poiché il suo lavoro è ancora studiato e apprezzato per la profonda intuizione e per la capacità di aprire le menti a nuove prospettive.

Il lascito di Matilde Serao nel campo del giornalismo italiano è duraturo.

Il coraggio, la visione innovativa e la passione per la scrittura hanno aperto nuove strade per le donne nel mondo della comunicazione.

La sua voce ha dato eco a diverse generazioni, mentre la sua prosa, spesso criticata per il suo stile unico, ha continuato a incantare i lettori per decenni.

Nonostante le sfide e le controversie affrontate lungo il suo cammino, Matilde Serao rimane una figura iconica nella storia del giornalismo italiano, un’ispirazione per coloro che desiderano infrangere le convenzioni, inseguire i propri sogni e lasciare un’impronta indelebile nella propria professione.

Il giornalista è l’apostolo del bene, esaltatore solo della pace, della virtù, dell’eroismo.
Il giornale è la più nobile forma del pensiero. 

Matilde Serao

Una donna forte e volitiva che ha saputo combattere contro le avversità della vita, quelle di carattere sentimentale innanzitutto, per dare spazio alla sua più grande passione. Essere giornalista nell’accezione più vera del termine. Inteso come fonte di informazione libera e pulita. E rivestita di un ruolo importante quale è la diffusione del sapere.

Ci ha insegnato che il coraggio di essere noi stessi, di seguire la nostra vocazione, è ciò che può portare a un cambiamento significativo.

Oggi, nel mondo dell’informazione, possiamo scorgere il suo spirito ancora vivo in tante giornaliste che continuano a portare avanti la sua eredità. Quindi, mentre guardiamo al passato con gratitudine e ammirazione per ciò che Matilde Serao ha realizzato, guardiamo anche al futuro con speranza e determinazione.

Perché lei ha dimostrato al mondo intero che il talento e la competenza non conoscono limiti di genere. E quelle porte che erano chiuse per le donne, si sono aperte grazie alla sua tenacia e al suo desiderio di dare voce alla verità e alla libertà di informazione.

E sì, potrebbe essere vero che, all’inizio, la società non fosse del tutto preparata ad accogliere una donna al comando di un giornale, ma Matilde ha rivelato che è possibile abbattere ogni barriera. In questo modo, con competenza e tenacia, hanno dovuto per forza accorgersi di lei e… di sicuro l’hanno vista arrivare!

#IrriducibilmenteLibera

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Sabrina Villa

Per Vasco “Cambiare il mondo è quasi impossibile -Si può cambiare solo se stessi - Sembra poco ma se ci riuscissi - Faresti la rivoluzione” . Ecco, in questo lungo periodo di quarantena, molti di noi hanno dovuto imparare nuovi modi, di stare in casa, di comunicare, di esternare i propri sentimenti. Cambiare noi stessi per modificare quello che ci circonda. Tutto si è fermato, in attesa del pronti via, per riallacciare i fili, lì dove si erano interrotti. I pensieri hanno corso liberamente a sogni e desideri, riflessioni e immagini e, con la mente libera, hanno elaborato anche nuovi modi di esternazione e rappresentazione dell’attualità. Questa è la mia rubrica e io sono Sabrina Villa. Nata a Roma e innamorata della mia città. Sono un'eclettica per definizione: architettura, pittura, teatro, cucina, sport, calcio, libri. Mi appassiona tutto. E' stato così anche nel giornalismo, non c'è ambito che non abbia toccato. Ogni settore ha la sua attrattiva. Mi sono cimentata in tv, radio, carta stampata. Oggi, come al solito, mi occupo di tante cose insieme: eventi, comunicazione, organizzazione. La mente è sempre in un irriducibile movimento.

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