Il caso Elisa Claps in un podcast. Dove nessuno guarda

Il caso Elisa Claps in un podcast. Dove nessuno guarda

Elisa era tante cose. Era dolce. Aveva un sorriso per tutti. Sognava di diventare medico per poi partire per l’Africa e aiutare i più deboli. La chiamavano “Madre Teresa”. E lei ogni volta rispondeva: “faccio quello che posso”. Ingenua, nel vedere sempre e solo il bene e mai il male nel prossimo.

Era la vittima imperfetta, Elisa. Nata a Potenza il 21 gennaio 1977. Avrebbe avuto oggi 46 anni.

L’omaggio alla memoria di Elisa Claps parte da qui. Da chi era. E da chi sarebbe potuta e voluta diventare.

Se un giorno non fosse successo qualcosa di terribile che avrebbe spento, in un colpo solo, speranze e desideri di quella giovane ragazza potentina…

La scomparsa di Elisa

È il 1993. Elisa ha solo 16 anni all’epoca. Esce di casa per andare a messa la domenica del 12 settembre. Ha appuntamento con Danilo Restivo, un ragazzo poco più grande di lei, nella Chiesa della Santissima Trinità a Potenza. In pieno centro.

Quel giorno Elisa scompare. Di lei si perdono le tracce.

Nessuno vede. Nessuno sa. Nessuno guarda.

La sua sorte diventerà uno dei più sconvolgenti e intricati casi della cronaca nera italiana. Una storia che smuove le coscienze, invita a riflettere e lascia, nonostante la condanna dell’assassino, dubbi irrisolti e una scia di dolore che ancora oggi fatica a trovare pace e consolazione.

La lotta per la verità, instancabile e poderosa da parte della famiglia Claps, è diventata simbolo di perseveranza e determinazione.

Il caso Elisa Claps in un podcast

Il 12 settembre 2023, giorno del trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, è stata pubblicata, non a caso, l’ultima puntata del podcast di Pablo Trincia dal titolo Dove nessuno guarda: il caso Elisa Claps.

Un documento straordinario di giornalismo d’inchiesta realizzato da un team di professionisti con la voce narrante di uno dei migliori giornalisti in circolazione. Un’analisi lucida, dettagliata. Un racconto che mette in luce errori, sviste, omertà.

«In uno stanzone buio e polveroso alcune persone con la tuta bianca si muovono in punta di piedi, come fantasmi alla luce di un faretto». Siamo a Potenza, nel sottotetto delle Chiesa della Santissima Trinità, ed è il 18 marzo 2010, il giorno in cui viene trovato il cadavere quasi completamente mummificato di Elisa Claps, la ragazza sedicenne scomparsa 17 anni prima da quella stessa città.

Il podcast di Sky Italia e Sky Tg24, realizzato da Chora Media, si apre con questa immagine.

Ed io rimango incollata all’ascolto. Non so molto di questo caso. Non sono un’amante della cronaca nera, unico settore del giornalismo che ho solo sfiorato e anche malvolentieri. Il nome, Elisa Claps, mi dice qualcosa ma i ricordi sono confusi. E così, con la mente sgombra da pregiudizi e retro pensieri, mi lascio trasportare dalla voce di Pablo Trincia ed episodio dopo episodio il quadro (metafora usata dallo stesso autore) prende forma e io osservo.

Anche chi pensa di sapere tutto sul caso di Elisa, nell’opera di Trincia trova nuove testimonianze, nuovi dettagli, nuovi punti di vista.

La verità è davanti ai miei occhi sin da subito. Mi dico: « è chiaro chi sia il colpevole ». E invece no. Gli investigatori vedono ma non guardano. Sfiorano ma non approfondiscono. Cercano ma non scovano.

Un giallo con un unico sospettato, identificato sin da subito dalla famiglia Claps come colpevole. Un omicidio che si sarebbe potuto risolvere in poche ore e invece è rimasto senza risposte e irrisolto per quasi 17 anni. Un serial killer che si sarebbe potuto fermare e che invece è stato libero di colpire ancora.

Sfogliando con attenzione le pagine che vi stiamo per raccontare, ci renderemo conto che il male non ha un solo volto e un solo nome, perché attorno al male c’è dell’altro male: indifferenza, incompetenza, egoismo, ignoranza, opportunismo.

Pablo Trincia

I silenzi delle persone. Gli errori delle forze dell’ordine. L’omertà della chiesa.

E quel ragazzo « problematico », Danilo Restivo. Libero di vivere la sua vita mentre quella di Elisa si era già spenta nel buio di un sottotetto per mezzo delle sue mani insanguinate. Un uomo protetto, a torto o a ragione, dai suoi familiari, che ha continuato a mettere in scena le sue ossessioni sfociate in almeno un altro omicidio accertato, quello della sarta inglese, Heather Barnett, e in un’altra uccisione sospetta, per la quale, al momento, un altro uomo è stato condannato.

Danilo Restivo è una figura che, nel podcast, viene descritta come profondamente disturbata e a dir poco problematica dalle scuole elementari. In paese tutti sapevano. Ma nessuno ha voluto interessarsene veramente, parlarne apertamente, “creare” il problema. L’orrore ai danni di Elisa è stato solo l’ultimo e feroce di una lunga parabola di comportamenti perversi, lasciati passare, tollerati, ridimensionati, insabbiati tramite assegni e raggiri e giustificazioni. Un’aria da bambino cresciuto. Un ragazzo di buona famiglia, all’epoca dei fatti appena ventunenne che poi, una volta diventato adulto, ha lasciato la sua città natale per trasferirsi all’estero. Dove non ha mai smesso di tagliare ciocche di capelli, spiare, pedinare, tormentare le sue vittime.

Una fitta rete di non detti, di misteri, di parole taciute, che ha permesso all’orrore di proliferare, nascosto eppure in piena vista. E l’orrore ha proliferato, infatti. Anche al di fuori dei confini nazionali.

Polvere e catrame nascosti abilmente sotto il tappeto. Un tappeto sotto al quale nessuno ha voluto guardare. Per quieto vivere? Per denaro? Per semplice indifferenza?

Tra orrore, dolore e indifferenza

Orrore, dolore, rabbia. Che si trasforma ma non passa. Che lacera. Che si incarna nella forza di mamma Filomena, nella determinazione dei fratelli Gildo e Luciano, nella rassegnazione di papà Antonio che si chiude nel suo silenzio e si lascia corrodere dalla disperazione.

L’ultimo affronto alla famiglia Claps e alla memoria di Elisa è recentissimo: la riapertura in sordina della Chiesa della Santissima Trinità alla vigilia dei 30 anni dal delitto. Un delitto che si è consumato proprio lì. Celato. Occultato ad arte. Scoperto per caso?

La famiglia Claps, dopo il ritrovamento del cadavere, aveva espresso un desiderio, legittimo e comprensibile: che in quella chiesa fossero evitati i sacramenti, non fosse detta messa nell’orario in cui era stata uccisa Elisa e fosse aperto un centro antiviolenza dedicato alla ragazza. «Nessuno ha accolto le loro richieste e nessuno li ha nemmeno avvisati della riapertura della chiesa. L’ennesima umiliazione», spiega Pablo Trincia.

L’unica certezza è quel corpo rimasto a marcire per 17 lunghissimi anni, letteralmente sul capo dei fedeli che in quella chiesa hanno pregato e ascoltato omelie.

Elisa. Accoltellata, soffocata, uccisa due volte da chi non ha voluto guardare.

Da quella maledetta domenica la vita della famiglia Claps si è fermata sui binari di un tempo sospeso, schiaffeggiata da calunnie, indignazione, indifferenza. Poche mani tese. Tanti mormorii. Giudizi affrettati. Spalle voltate. Di fronte al loro urlo in pochi hanno saputo ascoltare. Il « sistema » ha depistato, omesso, taciuto. Una Chiesa per forza complice eppure mai accusata ufficialmente. « Tutti sapevano cosa era accaduto in quel sottotetto », un posto dove « non si doveva andare, ma tutti andavano » racconta un prelato dalla voce artefatta nel podcast di Pablo Trincia.

«Come è stato possibile che nessuno tra il 96’ – 97’ quando si effettuarono i lavori nel sottotetto, a pochi centimetri dal corpo di Elisa, sicuramente visibile, non abbia mai parlato di quello che ha visto? È questo che fa malissimo. Abbiamo dovuto aspettare 17 anni, uno strazio che solo chi patisce una scomparsa può comprendere, ferite che non possono rimarginarsi, dopo 30 anni non nascondo la stanchezza, però non demordo su alcune cose, che sono i miei capisaldi, e che voglio trasmettere agli altri, cioè che è possibile non piegarsi ai poteri forti».

gildo claps

 « Ci hanno consegnato soltanto una verità parziale con la condanna di Restivo », continua ad affermare Gildo, il fratello di Elisa.

In memoria di Elisa

Anche a non essere appassionati di podcast, si tratta di un progetto che va ascoltato pure “soltanto” per onorare la memoria di Elisa. E per dare eco a quelle parole sepolte per diciassette lunghissimi anni, in cui nessuno ha potuto o voluto raccontare a voce alta dall’inizio alla fine la storia di Elisa Claps.

Chi sapeva ha infatti convissuto e convive ancora oggi con quell’orrore.

Ma il ricordo non scompare. E oggi, ognuno di noi, può far rivivere Elisa anche semplicemente rivolgendole un pensiero. O mettendosi nei panni dei protagonisti di questa vicenda. Capire, non possiamo capire. Non si può comprendere quello che è accaduto. E nemmeno accettare. Ma possiamo ascoltare, riflettere, ricordare e imparare a guardare nella vita di tutti i giorni. Anche lì dove nessuno guarda.

#CaparbiamenteSognatrice

Nota finale:

Il podcast Dove nessuno guarda, composto di otto episodi, è stato scritto da Pablo Trincia con Riccardo Spagnoli e Alessia Rafanelli e con le musiche originali di Michele Boreggi. A novembre su Sky TG24, con lo stesso titolo uscirà anche una docuserie originale a cura di Pablo Trincia e con la regia di Riccardo Spagnoli. Quattro episodi e immagini inedite, per raccontare e rendere omaggio a Elisa.

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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