Dal food porn alla food photography
La mania di fotografare il cibo e sbatterlo in faccia agli utenti della Rete è un gesto sempre più frequente. Sui social ed in particolare su Instagram si diffondono, rimbalzando da una parte all’altra, immagini che ritraggono pietanze. Molti scatti diventano virali e sollecitano gli utenti a pubblicarne altrettanti. Il cibo, da sempre momento conviviale, diventa protagonista della nostra vita sociale che dai ristoranti, dalle pizzerie, dai pub, si è spostata definitivamente sulla Rete, specialmente con la pandemia. Il rituale di rappresentare ed immortalare il cibo in realtà è sempre esistito dall’arte alla fotografia, ma alla celere condivisione dell’immagine gli autori privilegiavano lo stile. Cos’è la food photography, anch’essa sempre più ricercata? «L’obiettivo è rendere appetibile una fotografia, scatenare nell’osservatore la voglia irrefrenabile di mangiare la pietanza immortalata con il massimo della maestria. Vengono suscitate sensazioni, sapori e profumi come il calore e la dolcezza di una tazza di cioccolata. Se nel food porn il cibo presente nello scatto è reale, nella food photography spesso le pietanze non sono effettivamente tali. Una foto degli alimenti senza gli alimenti?! Paradossale. Eppure c’è una spiegazione. La differenza tra food porn e foto stilistica del cibo sta nel messaggio che lo scatto intende trasmettere. Nel primo caso l’immagine del cibo altro non è che l’esaltazione del proprio “io”, lo scatto racchiude quel senso di onnipotente egocentrismo che fa leva sui social (la bella vetrina della nostra vita, quel mondo irreale dove trionfa l’apparenza), la food photography invece viene impiegata in diversi ambiti come la promozione di ristoranti e mete turistiche, libri di cucina, riviste di benessere (cibo e bevande), food blog (ormai sulla cresta del web). La rapida ascesa del settore ha reso imprescindibile la richiesta di fotografi che sappiano rappresentare il “mangiare” in modo “bello”.» La fotografia di food è una specializzazione della fotografia still life[1] e ha come scopo la produzione di immagini attraenti di cibo da utilizzare in pubblicità, sui packaging di alimenti, su riviste o libri di cucina e sui menù. Sono molti gli artisti che si sono concentrati sugli alimenti, New York sembra essere una grandissima fonte di ispirazione. Irving Penn è uno dei fotografi più famosi dello still life. Aveva 26 anni quando, nel 1943, il direttore Alex Libermann, gli affidò la prima copertina di Vogue, sofisticata rivista di moda. Da allora, e per cinquant’anni, i suoi accostamenti provocatori (come la bistecca cruda con uova, burro e una patatina fritta di Cholesterol’s revenge o Turducken, una curiosa infilata di un tacchino, un’anitra e un pollo) ne hanno fatto un maestro nello still life. Un genere al quale ha apportato una profonda conoscenza della pittura (la foto con una fetta d’anguria e un grappolo d’uva è un omaggio a Caravaggio), ma anche un gusto quasi maniacale eppure geniale per i dettagli: una formica che cammina sul formaggio, un granello di pepe, un seme di anguria. Nei suoi scatti anche un cespo di insalata diventa un piatto raffinato: bastano due cucchiai, olio, aceto, sale, pepe, un limone e uno spicchio d’aglio[2]. “Fotografare una torta può essere arte”, diceva.
Nel corso della sua carriera uno dei fotografi più importanti, Philippe Halsman ha fotografato molti volti celebri e qualche volta c’era anche il cibo di mezzo, come nel caso di Marilyn Monroe, immortalata mentre mangia un hamburger in macchina. Il cibo presente nelle foto però molto spesso rimandava ad altri significati e non era fine a se stesso.
Oggi il ruolo del food stylist, cioè del fotografo che si occupa dello scatto, è di rendere il cibo attraente per il set fotografico, appetibile e commerciabile, studiando le composizioni e i dipinti di artisti famosi, la semiotica delle immagini, le tradizioni e la storia del luogo. Non è tuttavia una fotografia scontata, nasconde invece parecchie insidie — specie per quanto riguarda l’illuminazione, per cui è necessario l’apprendimento di una tecnica. È la luce che dà carattere al cibo e che determina le reazioni positive o negative che un piatto può provocare. Ciò che in passato nell’arte pittorica veniva chiamata “natura morta”, oggi è divenuta una natura viva attraverso l’uso che la pubblicità fa del cibo e del consumo di prodotti alimentari in genere.[3]
La differenza principale tra il modo in cui un food stylist presenta un piatto e quello in cui lo fa uno chef o un utente qualsiasi sta nel tempo e nell’impegno, ma soprattutto nell’abilità di maneggiare lo strumento fotografico così da rendere il piatto bello e richiamare l’attenzione dei consumatori, dei marketer e dei web marketer[4]; la Food Photography, infatti è una specializzazione della fotografia pubblicitaria dedicata alla valorizzazione del cibo inteso come oggetto di consumo. Una fotografia di cibo può essere destinata ad un poster pubblicitario, ad un sito internet, ad una confezione o ad un pagina social, sono molteplici gli utilizzi di un’immagine. Può essere utilizzata per fini turistici. Pensate alla pizza napoletana, al tartufo di Pizzo Calabro, alla carbonara romana. La foto potrebbe rappresentare un valido richiamo per i turisti nel nostro Paese dopo il lockdown. Spesso, il cibo fotografato non è reale: il latte gustoso delle pubblicità o presente sul packaging dei cereali a colazione, bianchissimo, che sembra di poterlo assaporare già solo alla vista, spesso è colla vinilica mescolata con acqua. La questione può apparire controversa, deludente e irrispettosa per alcuni, ma lo scopo della foto è solo quello di raccontare il prodotto attirando l’attenzione del potenziale compratore, le scelte sul set sono puramente funzionali e tecniche. Inoltre, la percezione del consumatore cambia e si evolve col modificarsi delle abitudini alimentari e i comportamenti d’acquisto.[5]
Quella della fotografia degli alimenti è una strada florida, gli scatti sono sempre più richiesti ed è un mondo che può offrire molto ai giovani anche dal punto di vista occupazionale, perciò se vi va approfondite.
LE TECNICHE FOTOGRAFICHE:
- È necessaria la luce naturale e non il flash integrato della fotocamera, genera ombre e colori imprevisti.
- Bisogna usare un treppiede. I piatti rendono meglio se fotografati da sopra e si mette la fotocamera in orizzontale, rivolta verso il pavimento.
- Evitare i piatti troppo raffinati. Devono risaltare solo le pietanze da fotografare.
- Si deve immortalare il cibo appena cucinato e non quando è “vecchio” o freddo
- Si cerchi di creare una composizione con oggetti che stiano bene nel contesto.
- Aiutate i colori. Se una maionese è troppo bianca mischiatela con qualcosa di giallo (anche vernice). L’obiettivo non è mangiare il cibo ma fotografarlo e renderlo appetibile per la fotografia.[6]
[1] In fotografia, l’espressione inglese still life descrive la rappresentazione di oggetti inanimati attraverso una specifica tecnica fotografica. In pittura, si può tradurre in italiano con “natura morta” cioè una raffigurazione di oggetti inanimati (fiori, frutta, ortaggi, selvaggina, oggetti d’uso quotidiano). Quello che invece fa veramente la differenza nella fotografia di still-life è l’illuminazione. Il controllo della luce è tendenzialmente più complesso quando si tratta di illuminare un set di piccole dimensioni.
[2] https://www.domusweb.it/it/arte/2009/01/07/il-cibo-secondo-irving-penn.html
[3] Linda Bellingham, Bybee, Jean Ann, Food styling for photographers: a guide to creating your own appetizing art, Oxford, Focal Press, 2008. Oppure Enrico Maddalena, Manuale completo di fotografia. Dalla tecnica al linguaggio fotografico, Hoepli, 2017
[4] Il Web Marketer è forse la figura professionale emergente che, tra tutte quelle del panorama del mondo ICT, sta prendendo sempre più piede anche in Italia. Si tratta di una figura richiestissima nelle aziende di ogni ordine e grado, e questo soprattutto per via del fatto che la sempre più crescente popolarità di Internet come strumento di comunicazione e promozione dei prodotti e servizi di qualsiasi azienda. In sostanza il Web Marketer è la persona che si occupa della promozione del sito (o del progetto Web) sfruttando tutti, o la gran parte, dei canali legati al Web.
[5] Lou Manna, Moss, Bill, Digital Food Photography, Course Technology, 2005
[6] Nicole S. Young, Fotografare il cibo. Da semplici istantanee a grandi scatti. Ediz. illustrata, 2012
Gilda Pucci