Quando essere negativi è una fortuna

Quando essere negativi è una fortuna

“Quando essere negativi è una fortuna”. Questo l’annuncio sui social della schermitrice azzurra Arianna Errigo, risultata positiva al test del Covid-19. Un’esclamazione che avrebbe fatto esultare persino quel gran pessimista di Giacomo Leopardi.

Un gioco di parole che, se ci avete fatto caso, ricorre spesso negli ultimi mesi. Oggi pensare negativo è un po’ come pensare positivo.

Protagonista di questo pezzo è un’atleta che ha scritto la storia della scherma azzurra e che, come tanti suoi colleghi, ha dovuto fare i conti con una sfida diversa dal solito: quella con il coronavirus.

Per lei sintomi lievi (per fortuna) e un’esperienza di quarantena che le ha fatto apprezzare il bello di stare a casa e di dedicare del tempo a se stessa.

Il Covid non guarda in faccia a nessuno

In questo periodo abbiamo imparato che il Covid non guarda in faccia a nessuno, nemmeno agli sportivi che, per loro natura, sono dotati di un fisico e di una tempra più forti rispetto a quelli di una persona sedentaria.

Federica Pellegrini, Valentino Rossi, Arianna Errigo, sono solo alcuni dei campioni risultati positivi al tampone del Coronavirus.

Quando ho saputo di essere positiva al Covid ci sono rimasta male e proprio non me l’aspettavo, ci racconta Arianna. Un po’ perché onestamente sono sempre stata attenta, ho sempre limitato qualsiasi cosa, anche gli stessi allenamenti, cercando di farli all’aperto, per conto mio. In più avevo sintomi lievi.

Ho fatto il tampone solo perché dovevo andare in ritiro con la nazionale, altrimenti il dottore non me l’avrebbe neanche fatto fare. Avevo 37.2 massimo di febbre, ero un po’ raffreddata quindi sembrava una semplice influenza. Non pensavo proprio potessi aver contratto il virus.

Dopo il tampone ho iniziato a non sentire più i sapori. E a quel punto c’è stato il primo campanello d’allarme. La mia preoccupazione più grande è stata subito quella di aver contagiato qualcuno. Fortunatamente non è stato così. Nessuna delle persone con cui sono stata in contatto è risultata positiva e di questo sono contenta.

Oltre ai sintomi fisici, più o meno lievi a seconda dei casi, la positività al virus ci isola letteralmente dalle altre persone, costringendoci a fare i conti con noi stessi e con la gestione del nostro tempo e della nostra solitudine. Ognuno reagisce a modo suo. E credo, nel mio piccolo, che possa influire sull’aspetto psicologico il fatto di avere caratteri negativi o positivi nella vita in generale. Lo dimostra l’atteggiamento con cui Arianna ha affrontato il suo periodo di quarantena.

Il fatto di rimanere a casa, sono sincera, a me non destabilizza. Io a casa sto bene. Mi sono allenata e, più in generale, mi sono potuta permettere di non vivere con estrema ansia e disagio tutta la situazione. La quarantena mi ha dato la consapevolezza di saper stare bene a casa, di avere il tempo di curare tutto ciò che di solito capita a tutti di trascurare durante una vita frenetica.

Io ho sempre passato tutta la mia vita a viaggiare in continuazione, a non star mai ferma e devo dire che fermarmi mi ha fatto star bene. E di questo sono molto contenta perché io credo che star bene a casa sia fondamentale. La cosa bella è stata quella di fare cose che magari non si ha mai il tempo di fare e di coltivare quegli hobby un po’ trascurati. Addirittura ho anticipato i tempi e ho già addobbato l’albero di Natale! Così per quanto questa situazione sia tanto pesante io per fortuna sono riuscita a viverla bene.

La quarantena l’ho trascorsa in casa con mio marito. Fortunatamente avevamo la possibilità di dormire in due stanze diverse e usare due bagni differenti. Quindi diciamo che siamo riusciti a non rimanere vicini e fare l’isolamento per bene. Anche se non è facile non avere più un contatto con chi ami (e io sono stata fortunata perché dopo dieci giorni sono risultata negativa). Poi c’è anche il fatto di stare lontana dai miei genitori e dalla mia famiglia: questa è una cosa che mi ha causato e mi causa sofferenza.

Stoccata del virus al mondo dello sport

Il Coronavirus, lo abbiamo detto spesso, è democratico. Può colpire chiunque di noi, indistintamente. E sta mettendo in ginocchio le economie di tutto il mondo, naturalmente Italia compresa. A fare i conti con le numerose limitazioni disposte dai governi nazionali c’è anche il mondo dello sport, quello dilettantistico in primis, ma anche quello professionistico, come ci spiega Arianna.

Arianna Errigo

Stare lontano dalla pedana non è facile. Più che agli allenamenti, a me pesa più di ogni altra casa dover rinunciare alle gare, per me linfa vitale. Non è semplice per uno sportivo professionista non poter neanche immaginarsi una prossima gara. Perché purtroppo ad oggi le gare sono state posticipate a gennaio, ma si pensa che si continuerà giustamente a posticiparle finché la situazione non migliorerà. Così non puoi programmare né avere un obiettivo ben chiaro.

Per quanto riguarda l’attività sportiva in generale credo che lo sport faccia bene, sempre e comunque. A livello fisico ma anche mentale. E penso che, almeno per la mia esperienza, luoghi come palestre e piscine abbiano rispettato il protocollo alla perfezione, quindi sicuramente per me è un grandissimo dispiacere la chiusura dei luoghi deputati alle attività sportive.

Tokyo 2021 a rischio

Sono passati 8 mesi da quando le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state ufficialmente rinviate di un anno. L’estate 2021 al momento appare lontana. E tutto può ancora succedere. Il presidente del CO, Yoshiro Mori, ha già dichiarato che: “nella situazione attuale non potremmo organizzare i Giochi“. L’incertezza regna dunque sovrana.

Le Olimpiadi di Tokyo posticipate sono state sicuramente un grandissimo dispiacere ma è stato inevitabile. Prima di arrivare ai Giochi del 2021 (che ad oggi non si sa nemmeno se verranno confermati o meno), il problema è proprio “come” arrivare a Tokyo. La ripresa della stagione, tutte le gare che servono per qualificarsi, la preparazione fisica: ad oggi tutto è completamente saltato.

Noi veniamo da otto mesi senza gare e rimarremo fermi almeno per un anno intero, quindi non sarà facile programmarli. Viviamo nell’incertezza sperando che si trovi il prima possibile una soluzione, anche se ad oggi risulta davvero difficile. Viviamo alla giornata, cerchiamo di mantenerci in forma. Non possiamo che aspettare e avere pazienza. Ovvero mettere in pratica ciò lo sport ci ha insegnato.

Nell’incertezza generale tante campionesse del mondo dello sport hanno scelto di dare priorità alle loro vite personali. Tania Cagnotto ed Elisa Di Francisca, per esempio, hanno annunciato la loro seconda gravidanza e il loro conseguente addio alle gare. Una decisione che per Arianna al momento è solo rimandata al post Olimpiadi, sempre virus permettendo naturalmente.

Sì, sicuramente il pensiero c’è. Ho 32 anni, mi sono sposata, quindi non posso non pensare anche a questo. Però l’Olimpiade è vicina, si spera, e quindi in questo momento vorrei cercare di arrivare a Tokyo, per poi dedicarmi per un periodo alla famiglia.

Quando tutto questo finirà…

Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è quella di rimettere in ordine le priorità della nostra vita.

Positivi o negativi. Ottimisti o pessimisti. Chi più, chi meno in qualche modo tutti siamo chiamati a far fronte ad una realtà che non avevamo minimamente immaginato, se non guardando i classici film catastrofisti. E invece eccoci qui, ad imparare ogni giorno ad affrontare le nostre ansie e le nostre paure, a desiderare abbracci, assembramenti, folle e serate in compagnia.

Non possiamo far altro che cercare di riconoscere tutte le cose che ci fanno star bene, che ci divertono e circondarci di persone che ci fanno star bene. Mai come in questo momento queste sono le cose che ci tengono a galla e non lo dobbiamo dimenticare quando tutto questo finirà.

Arianna Errigo

Perché tutto questo finirà, prima o poi. E quando ci guarderemo indietro e ripercorreremo con la mente questi momenti forse ci scapperà un sorriso, pensando a quando essere negativi era una gran fortuna.

Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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