Film e serie TV: nell’era Netflix crolla il mito della lingua originale

Film e serie TV: nell’era Netflix crolla il mito della lingua originale

Il mondo degli appassionati di cinema e serie TV è sempre stato diviso tra i puristi, che preferiscono vedere le opere in lingua originale, e i “pigri” che si trovano più a loro agio con il doppiaggio.

Tra gli integralisti della original version c’erano (e ci sono ancora) gli anglofoni, ovvero gli spettatori americani e del Regno Unito, che consideravano addirittura un’offesa ascoltare un attore doppiato.

Ma le cose stanno cambiando…

Fino a qualche anno fa, prima dell’avvento delle piattaforme di streaming a pagamento, il problema non si poneva perchè la maggiorparte delle produzioni erano americane e la ligua originale, l’inglese, andava bene alla fetta più ampia dei fruitori. Con l’arrivo di Netflix e le altre PayTV, le produzioni nazionali europee e non solo hanno potuto aumentare il proprio raggio d’azione e l’attività cinematografica dedicata a questo tipo di diffusione è aumentata esponenzialmente. Questo fenomeno ha portato ovviamente anche gli anglofoni a vedere molte più serie TV straniere ed ora il dilemma si pone anche tra gli americani e gli inglesi.

In buona sostanza, era facile criticare o considerare inutile il doppiaggio se non se ne sentiva il bisogno. Ma ora, con la diffusione sempre maggiore di produzioni francesi, spagnole tedesche o italiane, anche gli anglofoni si ritrovano a scoprirne i vantaggi.

E allora, tutti i discorsi sulla purezza dell’interpretazione che fine fanno?

Forse il purismo inizia ad essere meno importante di fronte alla comodità di poter seguire una serie mentre si stira, si cucina o si controllano le notifiche del cellulare.

Guardare film e serie TV facendo altre cose contemporaneamente

Cresce il numero delle serie TV di produzione europea. Di conseguenza aumenta l’esigenza per gli anglofoni di doppiare le opere in lingua francesce, spagnola e italiana.

Oltre al boom di Netflix, Amazon Prime e le altre piattaforme, un fenomeno che ha sicuramente inciso sul cambio di opinione riguardo al doppiaggio, è il nostro modo di essere spettatori. Fino a pochi anni fa, vedere un film era un’attività che richiedeva un paio d’ore di concentrazione, fatta eccezione per l’intervallo al cinema o la pubblicità in TV. I sottotitoli non erano percepiti come un elemento di distrazione come lo sono oggi e il tempo dedicato alla visione era esclusivo anche perchè magari si era atteso a lungo il momento di poter vedere quel film o quella serie.

Avere a disposizione una vasta gamma di opere audiovisive da poter vedere quando e come si vuole, ha probabilmente fatto scemare l’interesse generale, fatta eccezione per qualche serie evento che viene consumata in pochi giorni o addirittura in lunghe maratone notturne.

La conseguenza, dunque, è che film e serie vengono divorati non sempre con la giusta attenzione per quello che si sta guardando e spesso distratti da altro.

Il punto è che fino a quando l’unica indissolubile lingua delle produzioni è stata l’inglese, gli anglofoni non hanno avvertito alcuna necessità di utilizzare il doppiaggio. Ora, invece, dopo il successo di serie come Lupin (Francia), La casa di carta (Spagna) o Dark (Germania), anche loro iniziano a desiderare di potersi distrarre liberamente quei pochi secondi per aprire un pacchetto di patatine o rispondere al messaggio su whatsapp, senza perdere il filo.

Il dilemma in Italia

In Italia il doppiaggio è un’eccellenza. Gli attori doppiatori italiani sono i migliori al mondo, questo è un dato di fatto. Eppure, il loro lavoro non è mai stato privo di critiche. I cineasti più rigidi hanno sempre disdegnato la visione di un film straniero che non fosse in lingua originale con sottotitoli.

E non hanno tutti i torti.

Intendiamoci: se siamo andati al cinema a vedere Joker, ad esempio, per quanto la voce di Adriano Giannini sia azzeccatissima, molto probabilmente avremmo una visione più realistica della prova d’attore del protagonista ascoltando la voce del premio Oscar Joaquin Phoenix.

Ma a parte queste ormai poche circostanze in cui la lingua originale dà al film o alla serie qualcosa in più, per consumare serie e film in TV comodamente dal proprio divano, finalmente anche gli anglofoni stanno iniziando a capire che se ci si può concentrare sulla visione, invece che sulla lettura dei sottotitoli, quell’opera si seguirà con maggiore coinvolgimento.

Ora resta solo un dubbio: ma i doppiatori americani saranno bravi come quelli italiani? Staremo a vedere.

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Martina Vassallo

Una passione, quella per la Comunicazione, e tanti strumenti diversi per attuarla. Dal giornalismo alla fotografia, passando per uffici stampa, videomaking e scrittura. Dopo la Laurea, la tessera da Pubblicista e gli anni da cronista, ho girato cortometraggi, spot e documentari. Per non farmi mancare niente, ho anche aperto un'attività nel wedding. In questo blog uso le mie esperienze per parlare di vita, sentimenti e ricerca interiore. Riflessiva, sì. Ma sempre con un pizzico di allegria, perchè per affrontare le profondità è meglio viaggiare leggeri.

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