La porta della libertà

E’ notizia di questi giorni: gli sbarchi a Lampedusa. Una notizia che non è notizia perché gli sbarchi di migranti provenienti dall’Africa ci sono da anni. E’ una di quelle notizie che ormai abbiamo l’abitudine di ascoltare quando sentiamo anche distrattamente il telegiornale. 300, 500 1000 in un giorno. Arrivano su piccole imbarcazioni di legno ( più difficili da intercettare per i radar) e guardano tutti quella porta. La porta della libertà per loro. La porta di Lampedusa per il resto del mondo.
Quest’uscio posto sulle rocce, nel punto più a Sud dell’Europa, é un monumento di quasi cinque metri di altezza e di tre metri di larghezza, realizzato in ceramica refrattaria e ferro zincato, inaugurato il 28 giugno 2008. Si ispira alla drammatica vicenda delle migliaia di migranti che, affrontando incredibili avversità, tentano -troppo spesso invano- di raggiungere l’Europa alla disperata ricerca di un destino migliore.

La sensazione che si prova stando in piedi davanti a questo monumento è strana. Il luogo dove si trova è stupendo. Davanti, in mare aperto, a circa 200 km ci sono le coste dell’Africa. Sembra così lontano quando ne sentiamo parlare e invece è proprio qui, a casa nostra.
Il monumento consegna alla memoria delle generazioni future la strage disumana e spesso senza testimoni, di migranti deceduti e dispersi in mare. Un simbolo che aiuti a non dimenticare e che inviti, ognuno secondo le proprie credenze religiose o laiche, alla riflessione e alla meditazione su quanto tragicamente sta avvenendo ancora ogni giorno sotto agli occhi di tutti.
Riflessione
Avete presente quando una cosa è bella ma ti lascia una sensazione di amaro in bocca? Di disagio? Però, allo stesso tempo non puoi fare a meno di ammirarla. Sei attratto incredibilmente. Ecco, la porta d’Europa non lascia indifferenti. E’ lì, e con la sua maestosità offre una speranza. A tutti. Ai migranti che la vedono dal mare. E a noi che solo guardandola dalla nostra “terra ferma sicura” ci sentiamo così piccoli e facciamo fatica a capire l’immenso dramma umano che si consuma su quelle coste.
E’ simbolo di libertà ma soprattutto di speranza.
L’altro giorno ho sorriso con gli occhi lucidi pensando alla piccola Maria che è nata proprio a Lampedusa, poche ore dopo che la madre era sbarcata sull’isola. In una piccola isola dove le nascite sono zero, Maria ha attraversato la porta d’Europa nel grembo della mamma e nascendo su quella terra ferma in mezzo la mare, ha donato quella sensazione che la speranza non è mai vana e che la libertà può nascondersi dentro il primo vagito di un bambino venuto da neanche troppo lontano.

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