Compleanno dei figli expat: ritorno agli anni ’80. O quasi.

Compleanno dei figli expat: ritorno agli anni ’80. O quasi.

Sono appena uscita (viva) dalla festa di compleanno della mia 10enne. Sono felice di poterlo scrivere perché, sinceramente, fino a ieri sera avevo seri dubbi sulla mia sopravvivenza. Intendiamoci, niente di tragico: lei ha voluto festeggiare con un bel pigiama party. Ho fatto dormire in casa mia 7 ragazzine di età compresa tra i 9 e gli 11 anni. Non so come mi sia venuto in mente, ma alla fine lei era molto contenta e questo mi è bastato.

Abbiamo dato appuntamento a tutte alle 17:00. Siamo usciti, tipo scolaresca, con mio marito in testa ed io a chiudere la fila, per portarle tutte a bere la moda del momento: il bubble tea. Un mix di latte o the, con palline aromatiche a scelta (frutta, soprattutto), che quando le tiri su con la cannuccia ti si rompono in bocca rilasciando tutto il loro aroma. Personalmente, una vera schifezza, ma ho scoperto che i ragazzini ne vanno matti.

Qui a Ginevra, infatti, c’è sempre una fila chilometrica di giovani di tutte le età fuori ai negozi che vendono il bubble tea. Ce n’è proprio uno accanto ad una pizzeria a taglio. Di Roma. Io ancora non capisco come la fila non sia lì, davanti la pizzeria. Alle ragazze ho proposto, in un raptus di romanità, di andare a prendere la pizza. Mi hanno guardato come se le volessi fregare.

Esempio di bubble tea

L’orario giusto e soprattutto…il buffet!

Preso il bubble tea, tra gridolini di entusiasmo, siamo tornati a casa dove hanno iniziato a giocare. Anzi, direi più chiacchierare. Hanno parlato, parlato, parlato. Poi hanno messo la musica ( in francese) e cominciato a cantare una nenia che va di moda qui. Hanno anche preparato un balletto. Verso le 18:30 le vedo che si affacciano in cucina. Si guardano in giro, un po’ smarrite, e mi chiedono: “Ma la cena non è ancora pronta”?

“Figlie benedette – avrei voluto rispondere – noi siamo di Roma, alle sei e mezza facciamo l’aperitivo, non la cena. Lo so, sono sette anni che viviamo qui, ma questa cosa di mangiare alle sei non è proprio nelle nostre corde. Non je la facciamo! E poi: vi siete finite or ora un litro di bubble tea a testa, avete già fame”?

Ovviamente, ho risposto con un bel sorriso dicendo che proprio in quel momento stavo andando ad ammazzare la mucca per gli hamburger. Mi hanno guardato strano. Di nuovo.

Mi sono messa a friggere patatine come se non ci fosse un domani e mettere carne nei panini. Però…“Mamma guarda che **** è vegana. E ***** non mangia carne di maiale. **** è vegetariana, puoi mettere solo verdure, magari grigliate nel suo panino? Invece***** è allergica al lattosio: hai preso il latte che non è vero latte per la colazione di domani”?

Ho guardato mia figlia come Chucky, la bambola assassina, guarda la sua vittima e, solo con il potere dello sguardo, le ho detto: “Mia cara figlia adorata, sei stata tu a dirmi che volevi hamburger e patatine e che tutte erano contente di mangiarli”??

Non ve la faccio lunga: mi sono arrangiata accontentando tutte (avevo comprato anche gli hamburger di carne finta perché avevo il presentimento che li avrei usati..).

Il bello di vivere expat

Arriva il momento della torta in cui mi sono cimentata personalmente: mia figlia ama i fenicotteri. Il fucsia ha regnato sovrano per giorni in casa. “Tanti auguri ” è stata cantata in cinque lingue diverse ( italiano, francese, tedesco, spagnolo e inglese), perché qui le nazionalità sono multiple, spesso anche mischiate, quindi abbiamo accontentato tutti. Peccato solo che le candeline, rimanendo accese 15 minuti, hanno squagliato il mio bellissimo fenicottero in pasta di zucchero. Quando ce ne siamo accorti eravamo quasi a metà dei “Tanti auguri” in inglese.

La serata si è conclusa verso mezzanotte quando finalmente, dopo una battaglia di cuscini, salti su letti e divani, coreografie di danza, chiacchiere/ pettegolezzi, per merito anche del quintale di fritto che avevano ingurgitato, le sette donzelle sono crollate. Un po’ dove capitava.

Alle 6:30 si sono svegliate. Di domenica. Belle pimpanti come se avessero dormito 12 ore di fila. Un po’ come Matrix quando gli riattaccano la spina dietro al collo dopo averlo spento. Hanno fatto colazione (ho visto cose tipo il Nesquik in polvere messo su fette di pane bianco, oppure olio al peperoncino spalmato sui biscotti…) e poi sono andate via alla spicciolata, con i genitori sorridenti che non smettevano di ringraziarci. In tutte le lingue.

Quando le feste avevano un altro sapore

Riflettevo su quanto erano belle le feste di compleanno di quando noi eravamo ragazzini. Intanto, non avevano un orario. Si diceva tipo ” dalle 16:00 in poi “ senza dare una scadenza. Qui, invece le feste durano due ore. Fisse. Spesso iniziano alle 13/ 13:30 ( si, avete letto bene), mai oltre le 14:00 e sull’invito è specificata anche l’ora di fine festa. E tu, genitore, ti devi presentare puntuale a riprendere i tuoi pargoli.

Noi scartavamo i regali appena l’invitato arrivava. Non vedevamo l’ora e poi era anche rispettoso farlo davanti a chi il regalo te lo aveva fatto. Qui no, si fa dopo la torta a volte, a casa, lontano dagli occhi di chi ti ha fatto il regalo spesso. A te genitore ti arriva un messaggio di ringraziamento con foto del bambino con in mano il regalo.

E poi il buffet. Io mi ricordo che alle feste degli anni ’80 ( gli anni in cui ero ragazzina io), c’era sempre una tavola imbandita con ogni ben di dio. Panini, pizzette, pop-corn, patatine, bibite rigorosamente gassate e poi la torta, grande, spesso comprata in pasticceria. Qui no, qui il buffet non esiste. Ti danno al massimo un succo di mela e una fetta di torta, piccola però, perché le dimensioni sono un quinto delle torte degli anni ’80. Una volta mia figlia è andata ad una festa alle 13:00, senza aver pranzato (non abbiamo fatto in tempo…). Ed io, da brava mamma disorganizzata, le ho detto: ” Dai che mangi alla festa”. Peccato che la festa fosse un corso accelerato di scultura per bambini e che da mangiare c’era solo una misera fetta di torta, senza zuccheri e grassi. E’ tornata a casa alle 15:00, insultandomi. Le ho cucinato un piatto di pasta al sugo.

Abbiamo cambiato le cose. Forse.

Oggi una mamma mi ha scritto un messaggio in cui, con tono di ammirazione diceva: ” Siete stati molto coraggiosi a tenervi le bambine per così tanto tempo. Avete segnato una strada e questa cosa per noi altri genitori…. è detestabile! Avete vinto il premio come migliori-genitori organizza-feste”.

Ho capito che abbiamo segnato una strada, qui in terra straniera.

Chissà se, alle prossime feste a cui andranno le mie figlie ci sarà almeno un tavolo con due ciotole di patatine sopra….

#ostinatamenteEclettica

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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