Schiaffo sul sedere: e se a subirlo fosse un uomo?

Schiaffo sul sedere: e se a subirlo fosse un uomo?

Lo schiaffo sul sedere subito da Greta Beccaglia per mano di un tifoso all’uscita dallo stadio sta tirando fuori il meglio e il peggio di noi.

Tra solidarietà nei confronti della giornalista e polemiche benaltriste, si sta perdendo di vista la domanda chiave. Perchè l’ha fatto? Indagare le cause socioculturali di quel gesto sembra non interessare più di tanto.

Piuttosto si preferisce puntare il dito contro il capro espiatorio, reo “solo” di essere uno dei tanti degni rappresentanti di una società maschilista che si cerca di mandare in estinzione, ma che appare sempre più dura a morire.

Cos’è uno schiaffo?

Uno schiaffo sul sedere può essere un gesto di incoraggiamento dato tra compagni di squadra durante una partita di pallavolo. Ma anche un atto di rimprovero accompagnato da una sonora sgritada di un genitore a un figlio piccolo che fa i capricci.

Uno schiaffo sul sedere può essere sintomo di complicità tra due amici o due amiche, un momento di confidenza che conclude una situazione di sfottò consensiente. E può essere seguito da una sincera risata ma anche da un goliardico vaffanculo detto con simpatia se si verifica in un contesto neutrale tra due persone che semplicemente stanno scherzando.

Quello stesso gesto, però, può essere utilizzato anche con un’altra intenzione. E qui nasce il problema sul quale si fonda il caso della giornalista toscana aggredita fuori dallo stadio.

Molestia o scherzo?

Non c’è dubbio che Greta Beccaglia abbia subito una molestia, così come è impensabile, in questo caso, ridimensionare quello schiaffo e considerarlo semplicemente “uno scherzo”.

Dietro quel gesto c’è un mondo, il vecchio mondo. E c’è la vecchia concezione del rapporto uomo/donna. Quella in cui la donna, forse per “colpa” della sua avvenenza fisica, doveva capire che poteva essere normale ricevere complimenti, avance, schiaffetti sul culo. Pure se a darli non era un’amica, un fratello o un fidanzato, ma un collega, un datore di lavoro o un estraneo.

E invece normale non era prima e, ovviamente, non lo è ora. Assolutamente no.

Quali sono le cause di quel gesto?

“Non puoi fare questo”. Queste sono le uniche parole che Greta Beccaglia è riuscita a dire all’uomo che vedendo un sedere stretto in un jeans ha pensato di schiaffeggiarlo.

E ha ragione: quell’uomo non poteva e non doveva farlo. Su questo punto siamo più o meno tutti d’accordo. Ma se ci interroghiamo sul perchè l’ha fatto allora si apre un vaso di pandora che finisce per travolgerci e far vacillare le nostre posizioni.

Tolte le spiegazioni cavernicole risalenti all’età della pietra, del tipo che “Aveva i pantaloni attillati” o “ Si sa che i tifosi sono buontemponi”, ci sono diverse cause che possono aver portato l’uomo a commettere la molestia. Tra queste (ognuno ha la sua spiegazione con le sue mille varianti che manco il Covid) credo che la più azzeccata sia quella che vede il tifoso come un mero rappresentante di una mascolinità imposta da un sistema culturale retrogrado che considerava normali tali atteggiamenti.

Non sto parlando del Paleolitico. E’ solo da pochissimi anni, infatti, che la società sta riflettendo sull’importanza delle parole e dei gesti, individuando in alcuni di essi una matrice sessita e provando ad eliminarli dalla quotidianità di uomini e donne.

Ci vorrà ancora molto tempo per debellare il maschilismo dai rapporti interpersonali, ma questo non deve scoraggiare, è invece importante fare fronte comune e capire come rendere le relazioni tra generi davvero paritarie.

Il capro espiatorio

Detto questo, credo che si stia verificando intorno al tifoso in questione un bruttissimo esempio di accanimento al capro espiatorio.

Che abbia sbagliato è lapalissiano e che sia un maleducato con un cervello non troppo sviluppato ce lo rivela il fatto che ha mostrato ingenuamente la sua arretratezza davanti a una telecamera… Questo la dice lunga su quanto lui e molti altri come lui non considerino poi così sbagliato schiaffeggiare il sedere di una donna.

Non c’era consapevolezza dietro quel gesto. Grettezza sì, a iosa, ma premeditazione no.

C’era il marchio di fabbrica di una società che ha bisogno di parecchi accorgimenti per potersi finalmente dire evoluta.

E di fronte alle obiezioni del tipo “Se fosse stata una tifosa a schiaffeggiare il sedere di un giornalista non si sarebbe montato un caso” rispondo che è vero, non ce la saremmo presa allo stesso modo e avremmo sbagliato.

Avrebbe sbagliato il giornalista a non denunciare, avremmo sbagliato noi a riderci su.

Sì, probabilmente ci avremmo riso su. Perchè, al contrario, quel gesto non ha la stessa valenza. A parti inverse, quel gesto diventa parodia. Ma sarebbe comunque da evitare per far sì che si metta un punto e si vada accapo, iniziando ad impostare una società basata sulla cultura del rispetto e della parità di genere a 360°.

Martina Vassallo

Una passione, quella per la Comunicazione, e tanti strumenti diversi per attuarla. Dal giornalismo alla fotografia, passando per uffici stampa, videomaking e scrittura. Dopo la Laurea, la tessera da Pubblicista e gli anni da cronista, ho girato cortometraggi, spot e documentari. Per non farmi mancare niente, ho anche aperto un'attività nel wedding. In questo blog uso le mie esperienze per parlare di vita, sentimenti e ricerca interiore. Riflessiva, sì. Ma sempre con un pizzico di allegria, perchè per affrontare le profondità è meglio viaggiare leggeri.

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