Trappola per genitori: lo “Yes Day”

Trappola per genitori: lo “Yes Day”

Mi sono incastrata in una promessa di cui inizio ad avere timore. Il famigerato “Yes Day”. Se non sapete ancora di cosa sto parlando ora ve lo spiego.

Chiamatelo clan, chiamatela rete sociale, chiamatela tribù, chiamatela famiglia. Comunque la chiamiate, chiunque siate, ne avete bisogno.

(Jane Howard)

Qualche mese fa, facendo zapping in tv ci siamo imbattuti in un film per famiglie: Yes Day.

Film simpatico, leggero, niente di eccezionale. Fatto sta che, dopo averlo visto, è nata una discussione familiare che non mi ha lasciato indifferente. “Mamma tu dici sempre di no quando vogliamo fare qualcosa…”. Questa l’accusa che mi è stata rivolta dalle mie adorate bestioline…Ma come? Io? Non sono certo la madre più permissiva del mondo, ma non mi sembra che il mio sia un NO perenne!

Fatto sta che sono andata a dormire pensando di essere una mamma mostro per poi risvegliarmi la mattina dopo consapevole del fatto che no, non sono un mostro ma forse se qualcosa deve cambiare le prime a farlo devono esser e proprio loro…le bestioline.

Così, con enfasi, ho annunciato che se questo è il loro pensiero, potremmo organizzare anche noi un “giorno del si”.

Neanche finisco di annunciare questo epocale evento che già neri pensieri offuscano la mia mente. Incrocio lo sguardo di mio marito che mi guarda sogghignando come a dire ” te ne pentirai, lo sai vero?”

Come organizzare uno Yes Day

Nel film in questione, che è tratto da un libro per ragazzi , per ottenere un giorno in cui i genitori devono obbligatoriamente dire di sì ad ogni richiesta dei figli, ci sono delle regole da seguire. Ed io è proprio da queste che mi sono lasciata ispirare.

Regole

  • Il giorno del sì viene stabilito con anticipo di almeno un mese.
  • Nell’attesa i figli devono meritare questa giornata speciale impegnandosi a scuola e aiutando in casa.
  • Durante il giorno del sì i genitori non possono utilizzare alcun dispositivo: né pc, né cellulare o tablet.
  • Le proposte che faranno i figli devono rispettare il budget prefissato ed essere praticabili entro 30 km da casa.
  • Non è possibile proporre attività illecite, non adatte all’età o che infrangano regole stabilite da altri (negozi, parchi divertimenti, ecc.

Nel film i genitori accettano la sfida perché vedono in questa occasione una opportunità per sentirsi di nuovo uniti e affiatati come quando i figli erano piccoli. Non è il nostro caso, qui viene fatto per divertimento ma, dal canto mio, anche per rendere più responsabili le mie figlie. Sempre nel film, un imprevisto stravolgerà la storia e farà di questa giornata un banco di prova del lavoro che i genitori hanno fatto negli anni precedenti.

Io spero che non ci siano imprevisti e la vedo come una bella sfida di famiglia.

Essendo un film non possiamo prenderlo come conferma di una teoria pedagogica, ma limitarci allo spunto: ci può servire una giornata in cui noi, genitori ci mettiamo in gioco? Il punto è proprio questo. Credo che l’esperimento se così vogliamo chiamarlo, sia per entrambi, genitori e figli.

Non ho idea di cosa abbiano in mente le mie adorabili ragazze, ma so che, dopo una partenza fuori le righe del tipo

“mamma possiamo andare ad un parco divertimenti, oppure affittare una limousine e fare il giro della città….”

( ovviamente gli ho ricordato che esiste un budget e che no, i parchi divertimenti sono esclusi), sembrano essere rientrate nei ranghi. Ed hanno iniziato a programmare questo fatidico giorno che si svolgerà a fine giugno.

Vi terrò aggiornati.

Se sopravvivo.

#ostinatamenteEclettica

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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