Il “suo” primo smartphone

Il “suo” primo smartphone

Ebbene sì. Anche io, alla fine, ho ceduto. Alla quasi età di 12 anni mia figlia Giulia ha ricevuto il suo primo smartphone.

Mi ero ripromessa di aspettare i 12 anni, addirittura mi ero spinta a pensare di arrivare ai 14 (pura follia, lo so, ma ci ho fatto comunque un pensierino…). Ho promesso che Giulia avrebbe fatto un corso o qualunque cosa per l’utilizzo sano di internet, che la mettesse in guardia dai pericoli della rete e che l’aiutasse ad utilizzare bene l’apparecchio. Ovviamente, Giulia avrebbe avuto un telefono usato, almeno all’inizio, e che avrebbe avuto un attento controllo dei consumo dati e ovviamente, limitazioni a tutto spiano. Mi ero ripromessa che no, niente social network. Mi ero ripromessa che avrebbe avuto il fatidico oggetto solo al raggiungimento di un obiettivo scolastico importante almeno qui, in Svizzera.

E con mia grande soddisfazione, posso dire di aver tenuto fede a tutto. Ed anche lei: è stata molto brava a non “rompere troppo”.

Guardate cosa avevo scritto qualche tempo fa…

Diciamo che ha capito subito come avrebbe ottenuto il tutto e non ha fiatato. Nonostante, intorno a lei, schiere di amici avessero l’ambito apparecchio ormai da tempo, senza tutte le limitazioni da me imposte. L’unica a cui ho fatto eccezione è stata l’età: Giulia compirà 12 anni ad Ottobre. Il telefonino lo abbiamo fatto qualche mese prima, solo perché aveva raggiunto l’obiettivo scolastico e mi sembrava giusto premiarla con l’unica cosa che veramente voleva. E sono rimasta stupita dalla sua reazione. Si è commossa e, almeno in questi primi tempi sta dimostrando un uso attento e consapevole. Le interessa ma ha capito che le serve solo per comunicare…ed ascoltare la musica.

Da madre posso solo dire….speriamo che duri!

Avrebbe voluto “l’ultimo modello” ma, dopo una mia fragorosa risata a questa sua affermazione ha virato su un modello di qualche anno fa. Lo abbiamo comprato on line, debitamente ricondizionato. Ed è comunque più recente di quello che uso io. Le abbiamo imposto un limite di utilizzo: non più di un’ora al giorno su internet, non importa cosa. Un’ora per tutto. Un tempo che può aumentare di 5′ ogni volta che prende un bel voto a scuola così come può diminuire di 5′ se il voto non supera una determinata soglia. Lo so, sono crudele, ma io sono terrorizzata.

A parte il fatto che lo sa usare meglio di me, che con il telefono ci lavoro. …da quando le ho messo il limite di utilizzo dati ( in pratica dal primo momento), la furbona, per comunicare con me o il padre, invia gli sms. Esatto: gli sms. Roba che non usavo dal 1986….

Inoltre, prima di consegnarlo, mi sono studiata tutte le applicazioni di “controllo” che ci sono in giro. Ammetto che ce ne sono diverse, alla fine ho optato per quella più congeniale al suo tipo di telefono. Anche se, la miglior applicazione rimane la fiducia. Eh già , quella che si offre incondizionatamente ai figli. Quella che una volta tradita è difficile da riconquistare. Ma forse con i figli il discorso è diverso.

Rimane comunque un fatto: fare il genitore è un lavoro estremamente rischioso, difficile e pieno di insidie che non ha paragoni. Soprattutto di questi tempi. Chissà, forse i nostri genitori dicevano al stessa cosa trent’anni fa….

Ma una cosa è certa: non esiste un lavoro migliore. E solo quando ci ritroviamo noi a farlo possiamo capire i nostri genitori.

È un “circolo” che non smette mai di insegnare.

#ostinatamenteEclettica

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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