Fentanyl, la nuova emergenza tossica mondiale

Fentanyl, la nuova emergenza tossica mondiale

Ormai se ne sente parlare da un po’ e come tutte le cose che prendono piede in maniera silente, ha catturato la mia attenzione. Il Fentanyl, la nuova droga del momento di gran lunga superiore come potenza all’eroina e alla morfina. E, silenziosamente, sta invadendo il mondo. Si tratta di un analgesico sintetico 100 volte più potente della morfina e 50 volte più dell’eroina. Pur essendo destinato ai pazienti oncologici, il suo abuso ha causato un drammatico aumento delle morti per overdose negli USA. Il problema si intensifica con l’acquisto di importazioni illegali, spesso provenienti dalla Cina. La diffusione illegale di Fentanyl ha avuto un impatto devastante, con un’epidemia che ha colpito principalmente gli adolescenti. Sì, gli adolescenti perché come tutte le droghe crea dipendenza ed è pericolosa. Quando i medici statunitensi hanno cominciato a prescrivere forti antidolorifici oppioidi (tra cui appunto il Fentanyl) per lenire infortuni, dolori cronici o post operatori, ci si è resi conto che tali farmaci, a differenza di quanto pubblicizzato dalle case farmaceutiche provocavano una forte dipendenza. Allo scadere della ricetta, almeno il 6% dei pazienti non poteva più fare a meno e si è rivolto al mercato nero.

Le morti di Fentanyl negli USA

Quasi 70.000 persone negli Stati Uniti sono morte, nel 2021, per un’overdose di droga collegata al Fentanyl. I due terzi circa di tutti i decessi avvenuti quell’anno per overdose. Un aumento quasi quadruplicato in cinque anni. E l’oppiaceo non ha risparmiato morti eccellenti. Come quella di Leandro De Niro Rodriguez, nipote dell’attore premio Oscar Robert De Niro, scomparso a 19 anni dopo aver ingerito pillole di Fentanyl. O come il rapper Coolio ( ve lo ricordate Gangsta’s Paradise?), trovato privo di vita il 28 settembre scorso in bagno, a casa di un amico a Los Angeles all’età di 59 anni. Aveva mischiato il Fentanyl con altri farmaci fino ad arrivare all’arresto cardiaco.

Il Dipartimento per la Sicurezza Interna americano ha dovuto intensificare la sicurezza al confine per contrastare questo flusso. Tuttavia, la questione del Fentanyl va oltre la mera crisi sanitaria, è diventata un’arma politica: il traffico di Fentanyl ha assunto una dimensione geopolitica, diventando un tassello nel complicato puzzle delle relazioni tra USA e Cina. Mentre l’America cerca di arginare l’epidemia interamente, la Cina sfrutta la situazione come leva nei negoziati internazionali, soprattutto considerando le prossime elezioni americane del 2024. In Europa, l’Italia emerge come uno dei principali consumatori di Fentanyl, anche se l’origine di queste droghe è prevalentemente belga e olandese.

Una droga potentissima

Simile ad altri oppioidi, gli effetti che il Fentanyl produce sono: rilassamento, euforia, sollievo dal dolore, sedazione, confusione, sonnolenza, vertigini, nausea e vomito, ritenzione urinaria, costrizione pupillare e depressione respiratoria. Tra le conseguenze più gravi legate all’abuso di questa sostanza, si considerano gli effetti dell’astinenza, anemia, depressione respiratoria, ma anche arresto cardiaco o shock anafilattico che possono condurre a una morte improvvisa.

In Italia, il decreto del 30 giugno del 2020 ha inserito il Fentanyl e i suoi derivati nella tabella I delle sostanze stupefacenti e psicotrope, con l’obiettivo di contrastare la produzione e la diffusione illecite dei fentanili – famiglia di oppioidi sintetici più potenti dello stesso Fentanyl- ponendoli sotto controllo, poiché usati in modo improprio o illegale sono molto pericolosi e piccole quantità possono causare intossicazioni potenzialmente letali.

Il rischio di un altro conflitto

Ma il Fentanyl sta provocando una guerra neanche troppo fredda tra Usa e Cina. Una guerra La guerra non combattuta con armi tradizionali che sta avendo profonde ripercussioni interne. Una collaborazione tra i due giganti appare lontana, ma solo una crisi interna potrebbe indurre Pechino a cambiare rotta. Il Fentanyl rappresenta non solo un’emergenza sanitaria ma anche una complessa questione geopolitica.

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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