Campionesse del tennis nel nome del padre: Venus e Serena Williams

Campionesse del tennis nel nome del padre: Venus e Serena Williams

Williams. Sinonimo di tennis. Di leggenda. Rivoluzione. Impresa. Cambiamento. Di Sport.

Ci sono carriere, vite, destinate a scrivere la storia. Nel mondo dello Sport due sorelle hanno impresso a caratteri cubitali i loro nomi nella memoria, nell’immaginario, nelle classifiche, nei tornei più prestigiosi. Hanno conquistato successi e realizzato destini che qualcuno aveva scritto per loro.

Un sogno di una famiglia che ispirerà il mondo.

C’è una famiglia che ha cambiato per sempre il paradigma dello sport femminile. Rivoluzionando una disciplina fino a quel momento riservata a ricchi, o presunti tali, rigorosamente bianchi.

Come un pifferaio magico, a scrivere quel copione così magistralmente portato in scena dalle sue ragazze, Richard Williams. Un ruolo da visionario il suo. Raccontato, in maniera probabilmente edulcorata ma non per questo meno sincera, nel film “Una famiglia vincente – King Richard”.

Copertina film „Una famiglia vincente“ ispirata alla storia delle sorelle Williams

Ad interpretare la sua controversa figura l’attore, premio Oscar Will Smith, nella pellicola uscita nel 2021 e dalla fine di ottobre disponibile su Netflix.

Il prossimo passo che stai per fare non rappresenterà solo te.
Rappresenterà ogni ragazzina nera sulla terra

Richard Williams

Una storia vincente

È il 1978. Virginia Ruzici conquista il Roland Garros e incassa un assegno di qualche decina di migliaia di dollari. In quel momento Richard Williams, ispirato, decide che avrebbe messo al mondo due figlie, le avrebbe fatte giocare a tennis e le avrebbe fatte diventare le più forti, di tutti e di sempre.

Sogno o follia?

Nel giugno 1980 nasce Venus. Un anno dopo Serena.

L’inizio di una storia vincente.

Campi da tennis scarsamente illuminati. Un quartiere senza sogni né aspirazioni. Le guerra tra bande rivali come sfondo. Anni di formazione, dedizione e cura, del corpo e della mente. Nate e cresciute per essere resilienti. Allenate per brillare come stelle a illuminare la loro storia e quella di un‘intera razza. L‘una, ombra dell‘altra. Prima Venus, poi Serena. La sorella maggiore ad aprire la strada, la sorella minore a seguirne le orme fino persino a superarle.

Venus e Serena scuoteranno il mondo

Richard Williams

Una storia vera che dovrai vedere per crederci. Si presenta con questo sottotitolo Una famiglia vincente. Un film che, secondo alcuni critici, pontifica fin troppo la figura del padre. Definito, di contro, troppo dominante e dalla dubbia moralità. Luci messe in risalto e ombre, secondo gli stessi, colpevolmente evitate dalla pellicola cinematografica firmata da Reinaldo Marcus Green, che ha, però, secondo me, il merito indiscusso di incuriosire, appassionare, ispirare, aprire la finestra su una delle storie sportive più incredibile di sempre.

Chi era Richard Williams

King Richard nasce da una ragazza madre in piena seconda guerra mondiale. Cresce in povertà, in un clima di violenza e terrore nei confronti dei neri d’America, a Shreveport, Louisiana, uno degli Stati più razzisti degli Stati Uniti. Il Ku Klux Klan semina la paura, uccide alcuni dei suoi migliori amici, uno dei quali trovato impiccato appeso ad un albero, con entrambe le mani tagliate. Richard si ribella, talvolta cerca di farsi giustizia da solo. Si sporca le mani, intriso com’è della cultura che si respira in quei luoghi. Si trasferisce prima a Chicago, teatro delle marce per i diritti civili promosse da Martin Luther King, poi nella contea di Los Angeles.

Serena e Venus nascono a Compton, in California, considerata uno dei luoghi più pericolosi degli USA e da decenni stabilmente tra le prime città per il livello di criminalità. Questo è il luogo in cui si costruisce la leggenda. Dalle pietre nascono fiori.

Li’ dove le bande si spartiscono il territorio, dove i colpi di pistola sono il suono di sottofondo di giornate interminabili, in quel grigio Richard coltiva il suo sogno dorato. Un progetto in cui crede fermamente: le sue figlie saranno le più grandi giocatrici di tennis di tutti i tempi.

Ma ci vuole un piano. E lui ha un piano. Un piano che coinvolge anche la moglie Oracene, che all‘epoca aveva già tre figlie: Yetunde, Lyndrea e Isha.

Rick Macci: Tu potresti avere il prossimo Michael Jordan.

Richard Williams: Oh no, fratello. Io ho i prossimi due.

Dialogo tratto dal film Una famiglia vincente

Richard mette nero su bianco un programma di 78 pagine in cui tappa dopo tappa fissa gli obiettivi da raggiungere. Una lucida follia che si trasformerà in realtà a cinque stelle, un percorso lastricato di successi e coppe color oro.

Mio padre dice che presi per la prima volta una racchetta in mano quando avevo tre anni, ma credo sia successo anche prima. C’è una foto di Venus che mi spinge in un passeggino su un campo da tennis, e non potevo avere più di diciotto mesi

Serena Williams

Venus e Serena Williams cresceranno con il fuoco dell’ambizione, inculcata dal padre ma poi alimentata autonomamente. Ameranno il tennis e si nutriranno di dritti, rovesci, servizi, vollèe. Si sfideranno tra di loro, si daranno battaglia sul campo, giocheranno l’una accanto all’altro, si sosterranno e disputeranno match agguerriti senza mai mollare un colpo. Trenta tornei del grande Slam in due. Centoventidue tornei in singolare, quattro tornei di doppio misto. Quattro medaglie d’oro olimpiche a testa, di cui tre insieme nel doppio femminile e una ciascuna in singolare. Entrambe segneranno il loro nome tra le tenniste che hanno vinto più titoli di sempre.

Documentari, libri e film hanno raccontato l‘incredibile storia di riscatto del papà allenatore che ha rivoluzionato la storia del tennis. Sì, perché è praticamente impossibile narrare l‘epopea di Venus e Serena Williams senza far riferimento a colui che ne ha sognato e tratteggiato il destino.

Talento, determinazione, autostima, porte sbattute in faccia, rinunce, allenamenti, sacrifici, gloriose vittorie. Curate fin da giovanissime per diventare le migliori, senza se e senza ma.

I campi nei circoli e gli allenatori costavano troppo? Non importava. Ogni pomeriggio il padre le caricava in macchina e le portava a giocare sui campi pubblici di Compton, in cemento, all’aperto e molto rovinati.

C’erano vetri rotti qua e là. Crepe nel cemento. Lattine di soda, bottiglie di birra, cartacce dei fast food

Serena Williams

Allenamenti durissimi, e non solo per le condizioni del campo. Ore e ore. Con qualsiasi condizione atmosferica.

Quando le figlie avevano rispettivamente dieci e nove anni, Richard Williams cominciò a cercare un coach di alto livello che fosse disposto ad allenarle gratis. Un coach che avrebbe dovuto sposare in pieno il loro piano. Credere nel potenziale di un progetto che in futuro lontano si sarebbe forse trasformato in guadagno e successo. Il tutto seguendo le regole del piano imposto da papà.

Richard confezionava video amatoriali dalla sceneggiatura studiata nei minimi dettagli. Incassava i no senza arrendersi mai. Finché un giorno Paul Cohen, allora allenatore di campioni già affermati come Pete Sampras e John McEnroe, accetta di allenare gratis una delle due sorelle, e Venus. Serena sarebbe rimasta nell’ombra. Ad aspettare il suo turno. Continua ad allenarsi con la madre e con il padre, mentre Venus inizia a vincere tornei juniores e a farsi notare come una delle migliori giovani tenniste americane.

Nel 1992 il primo grande successo economico del piano Williams: un contratto con Rick Macci, uno dei migliori allenatori americani dell’epoca. Accordo assolutamente vantaggioso per Richard, che con qualche mezzuccio poco ortodosso, ottiene il trasferimento di tutta la famiglia a Delray, in Florida, dove Macci ha la sua accademia. Una casa e un allenatore gratis, un posto di lavoro per se stesso in cambio di una percentuale dei guadagni futuri. Indubbiamente Richard Williams ha sempre saputo il fatto suo.

Di fatto Macci ha il merito di capire, prima e meglio degli altri, di avere tra le mani un tesoro.

Venus Williams esordisce in un torneo del circuito maggiore a 14 anni, nel 1994, sorprendendo addetti ai lavori e appassionati per il suo talento e la sua precocità. Il primo titolo arriva però nel 1998. Da lì in poi una crescita costante fino al biennio 2000-2001 quando diviene la dominatrice indiscussa del circuito: due Wimbledon e due US Open consecutivi.

E poi c’è Serena. Rimasta dietro le quinte. Per tutti “la sorella minore di Venus”. Per poco.

Fui molto triste quando non ebbi tutte le prime opportunità che ebbe Venus, ma questo mi ha aiutato

Serena Williams

L’ha seguita in giro per il mondo. L’ha osservata vincere. Ma anche perdere. E poi ha spiccato il volo, iniziando a scalare velocemente le classifiche.

Le sorelle Williams

A livello di gioco, le sorelle Williams, Serena ancora di più, sono state delle innovatrici: un tennis aggressivo, come fino a quel momento non si era mai visto. Potenti nei colpi da fondo campo. A loro va la maternità dell‘utilizzo sistematico dell’open stance o posizione aperta (chi ha visto il film sa che era una vera e propria ossessione di papà Richard).

Serena, con quello che è unanimemente considerato il servizio migliore della storia del tennis femminile. Venus, la Venere nera, la tennista con più medaglie olimpiche nella storia.

Innovatrici nell‘abbigliamento, nell‘atteggiamento, in una rivalità che ha finito per potenziare entrambe. Diverse eppure animate dallo stesso fuoco sacro della passione e dell‘ambizione.

Paladine delle battaglie salariali, critiche della disparità di montepremi tra uomini e donne.

Mi piace pensare che grazie alle opportunità concesse a me, le atlete donne sentono di poter essere se stesse sul campo. Possono giocare in modo aggressivo e mostrare i pugni. Possono essere forti e allo stesso tempo belle. Possono indossare ciò che vogliono, dire quello che vogliono, dare calci nel sedere ed essere orgogliose di tutto questo.

Serena Williams

Volevano essere un esempio per molti altri atlete e atleti. Lo sono state. La loro ascesa ha attirato migliaia di ragazze nello sport, non solo afroamericane ma di ogni origine e provenienza.

Se fossi una tennista, a chi vorresti assomigliare? , chiese un giorno una giornalista a Serena Williams.

Vorrei che fossero le altre ad assomigliare a me, rispose.

Senza dubbio alcuno, la storia si è compiuta.

#CaparbiamenteSognatrice

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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