La mia ricerca di pace in quarantena

La mia ricerca di pace in quarantena

Essenzialità. Consapevolezza. Semplicità.

Direi che per sommi capi queste tre parole potrebbero riassumere la mia quarantena.

Premettendo che sono una privilegiata e ho la fortuna immensa di essere in salute e di avere una casa, così come le persone che amo, devo ammettere che questo periodo di lockdown non è stato affatto male per me. Anzi.

E’ stato un periodo di profonda ricerca personale, di scoperta, di conferme e soprattutto di lentezza e semplicità, non imposte e subite come si può pensare, ma volute e difese con gelosia. Lo stop forzato si è trasformato fin da subito in un’immensa opportunità per guardarmi dentro e fuori, per individuare ciò che nella mia vita era fondamentalmente superfluo (e tante volte inutile e nocivo) e ritornare all’essenzialità. All’essenzialità dei rapporti, di me stessa e della Vita.

Mi sono trasformata nella giardiniera di me stessa e ho cominciato a togliere tutte le erbacce dal mio giardino personale, facendo pulizia, creando spazio, tempo e silenzio, perché solo così potevo (ri)trovare me stessa e capire cosa voglio veramente da questa vita. 

La quarantena è stata per me quindi quasi una sorta di ritiro spirituale, che mi ha aiutata a percorrere con più determinazione una strada che già nei mesi precedenti avevo timidamente intrapreso. Una strada diversa da quella che la maggior parte della gente segue al giorno d’oggi, quasi una stradina secondaria di campagna, che si allontana dall’arteria principale della città. Ecco sì, direi che il paragone è calzante: mi sono allontanata sempre di più dal traffico caotico e alienante della metropoli, addentrandomi in un sentiero isolato, circondata dalla natura, che proprio in questo periodo è esplosa in un tripudio di colori e suoni, e accompagnata da un silenzio di pace, fuori e dentro di me. 

Il silenzio è stato un compagno rassicurante di questo viaggio. L’ho voluto fortemente al mio fianco, ho spento radio e tv, ridotto la musica, privilengiando quella strumentale (in questo momento sto scrivendo con la musica di Ludovico Einaudi nelle orecchie ed è come se volassi), limitato telefonate e videochiamate, rischiando anche qualche insulto da parte di chi non riesce a capire la mia ricerca di pace. 

La mia ricerca di pace

Perché la mia è una ricerca di pace. Ho allontanato le fonti di rumore e confusione, fossero esse umane o tecnologiche, e mi sono immersa nel silenzio, lo stesso che ha impossessato le strade delle nostre città. Non avevo mai sentito tanto silenzio a Roma ed è un sogno. Sentire gli uccellini cantare e il suono delle foglie degli alberi spettinate dal vento primaverile invece dei clacson arrabbiati e dei motori frettolosi è un miracolo e me lo godo in ogni istante. 

Ho imparato a conoscere e ad amare il silenzio, a starci bene dentro e a volerlo dentro, ricercandolo attraverso la meditazione, pratica orientale millenaria così lontana dalla nostra educazione e cultura occidentale che piano piano sto esplorando in punta di piedi con grande rispetto e ammirazione.

Non è facile, anzi a volte è molto frustrante, perché la mia testa non si fermerebbe mai e invece io sto lavorando proprio per fermarne il flusso infinito e caotico di pensieri, così simili a quell’arteria trafficata da cui mi sono allontanata percorrendo il sentiero di campagna.

Meditare è assenza di pensiero, è svuotare la mente per tornare ad essere, ad esistere consapevolmente nel qui e ora. Cosa da molti noi dimenticata, così proiettati come siamo nel futuro o legati al passato. Ma sia il futuro che il passato non esistono, l’unica cosa che abbiamo è il presente ed io in questo periodo di quarantena sto imparando a vivere consapevolemte il momento presente. Qualsiasi cosa io faccia, che sia cucinare o leggere, fare yoga o le pulizie, sono totalmente presente e consapevole. 

La vita che voglio e che vorrò

Presente e consapevole di me, della donna che sono e che voglio essere, del mondo che voglio vedere e che voglio contribuire a costruire, delle persone importanti che voglio al mio fianco e di quelle che invece voglio lasciare andare, delle cose che per me contano davvero nella vita. 

Non ho fatto tuttavia delle vere proprie scoperte in queste settimane di quarantena, si tratta più che altro di conferme di cose che già sapevo. Ho pienamente compreso ad esempio la profondità del mio legame con la natura, che è insieme alla mia famiglia ciò che mi manca di più.

Si è rinforzata la voglia di aiutare gli altri, che mi ha portata a trovare nuove forme di volontariato, come fare la spesa per le persone impossibilitate ad uscire di casa e cucinare per chi invece una casa purtroppo non ce l’ha. Si è consolidata la mia anima ambientalista e proseguo nel mio cammino di sostenibilità, che giorno dopo giorno mi porta a cambiare le mie abitudini nell’ottica di un maggiore rispetto della mia salute, degli altri esseri viventi e della nostra Madre Terra. 

Una cosa nuova l’ho scoperta però e cioè quanto mi piaccia cucinare e trascorrere ore e ore in cucina, preparando anche cose che fino a 2 mesi fa acquistavo e basta, come la pizza e il pane, e quanto sia terapeutico e riconciliante impastare e creare qualcosa con le tue mani, tornando ad assaporare il gusto dell’attesa e dei sapori genuini. E poi volete mettere quanto fare colazione con una torta fatta in casa da noi abbia tutto un altro sapore. 

quarantena

Il sapore della lentezza, della semplicità, dell’essenzialità e delle piccole cose. Che poi così piccole per me non sono. Sono tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice. 

Eloisa Dal Piai

distantimaunite

Magazine digitale di intrattenimento. #unpezzoallavolta selezioniamo storie e interviste per raccontarvi il mondo, a modo nostro. "Non chiederci perché siamo uguali, scopri perché siamo diverse".

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