L’estate “fase 2” sta arrivando, ma siamo davvero pronti, soprattutto per i nostri bambini?
Io non ho figli, ma ho tanti nipoti acquisiti dalle mie amiche più care, ed avendo lavorato spesso nel settore dei diritti dei minori, l’argomento mi rende sensibile: come passeranno questi prossimi mesi della “fase 2” se le strutture come scuole, parchi, spiagge, centri estivi e asili non sono attive o non gestite a sufficienza?
Perché in fondo la cosa più importante è il ritorno alla normalità, cosa che è già molto difficile per gli adulti, pensiamo per loro che ancora non hanno la capacità di analizzare quello che effettivamente sta accadendo.
E da giornate intere passate con i genitori, senza vedere nessun altro, dovranno riconoscere volti di zii, nonni, cuginetti che non frequentano ormai da mesi; o che non hanno mai conosciuto se pensiamo a quante hanno partorito proprio durante il lockdown.
Stando alla bozza del decreto “aprile” (ops, ma siamo già a maggio) dovrebbero raddoppiare i giorni di congedo speciale al 50% (da 15 a 30 in totale) che si potranno chiedere fino a fine settembre. Raddoppia anche il bonus “baby sitter”, che passa così da 600 a 1.200 euro, che pare potrà essere usato anche per coprire le spese di iscrizione ai centri estivi.
Tutte le proposte avanzate su riapertura parchi, spiagge o altri spazi per loro però fanno porre lo stesso dubbio: saranno accessibili a tutti? C’è il rischio reale che l’incapacità del Governo di dare soluzioni anche in modo veloce, andrà ad aggravare la situazione di madri e padri che devono tornare a lavoro.
Lo Stato ha il dovere di raggiungere l’obiettivo di assicurare l’equilibrio psico-fisico per la persona di età minore, quindi molti esperti fanno notare che quella dei centri estivi è un’ottima soluzione, ma si teme che sarà solo per alcuni, data la necessità di distanziamento sociale che permane e la indubbia scarsità di spazi fruibili soprattutto nelle zone popolari ad alta densità abitativa.
Quindi forse il vero problema da risolvere è dare una alternativa a coloro che non potranno essere inclusi, con progetti di concreto sostegno ai genitori anche sul piano pedagogico e psicologico per ascoltare e accudire bambini e ragazzi probabilmente irrequieti con necessità di assicurare a tutti educazione alle nuove relazioni sociali, spazio, movimento e creatività.
Speriamo che a giugno potranno effettivamente riaprire i centri estivi, siamo naturalmente sotto osservazione adesso che il lockdown è stato alleggerito. L’idea è quella di accessi contingentati: la giornata si potrebbe svolgere a piccoli gruppi: 5 per i bambini in età prescolare, 7 per quelli delle elementari e 10 per quelli più grandi. I bambini non metteranno la mascherina che invece dovrà essere indossata dagli educatori. Si privilegerebbero le attività all’aperto con giochi lavabili, mentre sarebbero vietati i peluche da casa.
Ma di quanto personale bisognerà disporre e di quante ore dovrà essere composta una giornata affinchè i tempi di stazionamento nel centro siano adeguati sia per i bambini che per i propri familiari?