Ho smesso.

Ho smesso.
C’è stato un tempo in cui la mia voglia di sapere era tale che pur di avere risposte avrei – ed effettivamente ho – fatto di tutto.

Non parlo di quelle nozioni che arricchiscono la nostra cultura, ma di quelle incertezze nei confronti del futuro (immediato e più lontano) che mandano fuori di testa.

Leggevo svariati oroscopi: Paolo Fox, Simon and the Stars, Branko.
Annuale, mensile, settimanale, giornaliero. Non solo il mio ma anche quello dei segni a me cari. Mi sono interessata al moto dei pianeti nel tentativo di capire meglio certi eventi, azioni e reazioni. Non nego che la cosa mi piacesse, e anche tanto. Lo trovavo interessante, e nell’interesse mi davo le risposte di cui avevo bisogno.

Mi sono fatta leggere le carte, svariate volte. Da un’amica fidata che è stata sincera, nel bene ma anche nel male. E mi sono aggrappata a questo più che mai nell’incomprensibilità di certi periodi, gesti, parole, nell’insicurezza più assoluta di ciò che sarebbe stato. Nella paura di non sapere o peggio ancora, nella paura che il mio istinto avesse, in fondo, ragione.

E poi, all’improvviso ho smesso.

Non ho mai smesso di credere, questo sia chiaro. Credo fermamente al moto dei pianeti, a ciò che il cielo dice, alle parole della mia amica, a quelle dette e quelle che potrebbe dirmi ancora. Ma a un certo punto, più semplicemente, ho smesso di chiedere. Di farmi domande ma anche di cercare risposte, giustificazioni, di delineare piani, di cullarmi in una effimera certezza.

Ho smesso perchè, in fondo, non voglio più sapere, nel bene e nel male. Mi fido ancora del mio istinto e tutto il resto è una vita da vivere giorno dopo giorno, sia che Venere sia in Acquario, sia che mi esca fuori la famosa carta della temperanza.

Ho smesso di chiedere.
Ho (ri)cominciato a vivere.
E, sorpresa: sono iniziate ad arrivate le risposte.

distantimaunite

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