Il gioco delle sedie

Il gioco delle sedie

C’è un gioco che unisce tutto il mondo e che non ha età, è per tutti. Grandi e piccini, alte cariche e piccole canaglie. È il sempreverde gioco delle sedie che, tradotto nella lingua internazionale, dovrebbe dirsi “sofagate”.

Ma voi ve lo ricordate quando, non appena la musica si interrompeva,  ci accapigliavamo per sederci ed evitare la squalifica al primo giro? Finivamo sempre in braccio a qualche nostro amico e lì un arbitro doveva prendere una decisione. Dentro o fuori, noi o l’altro?

Vi confesso che non mi ha mai divertito. Era, in fin dei conti, un gioco di arroganza e di supremazia. Chi sgomitava di più, chi fisicamente sopraffaceva l’altro aveva diritto alla sedia. E si capisce che se il gruppo era misto, maschi e femmine, forse qualcuna era più svantaggiata.

E divertente non è stato neanche veder giocare qualche giorno fa dei grandi, nel senso di adulti, ma anche di figure di rilievo, di rilevanza. Gente che ha un peso in questo mondo, gente che decide per me e per voi e per altri più sfortunati di me e di voi. Il gioco delle sedie di Ankara ha commosso e frustrato il web.

Al palazzo presidenziale,  in occasione dell’incontro tra il Presidente turco Erdogan, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ad aspettare i tre solo due sedie di rappresentanza. A occuparle, senza che nessuno si scomponga o sottoponga il problema a qualche ciambellano affinché porti un’altra seduta, sono i due maschi.

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Un po’ a dimostrazione che la credibilità, la rispettabilità, l’autorevolezza sono questione di culo. Il culo di essere nato uomo. Soprattutto in certe società, a certe latitudini.

Ursula resta in piedi, in imbarazzo e probabilmente incredula davanti a quella cafonaggine presidenziale. Nessuno che provi a cercare e a trovare nelle tasche della giacca o dei pantaloni qualche brandello di galanteria.

Ora che ne sia sprovvisto Erdogan non ha stupito.  Ma che Michel l’abbia lasciata a Bruxelles, la galanteria, con il suo set di pettini non se l’aspettava nessuno. E infatti è su di lui che si sono concentrati critiche e improperi, perché da lui – se non altro per comunione di interessi con la von der Leyen – ci si attendeva un passo verso la galanteria e lontano dalla “misoginia”.

Comunque alla fine le regole del gioco delle sedie ad Ankara sono diverse, come i protocolli d’altro canto. Quindi a vincere è chi resta in piedi e a perdere chi riesce a sedersi. Come Michel che pare abbia perso il sonno nei giorni successivi all’accaduto.

Resta da capire se per la vergogna o per le emorroidi augurategli da molti.

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Ivana Figuccio

Sono Ivana, trentabbé anni, siciliana nell'anima e a tavola ma ormai da qualche anno a Milano per amore...del giornalismo. Mangio, bevo e scrivo: spesso simultaneamente. Ma lo faccio anche per lavoro, sia chiaro. Il food&wine è infatti uno dei settori che più si addice alla mia penna e la mia bilancia lo sa bene. Odio correre ma amo guardare gli altri che lo fanno. Non pratico yoga e nemmeno lo yogurt. Lo sport nella mia vita c'è solo per alleggerire i sensi di colpa per i miei peccati di gola. Confesso il mio smodato amore per il cioccolato ma non mi pento. Da buona sicula adoro il mare e il vento di Scirocco. Ma non chiedetemi qual è casa, perché nel mio cuore c'è posto per la sabbia e per la nebbia.

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