Max, un gentleman americano a MasterChef

Max, un gentleman americano a MasterChef

All’anagrafe Maxwell West Alexander, per tutti semplicemente Max: il gentleman americano ai fornelli di MasterChef Italia.

Curioso, gentile, raffinato. Eclettico e sorprendente. Internazionale e casereccio. Cittadino del mondo, dalle fiere origini europee. Contadino e allevatore. Scrittore e giornalista. Chef amatoriale dalle mille risorse culinarie. Amante del vino e delle belle donne. Goloso di carciofi alla giudia. Estroso e appassionato di moda. Camicie curate e giacche a quadri. Peperoncino appeso al doppiopetto. Meditazione mattutina.

Il suo italiano dall’accento americano. I suoi sorrisi sornioni. La familiarità dietro ai fornelli. Il savoir faire dell’uomo vissuto e realizzato. Pronto ad abbracciare quell’attitudine, tutta italiana, del “vivi e lascia vivere”.

Come fosse protagonista di un film di Fellini degli anni ’60, immaginatelo mentre percorre le vie del centro della Capitale prima di fermarsi a prendere un caffè a due passi dal suo appartamento nei pressi del Pantheon.

In quella Roma in cui ha sempre sognato di vivere sin da quel suo primo viaggio nella città eterna datato 1985, Max ora ha stabilito la sua dimora ideale per dedicarsi alle passioni di sempre: la scrittura e la cucina.

Max, vincitore morale di MasterChef 10

Max è indiscussamente il vincitore morale della decima edizione di MasterChef. Capace di lasciare il segno con i suoi piatti ma anche grazie alla sua presenza scenica, mascherata nelle prime puntate da una naturale timidezza e poi esplosa a colpi di manicaretti d’autore e complimenti ricevuti.

Il momento più bello è stato, non a caso, la puntata che ha visto come ospite il maestro della pasticceria italiana Iginio Massari. “E’ un ottimo dolce, il più buono che io abbia mai mangiato a MasterChef Italia” si è sentito dire dal severo giudice aggiunto della serata, che ha commentato così la sua perfetta sfera di cioccolato.

Tecnica e cuore. Sapiente uso degli ingredienti e dei sapori provenienti da tutto il mondo, fusi in piatti degni di un ristorante stellato.

Penso, mi racconta Max, di aver portato dentro questa edizione di MasterChef la mia conoscenza delle cucine internazionali. Per esempio: un giorno abbiamo fatto una gara in cui dovevamo cucinare una zuppa di cipolle in stile francese. Gli altri concorrenti non avevano idea di come si realizzasse. A me questo sembrava incredibile. Per me era facile, avevo cucinato zuppa di cipolla francese forse mille volte a casa mia.

In viaggio per il mondo

Anni di esperienza ai fornelli, ma anche una consapevolezza di se stesso frutto dell’età e delle mille vite vissute. Dal Michigan alla Francia, dall’Africa all’Europa.

Ho portato nei piatti le mie esperienze di vita. E credo sia stato più facile per me rimanere calmo, tranquillo e concentrato mentre i giudici e l’orologio dettavano i ritmi frenetici della gara. Non sempre sono riuscito a gestire l’ansia. Ma molto più degli altri sicuramente. O almeno non lo davo a vedere.

Negli anni ’90 direttore esecutivo di Variety e Daily Variety prima a New York, poi a Los Angeles. Caporedattore della rivista People Weekly. Autore, tra gli altri, del libro con il titolo più lungo di sempre: Bright lights, no city: an African adventure of bad roads with a brother and a very weird business plan, definito dal Wall Street Journal il “più divertente libro di business mai scritto”. Incentrato sull’avventura in Ghana vissuta da Max insieme al fratello, Whit Alexander (co-creatore del gioco da tavolo Cranium).

Passioni e contrasti

Giornalismo e cucina. Passioni che si intrecciano e che crescono vicendevolmente. Tra viaggi, incontri, luoghi.

La mia prima insegnante ai fornelli è stata mia madre. Una donna di grande stile che amava sperimentare diverse ricette provenienti da vari Paesi del mondo. Poi grazie ai miei viaggi ho scoperto personalmente nuovi sapori, nuove materie prime, ho visitato mercati di tutti i tipi e imparato a contaminare le diverse influenze. Più di tutte, però, amo la cucina italiana e quella cinese.

Contrasti. Cucine diverse. Vite diverse. Natura e città. Il Max legato alla terra che nella sua fattoria del Maine si è dedicato per anni all’agricoltura e all’allevamento di maiali, galline, anatre, oche, producendo anche vino e sidro. E il Max studente di storia dell’Arte che vedendo Roma per la prima volta disse: “un giorno verrò a vivere qui”.

Un desiderio che si è realizzato circa un anno fa quando dall’America ha deciso di trasferirsi in Italia.

Era tutto un gioco…

Maxwell accetta oggi con stupore e benevolenza l’inattesa popolarità.

All’inizio pensavo: ok, forse parecchia gente mi riconoscerà d’ora in poi. Ma quello che è successo dopo la mia eliminazione da MasterChef è andato al di là di ogni aspettativa. Non posso camminare in centro per 5 metri senza che non si crei una folla intorno a me. Mi riconoscono per strada ogni giorno. Sono tutti molti gentili. Si fermano a salutarmi, vogliono foto. E io adoro quando ad indicarmi sono i bambini: lo trovo molto divertente.

E dire che tutto era iniziato come un gioco.

A marzo, durante il primo lockdown, mi racconta, ero in America. Stavo con la mia ex moglie, con Harper, mio figlio, ed Eva, mia nuora di origini calabresi. Ogni sera cucinavo la cena per tutti noi. Un giorno Eva mi disse: “Max perché non fai il provino per partecipare a MasterChef Italia?”. Ha insistito così tanto finché un giorno non ho finalmente mandato il video per partecipare alla trasmissione. Ed eccomi qui.

Un’avventura televisiva che per Max si è rivelata una doppia sfida. Non solamente ai fornelli, ma anche con la lingua italiana. Difficoltà emerse soprattutto, mi spiega, durante le prove in esterna.

Come quella volta a Valeggio sul Mincio in cui ero capitano di brigata. Ė stato difficile per me comunicare e impartire ordini. Spesso a venirmi in soccorso era chef Locatelli. Ma a MasterChef in generale tutti i giudici sono stati generosi e gentili. Umanamente delle gran belle persone.

Ai fornelli, con passione e lentezza

Max “latin lover”, come spesso lo hanno definito i tre giudici/chef ironizzando, in più di un’occasione, sulla sua tenera amicizia con Ilda (altra concorrente della trasmissione televisiva). Un rapporto sincero coltivato anche lontano dalle telecamere e che ha rafforzato una particolare preferenza del sessantreenne americano:

qui a Roma, mi confida, ho più amiche che amici. Amiche non fidanzate, you know. Spesso trovo che gli uomini siano troppo forti. Adoro invece parlare con le donne perché non hanno paura di emozionarsi e di dimostrare i propri sentimenti. Come piace a me.

Sarà questa sensibilità ad avergli permesso di bucare lo schermo ed entrare nel cuore di tutti noi.

Sin dal primo giorno in cui Max è apparso dietro ai fornelli del cooking show, ricordo di averne apprezzato lo stile. Me lo sono sempre immaginato con un bicchiere di vino in mano mentre lavora davanti al computer alzandosi ogni tanto per andare a controllare quello che bolle in pentola. Così mi stupisco poco quando mi descrive la sua idea di cucina preferita.

Adoro i piatti lenti, quelli che hanno bisogno di tempi di cottura molto lunghi. Gli stufati, le zuppe. Quando devi cucinare per ore. Un modo per ottenere sapori profondi e intensi. E mentre aspetto che siano pronti bevo uno, due bicchieri di vino. Oggi faccio lo scrittore quindi mi è possibile tranquillamente lavorare mentre cucino. E viceversa.

Cucinare non significa solo leggere una ricetta: è una questione di sensibilità, di rispetto degli ingredienti e dei tempi di preparazione.

Antonino Cannavacciuolo

Con in tasca l’umanità

Le radici, le tradizioni. I suoi nonni materni emigrarono più di 100 anni fa in America dalla Slovacchia. Per Max tornare in Europa oggi è come chiudere un cerchio.

Partirono con in tasca l’umanità e basta. Adesso io torno nella loro terra con il microfono nella tasca. Io non sono un immigrato povero, ma sono un immigrato, e per me un americano a MasterChef Italia è stato un miracolo, un onore grandissimo.

Maxwell Alexander

Con queste parole ha salutato il pubblico, gli sfidanti e i giudici prima di abbandonare il programma.

Le emozioni di Max Alexander. In cucina e nella vita. Davanti e dietro ai fornelli. E la sua avventura al contrario. Quella di “un gentleman americano a Roma”.

MasterChef Italia è uno show prodotto da Endemol Shine Italy ed è sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go e in streaming su NOW TV.

La ricetta di Max consigliata ai lettori di #distantimaunite

I carciofi romani quasi alla giudia di Max

Carciofi romani quasi alla giudia

Mi piace cucinare i carciofi a casa, ma quelli alla giudia devi friggerli in tanto olio e quindi sporcano troppo 🙂 Per questo ho ideato la mia personale ricetta, un mix tra “alla romana” e “alla giudia”.

Ingredienti

  • carciofi piccoli, puliti, abbastanza da stare in una pentola per stufati in ghisa
  • 75 ml di olio d’oliva
  • 2 spicchi d’aglio tritati
  • 400 ml di vino bianco
  • q.b. sale
  • 2 cucchiai di capperi
  • una manciata di mentuccia o menta

Procedimento

Mettete l’olio nella pentola e aggiungete i carciofi, capovolti. Aggiungete aglio e sale, poi cuocete senza mescolare a fuoco medio fino a quando l’aglio è appena profumato ma non dorato.

Aggiungete il vino, coprite con il coperchio e cuocete a fuoco lento finché i carciofi non saranno teneri, 25-45 minuti a seconda delle misure.

Togliete il coperchio, alzate la fiamma e cuocete fino a quando il vino evapora e le punte di carciofi iniziano a friggere nell’olio. Aggiungete la mentuccia e continuate la cottura fino a quando le punte saranno ben dorate. Disponete su un piatto da portata e servite.

Buon appetito!

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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