Ne stiamo uscendo, ma per andare dove?

Ne stiamo uscendo, ma per andare dove?

L’estate è finalmente arrivata. Il caldo sta dando la mano che ci si aspettava e la campagna vaccinale, al netto del disastro Astrazeneca, sta andando alla grande.

Sembra incredibile, ma ne stiamo uscendo davvero. Certo, tutto dipenderà da quanto saremo bravi a mantenere alta la guardia fino alla fine dell’anno, ma per ora è lecito avvertire un senso di liberazione. Da oggi, poi, che quasi tutta Italia è zona bianca, c’è di che rallegrarsi.

Eppure…

C’è da riconoscere che non riusciamo ad essere pienamente allegri. Siamo pervasi da un senso di spaesamento con cui ormai siamo abituati a convivere. Ci siamo persi in quanto esseri umani, abbiamo visto vacillare il nostro ruolo di dominatori del pianeta ed ora che l’incubo sta per finire ci rendiamo conto che non stavamo sognando. O, più banalmente, continuare a portare la mascherina è il segno tangibile che non abbiamo ancora vinto la guerra.

Quello che abbiamo passato ha lasciato il segno. Ce lo porteremo dietro nell’impulso di allontanarci dagli sconosciuti, negli abbracci non più avvolgenti e nella voglia di far sparpagliare qualunque scena di assembramento vediamo in tv, fosse anche di un film degli anni 80.

Il peggio è passato. Ora che c’è?

Fortunatamente il peggio è passato e non è più il momento di drammatizzare. Ora siamo pronti per ripartire. Peccato solo che non sappiamo bene come. Ne stiamo uscendo, sì, ma per andare dove? Nelle nostre vite di prima, cancellando tutto quello che è stato? Ovviamente no, è impossibile. E allora ecco da dove arriva quel senso di spaesamento persistente: non sappiamo bene cosa dobbiamo fare ora. Come ci dobbiamo sentire. Se andare in vacanza spensierati e ritrovarci come lo scorso anno con il picco di contagi (stavolta della variante indiana) ad ottobre o limitarci ancora e rischiare l’esaurimento nervoso. Il buon senso, se mai ce l’abbiamo avuto, è diventato il nostro peggior nemico, un carceriere che ci ripete costantemente “No, questo è meglio di no”, “No, non te la levare”, “No, qui ancora è presto” e tanti altri divieti anche solo ai pensieri. Del tipo che se sei lì a immaginare un bel viaggio, il buon senso ti banna tutte le destinazioni più fiche e ti porta a progettare le vacanze a Santa Marinella.

Vaccino, eroe moderno

Inutile girarci intorno. Il nostro numero dieci, il nostro salvatore, l’eroe verso cui riporre tutte le speranze è lui: il vaccino.

Enfasi narrativa a parte, questo fatto che il clou della campagna vaccinale coincida con l’arrivo dell’estate lascia il campo a qualche dubbio sulla sua reale efficacia. Della serie: merito di Pfizer o del caldo?

E di conseguenza anche sugli scenari autunnali non si sa bene che pensare. Sta di fatto, però, che se si decide di credere nella scienza, nello straordinario percorso che sta facendo l’uomo per uscire dalla pandemia, giocare il proprio ruolo vaccinandosi ed essere parte del tutto fa un certo effetto.

Sarà per questo che quando la gente si vaccina sente il bisogno di comunicarlo ai suoi contatti social. Sono stati tanto presi in giro quelli che postano la loro foto mentre gli viene somministrato il vaccino, ma in fin dei conti è una cosa grossa, perché deriderli?

Voglio dire, provate a tornare indietro a marzo 2020 e pensate a quanto ci sembrava lontana la luce in fondo al tunnel. Pensate a quanti sacrifici abbiamo fatto per evitare una catastrofe umnitaria nell’attesa che arrivasse un vaccino. Pensate a chi, nel mondo, sta ancora come stavamo noi a marzo 2020 se non peggio. E ci resterà ancora per molto.

Ecco, pensate a tutto questo e poi immaginatevi seduti su una poltroncina, con il braccio scoperto e una dolce infermiera che vi sorride e vi dice: “Non ti faccio male, promesso”.

Non vorreste anche voi immortalare quel momento come un bel happy ending?

Ok, non si può ancora parlare di lieto fine, ma in fondo più che a un film, questa vicenda si può paragonare a una serie. E allora evviva tutte le foto del finale di stagione da tutti gli hub, ospedali e farmacie del Paese.

Coraggio, ne stiamo uscendo. E non fa niente se non sappiamo dove andare. Facciamo un passo per volta, da qualche parte la strada ci porterà.

Poteva mancare il mio scatto da vacinada?

Martina Vassallo

Una passione, quella per la Comunicazione, e tanti strumenti diversi per attuarla. Dal giornalismo alla fotografia, passando per uffici stampa, videomaking e scrittura. Dopo la Laurea, la tessera da Pubblicista e gli anni da cronista, ho girato cortometraggi, spot e documentari. Per non farmi mancare niente, ho anche aperto un'attività nel wedding. In questo blog uso le mie esperienze per parlare di vita, sentimenti e ricerca interiore. Riflessiva, sì. Ma sempre con un pizzico di allegria, perchè per affrontare le profondità è meglio viaggiare leggeri.

2 pensieri su “Ne stiamo uscendo, ma per andare dove?

  1. Come al solito scrivi con talmente tanto trasporto i temi trattati che sembra quasi li scrivessi per ognuno di noi.
    Brava!

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