Siamo tutti Boris

Siamo tutti Boris

“Dai, dai, dai” che siamo tutti un po’ Boris. O lo siamo stati. Almeno una volta nella vita.

Sottopagati, precari, esaltati, sfruttati o sovraresponsabilizzati. Tutti possiamo riconoscerci, chi più chi meno, in uno dei personaggi della serie cult made in Italy diventata negli anni un vero e proprio fenomeno sociale.

Guardate il tasto F4 sul computer e vi viene in mente la parola “basito”? “Smarmellata” per voi è una sorta di fotografia ovattata? Vi nomino Stanis La Rochelle e pensate ad un divo da imitare? Allora siete capitati nel posto giusto.

Tutto questo, invece, non vi dice nulla? Affrettatevi a recuperare!

Basito lui, basita lei, luce un po’ smarmellata e daje che abbiamo fatto’. *preme F4* ‘Fermi tutti, c’ho un’idea. Rimettiamo #Boris. Così, de botto, senza senso’. ‘Aspetta n’attimo’. *chiude una telefonata* ‘Genio’”. *gli stringe la mano*. 

Il debutto di questa fortunata “fuoriserie” televisiva risale al 2007. Composta di tre stagioni, ognuna di 13 episodi, Boris racconta le disavventure del regista televisivo René Ferretti e di tutti i protagonisti impegnati sul set di un’orrida e improbabile soap opera nostrana, intitolata “Gli occhi del cuore”.

Attraverso l’originale punto di vista dello stagista Alessandro, interpretato da Alessandro Tiberi, la serie svela i retroscena del mondo dello spettacolo che, dietro il luccichio dei riflettori, nasconde meschinità, arrivismo, nepotismo, sfruttamento dei lavoratori e giochi di potere.

Cult la serie. Cult i personaggi. Dal regista che sogna il cinema d’autore, ma si riduce a girare soap inverosimili agli sceneggiatori copioni e svogliati; dall’attore vanesio e mediocre che si sente “hollywoodiano” all’attrice incapace ma amante del boss. E ancora: dalla segretaria di produzione “mafiosa” al direttore della fotografia scansafatiche e drogato passando per il capo elettricista sfruttatore a cui “nun va de fa ‘n cazzo”. E poi c’è lui: lo stagista ingenuo e ambizioso, sfruttato e mal pagato. Figure e personaggi a cui il pubblico si è affezionato negli anni e in cui inevitabilmente si è rispecchiato.

Nel bene o nel male, mi spiega Gianluca Cherubini (co-autore di “Siamo tutti Boris”), ognuno di noi ha avuto esperienze alla “Boris”. Noi ci siamo soltanto riconosciuti in alcuni personaggi, abbiamo sentito la necessità di raccontarlo e di ringraziare chi, attraverso la realizzazione della serie tv, ha provato a difenderci e a tirare fuori il problema. Abbiamo affrontato periodi terribili, stancanti, insoddisfacenti, privi di significato. Eppure siamo andati avanti grazie alle risate che ci siamo fatti pensando a Seppia, lo stagista di regia, oppure a Lorenzo, lo schiavo di fotografia trattato a pesci in faccia da Biascica. Il mondo del giornalismo è particolare, quando sei troppo giovane è un casino, ma non è così diverso rispetto ad altri ambienti lavorativi.

Lo stagista. Alessandro, senza ombra di dubbio, è il personaggio in cui più di ogni altro, ogni giovane “aspirante qualcosa” si riconosce.

All’interno del libro, mi racconta Marco Ercole, lo raccontiamo esplicitamente: il titolo sarebbe potuto essere anche “Siamo tutti Seppia”. Una considerazione che ha fatto sorridere anche lo stesso Alessandro, che da quando ha interpretato quel ruolo è stato identificato da molti come un punto di riferimento per tutti quei giovani italiani che hanno dovuto vivere soprusi nel mondo del lavoro. Sì, noi ci sentiamo ancora oggi delle “seppioline”.

Marco Ercole e Giancluca Cherubini. Autori di “Siamo tutti Boris”

Quella di Boris è stata una comicità diversa da quella a cui gli italiani erano abituati fino a quel momento. Più raffinata, intelligente, a tratti geniale. Capace di prendere in giro e di prendersi in giro.

La saga del pesciolino rosso, ideata dai tre autori Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e il compianto Mattia Torre (scomparso prematuramente il 19 luglio 2019 a causa di un cancro) si chiama Boris perché Boris (da Boris Becker) è il nome del pesce rosso del regista Renè Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino (originariamente doveva chiamarsi “Sampras”, come il tennista Pete Sampras).

Quattordici anni dopo la prima puntata a celebrarne ulteriormente il successo ecco un libro, a firma di Marco Ercole e Gianluca Cherubini, edito da Bibliotheka Edizioni. “Siamo tutti Boris. Un libro scritto a cazzo di cane” è una sorta di “backstage cartaceo”, una Bibbia rivolta agli appassionati del genere, ma non solo.

Marco Ercole e Giancluca Cherubini. Autori di “Siamo tutti Boris”

Interviste, curiosità, foto inedite, retroscena, attraverso i quali viene raccontata la genesi e l’evoluzione della sitcom che prossimamente si arricchirà anche di una quarta stagione (in onda su Disney+, all’interno del catalogo “Star”). Tutto il cast coinvolto per quest’opera letteraria che ha coinvolto, in primis, proprio gli addetti ai lavori.

Marco: Lo abbiamo fatto leggere in anteprima agli autori per sapere cosa ne pensassero. Non nascondiamo che fossimo molto preoccupati, non avevamo idea di come i reali creatori della serie televisiva potessero valutare un libro che raccontasse di loro, del loro Boris. Avevamo paura di non essere stati all’altezza di un prodotto così geniale, quindi sentirci dire che la considerassero “la Bibbia di Boris” e con delle parti considerabili alla stregua di una “sceneggiatura borisiana” ci ha resi davvero orgogliosi.

Introduzione di Walter Veltroni, prefazione di Antonio Dipollina, postfazione del Trio Medusa. Idea di Gianluca Cherubini.

Marco: Gianluca mi ha mandato un messaggio la mattina del 23 settembre 2020: “Ho fatto un sogno importante”. Quando l’ho richiamato per farmi raccontare, mi ha spiegato di aver sognato che avremmo scritto questo libro insieme e la mia risposta immediata è stata la seguente: “Genio!”. Ci siamo messi a ridere insieme e abbiamo subito iniziato a progettare come avremmo potuto impostarlo. L’idea era di raccontare le nostre vicissitudini nel mondo del lavoro, comuni a gran parte dei nostri coetanei, utilizzando appunto il paragone con una serie televisiva che adoriamo e che ha tentato di mettere in evidenza i difetti del nostro Paese sotto questo punto di vista (e non solo).

Marco Ercole e Giancluca Cherubini. Autori di “Siamo tutti Boris”

«Siamo tutti Boris» segue la collana «Siamo tutti compagni di scuola» scritta da Cherubini e «Siamo tutti allenatori nel pallone» di Ercole. 

Gianluca: Questo esperimento editoriale è stato completamente diverso. In “Siamo tutti Boris” abbiamo realizzato qualcosa come 38-39 interviste e analizzato a fondo circa 50 puntate (più il film). Tutto questo con soli 7 mesi a disposizione. Mentre sia con Verdone che con Banfi il lavoro si era basato su un’unica pellicola, quindi senza dubbio più gestibile.

Boris è «nato da un misto tra talento e culo»

Mattia Torre

Il libro Siamo tutti Boris è dedicato a Mattia Torre, uno degli storici autori, scomparso a 49 anni. A lui è riservato anche un intero capitolo, con i vari racconti dei colleghi e amici dai quali emerge la sua straordinaria ironia. Alla sua memoria è legata la scelta di devolvere parte dell’incasso ad Antea, fondazione che fa assistenza gratuita 24 ore su 24, a domicilio e in hospice, ai pazienti in fase avanzata di malattia secondo i principi delle Cure Palliative e della Terapia del Dolore.

Gianluca: Non lo abbiamo conosciuto, sarebbe stato un privilegio. Siamo riusciti (ce lo auguriamo) a descriverlo e a raccontarlo attraverso le parole di chi ci è cresciuto insieme. Mattia era un genio, su questo non ci sono dubbi, basta leggere quello che ha scritto o quello che ha fatto per il cinema, il teatro o la televisione.

448 pagine, scritte, ma solo per modo di dire, “a cazzo di cane”. Perché dentro ci trovi la realtà.

Gianluca: La realtà, le cose reali hanno una marcia in più. Quando racconti una situazione vera, che chi ti guarda ha vissuto, o quantomeno ci si è avvicinato, riesci sempre a fare centro. Boris lo ha fatto e ha analizzato con attenzione un momento difficilissimo per i giovani, per i sottopagati, gli sfruttati, quelli che non avranno mai un contratto a tempo indeterminato. Lo ha descritto con il sorriso, ma di fondo c’è una realtà drammatica e ancora molto attuale.  

Boris è stata ed è una fonte inesauribile di parole, battute, modi di dire, tormentoni e riferimenti condivisi. Entrati nel linguaggio collettivo.

Boris «coniuga comicità di carattere (data da personaggi spesso folli e strampalati, ognuno con le proprie manie e divertenti caratteristiche peculiari) con comicità di situazione, studiata ad arte per creare spassosi scenari e lontana dalla comicità dell’equivoco tanto cara alla commedia all’italiana»

Hall of Series

Marco: La comicità di Boris è raffinata, audace, pungente e geniale, anche se gli autori (a nostro giudizio con eccessiva modestia) rifiutano in particolare quest’ultima etichetta. L’ironia di questa serie televisiva è però unica nel suo genere in Italia, agisce su diverse stratificazioni sociali e culturali, producendo sempre lo stesso straordinario effetto. Sotto un certo punto di vista è anche malinconica, porta a riflettere. Prendendo in prestito una citazione di Caterina Guzzanti, se qualcuno definisce Boris “carino”, vuole dire che non ha capito niente di ciò che ha visto e che, molto probabilmente, è anche un tipo di persona presa in giro durante la serie.

Non siate basiti. Con Boris va così. Se non entrate nel mood, siete destinati a non capirci un caxxo.

Se mi permetti, a cazzo di cane, non ci crederai, ma funziona sempre.

RENÉ FERRETTI

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Elisabetta Mazzeo

Elisabetta, classe 1981. Ogni 18 anni un cambiamento. Prima la Calabria, poi Roma, ora Zurigo. Domani chissà. La mia sfida quotidiana? Riuscire nell’impresa di essere contemporaneamente mamma, moglie, giornalista, scrittrice e ora anche blogger. Ore di sonno: poche. Idee: tante. Entusiasta, curiosa, caparbia, sognatrice. Scrivere è un’esigenza. Una lunga gavetta nei quotidiani e nelle tv locali, poi l'approdo come inviata di Sport Mediaset. Non ho dubbi: il mio è il mestiere più bello del mondo. Una passione prima che un lavoro. Oggi ricopro l'inedito ruolo di vicedirettore a distanza di Retesole, l’emittente che mi ha visto crescere umanamente e professionalmente. Divoro libri e due li ho anche scritti, mi nutro di storie di sport, ma non solo. Scatto e colleziono foto, mi alleno quanto basta per non sentirmi in colpa e in compenso macino chilometri armata di scarpe da ginnastica e passeggino. L'arrivo delle mie due figlie ha rimodulato le priorità della mia vita. E adesso è con loro e per loro che continuo a mettere le mie passioni in campo. #CaparbiamenteSognatrice

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