Coabitazione over 60: le moderne beghine

Coabitazione over 60: le moderne beghine

beghine Pie donne nubili o vedove che vivono in luoghi chiusi ( beghinaggi), o in case comuni o sole o in piccoli gruppi di due o tre. Non sono vere e proprie religiose in quanto pronunciano, temporaneamente, soltanto i voti di ubbidienza e castità. 

Donne che vivono insieme. Non è una novità, ma la cosa bella è che ora si sta diffondendo …nella terza età! Sono sempre di più infatti, le donne che, pur avendo la possibilità di vivere in casa propria, decidono di andare a coabitare. Si chiama cohousing.

I beghine di Amsterdam

Ricordo come una piacevole scoperta il quartiere delle beghine di Amsterdam. Un posto che mi è rimasto nel cuore. La prima volta che l’ho visto ho pensato: ” Cavolo che bello qui!” Ho una vera passione per le vecchie case, mi piace scoprirle, visitarle, indagare sulla loro storia e poi, nella mia mente, pensare a come ci vivrei. Il cohousing moderno è una forma che sta prendendo sempre più piede anche in Italia. E il vantaggio è che si rischia di non restare soli.

Quante volte sentiamo storie drammatiche di solitudine. Di persone anziane morte in casa e scoperte dopo mesi. O di quelle che chiamano le forze dell’ordine solo perche vittime di un attacco estremo di solitudine. La moderna coabitazione riguarda soprattutto donne nella fascia over 60/65. C’è una maggiore concentrazione al Nord ma progetti si sono sviluppati anche al Centro e al Sud. Il ritratto della donna che scegli il cohousing è di istruzione medio alta, amante della socialità. Si parla di persone che possono contare anche su una propria abitazione, ma preferiscono la compagnia. Anche le coppie over 60 spesso scelgono questa soluzione. Nelle abitazioni in cohousing si ha la possibilità di avere una camera con bagno propria e il resto degli spazi in comune con gli altri. Oltre alla socialità, si ha un risparmio economico e la possibilità di fare nuove esperienze. L’obiettivo è migliorare la vita e promuovere lo stare insieme.

Un nuovo concetto dell’abitare

L’ultima casa di questo tipo inaugurata in Italia è a Brindisi, dove un gruppo di giovani hanno realizzato Casa Zamalek. Tre camere doppie con bagno, una sala da pranzo, una da lettura e la vista mare. E poi, per gli ospiti c’è la possibilità di svolgere attività ludiche e non solo: corsi di inglese, ginnastica, gite e molto altro. Tra i vantaggi del cohousing non c’è solo la compagnia ma anche la protezione e un minor numero di spese. Si possono creare anche situazione generazionali diverse: in alcune residenze di coabitazione possono soggiornare anche studentesse, magari fuori sede, che interagiscono così con gli ospiti più anziani ricreando il concetto di famiglia.

A Trento la prima casa italiana in cohousing è stata aperta qualche anno fa. La Germania è stato il primo Paese a progettare coabitazioni. Un progetto abitativo sociale rivolto alle donne che ha come obiettivo quello di coltivare buoni rapporti e avere case accoglienti. In questo modo aiutare la persone della “porta accanto” diventa naturale.

Un po’ come il mutuo soccorso che si è creato durante il lockdown: sono state tantissime le iniziative di solidarietà tra vicini ma, allo stesso tempo anche tanti drammi della solitudine si sono consumati. I nuovo “beghinaggi” nascono proprio da questo.

Le beghine moderne combattono la solitudine

L’idea è sicuramente buona e per certi versi vincente ma questo mi permette di pensare anche a quello che è il rapporto con i nostri vicini. Non ce li scegliamo, ci capitano. Voi conoscete i vostri vicini? A volte può capitare che, presi da mille impegni, o per differenza di età non gli rivolgiamo neanche uno sguardo. O ci limitiamo saluti cordiali. Il lockdown e la pandemia , a mio avviso, hanno per certi aspetti esasperato alcuni comportamenti.

Tornare ad essere socialmente utili è un regalo che possiamo fare ai nostri vicini e a noi stessi. E’ anche un modo per combattere l’isolamento mentale che la pandemia ci ha purtroppo lasciato. Pensiamo a noi ma anche a chi ci sta accanto.

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#OstinatamenteEclettica

Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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