Quella sottile linea rosa

Quella sottile linea rosa

Il prossimo primo dicembre ricorre la Giornata Mondiale della Lotta all’AIDS. E’ stata istituita nel 1988 dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per ricordare e mettere in guardia da un virus che si trasmette facilmente e per cui, ancora oggi, non esiste cura. La sottile linea rosa, come molti della mia generazione hanno imparato a conoscerlo.

La paura e lo stigma

Io sono figlia degli anni ’80 ( nata nel ’77), e ricordo perfettamente con quanta intensità la bomba HIV e AIDS uscì fuori. La cosa era così grave che mentre si contavano i morti, anche illustri (ricordo perfettamente l’annuncio della morte di Freddy Mercury, la mattina, in radio mentre facevo colazione, o la tristezza di mia madre quando seppe che Cary Grant, il suo attore preferito era morto di ” una malattia misteriosa”) la paura cresceva a dismisura. Il bombardamento mediatico diventò talmente forte, insistente, da far crollare alcuni tabù per l’epoca, come quello di parlare di sesso in televisione. Il culmine fu raggiunto da uno spot pubblicitario che trasmettevano a manetta, che è rimasto indelebile nella mente di noi quarantenni e oltre: lo spot con la musichetta stile Psyco e la linea rosa che circondava le persone infette. Che erano tra noi.

La paura era tanta, perché si capì ben presto che questo virus non era “esclusiva” di chi faceva uso di droga o di chi era omosessuale (le discriminazioni fioccavano pure all’epoca), ma appunto era “alla portata di tutti”. Ricordo che a scuola non facevamo educazione sessuale ma, visto lo svilupparsi della malattia, ci fecero delle lezioni straordinarie di educazione sessuale. Ricordo l’imbarazzo di alcuni professori e dei miei compagni perché no, non eravamo proprio abituati a sentir parlare di queste cose. Però era necessario. Perché appunto l’AIDS faceva una paura terribile.

40 anni di AIDS in Italia

Un altro tassello rimasto indelebile nella mia memoria è il famoso bacio che l’immunologo Fernando Aiuti diede sulla bocca ad una giovane positiva per dimostrare che no, l’AIDS non si trasmetteva con la saliva e che eravamo liberi di baciarci. Almeno quello.

Il 2 dicembre 1991 in risposta all’articolo di un quotidiano che riportava la falsa teoria che l’HIV si potesse trasmettere con un bacio decise, di comune accordo, di baciare la propria paziente sieropositiva venticinquenne Rosaria Iardino durante un congresso alla fiera campionaria a Cagliari. Un reporter fotografò la scena, e l’immagine fece il giro del mondo

Anche questa foto segnò un’epoca e la mente di molti ragazzi oggi ultra-quarantenni. Sono infatti 40 anni che l’AIDS è in Italia. Un bel numero ma, mi sono chiesta, cosa è cambiato da allora?

Sul fronte della malattia è cambiato tanto. Oggi non c’è ancora una cura per chi contrae HIV o è affetto da AIDS (che sono due cose correlate ma diverse e in molti ancora non lo sanno). Nel 2020, in Italia le nuove infezioni da Hiv si sono dimezzate rispetto all’anno precedente. Stando ai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità infatti, sono state segnalate nel 2020 1.303 nuove diagnosi di infezione. Un numero che conferma il trend già in progressiva diminuzione osservato negli ultimi dieci anni.

La linea rosa fa meno paura ma in Italia si contano 10 nuove infezioni al giorno.

E sono tantissime. Da un recente studio è uscito fuori che l’Italia è infatti uno dei pochi Paesi nell’Unione Europea, insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania, in cui l’educazione sessuale non è obbligatoria nelle scuole. E anche questo conta. Eppure l’Agenzia di salute sessuale e riproduttiva delle Nazioni Unite riconosce l’educazione sessuale nel novero dei diritti umani  e ha stilato delle linee guida per le scuole da rispettare, che includono, oltre alle nozioni di anatomia e fisiologia, anche educazione all’affettività, alle relazioni e alle differenze di genere.

La giornata mondiale contro l’AIDS ha il compito di ricordarci di non abbassare mai la guardia. E soprattutto di non discriminare. Per combattere lo stigma e la paura che affliggono ancora tanti sieropositivi italiani è stato realizzato un documentario di grande importanza civile, Positivɘ, che sarà lanciato sulla piattaforma Nexo+ proprio il primo dicembre.

#OstinatamenteEclettica

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Paola Proietti

Classe '77, giornalista professionista dal 2008. Ho lavorato in radio, televisione e, vista l'età, anche per la vecchia carta stampata. Orgogliosamente romana, nel 2015 mi trasferisco, per amore, in Svizzera, a Ginevra, dove rivoluziono la mia vita e il mio lavoro. Mamma di due bambine, lotto costantemente con l'accento francese e scopro ogni giorno un pezzo di me, da vera multitasking expat.

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