Quando la Rai è servizio pubblico

Quando la Rai è servizio pubblico

Spesso ci siamo detti o abbiamo sentito dire che la Rai, ovvero la televisione di Stato, il servizio pubblico, non riesca a coprire tutti i canoni che in quanto tale dovrebbe seguire. Ma come amo dire io, troppo spesso, guardiamo la televisione in modo pigro e alle volte troppo critico. Questo perché guardando il palinsesto dei tre canali Rai di programmi belli, ben fatti, argomentati e con una narrativa accattivante ce ne sono molti.

Negli ultimi anni abbiamo visto nascere o consolidarsi programmi dove al centro vengono messi temi territoriali, le eccellenze, l’arte, la cultura. Ci sono almeno tre programmi dove ritroviamo tutto questo. Sono Il Provinciale condotto da Federico Quaranta in onda su Rai 2. Kalipè – A passo d’uomo condotto da Massimiliano Ossini sempre su Rai 2. E per ultimo Geo condotto da Sveva Sagramola.

Partendo da quest’ultimo possiamo dire che Geo ormai in Rai è un’istituzione. La sua prima messa in onda risale al 1984 e ancora oggi lo vediamo tutti i pomeriggi. Negli anni ha cambiato spesso i propri “accessori” ma il proprio “abito” è rimasto sempre lo stesso. Perfettamente cucito addosso ai propri spettatori.

Ha cambiato la sua collocazione. Ricordiamo che nasce come settimanale pomeridiano per poi passare al settimanale serale. E dal 1988 ad oggi lo ritroviamo tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì sempre su Rai3. È un programma documentario, dove la conduttrice, Sveva Sagramola viene affiancata da professionisti che sviscerano gli argomenti trattati. Dai viaggi alla cucina, alla tradizione, ai mestieri. Si muove principalmente nel territorio italiano ma spesso le incursioni all’estero mantengono fermo il ritmo della trasmissione. Ci portano tra le malghe del Trentino Alto Adige a scoprire come si fa il formaggio, fino ai Fiordi della Norvegia. Raccontandoci tradizioni e usanze alle quali i territori continuano a rimanere aggrappati con orgoglio.

Il Provinciale, condotto dall’ottimo narratore Federico Quaranta, ha dei ritmi sicuramente più veloci e accattivanti dovuti alla capacità del conduttore di vivere i luoghi che ci racconta. Dal nome del programma si capisce che è la provincia italiana quella che va a conoscere e visitare. Sicuramente è un programma voluto e realizzato direttamente dal giornalista che lo vive come fosse la propria “escursione fuori porta”. Raccontando di ogni sasso o albero o sottobosco che incontra. È un programma relativamente giovane, è comparso ad ottobre del 2020 e da allora la sua collocazione è quella del sabato pomeriggio.

Per ultimo, ma solo per messa in onda troviamo Kalipè un programma di fine 2021 con una narrativa, anche esso quasi romanzata e il narratore è proprio Massimiliano Ossini. Kalipè rispetto agli altri due si differenzia soprattutto perché al suo scopo divulgativo come gli altri due. Ma in più c’è la parte di intrattenimento, un fil rouge musicale per ogni puntata dove un musicista o cantante accompagna il racconto suggestivo e ipnotico del conduttore. Kalipè proprio perché nasce come “scommessa” è tale anche nella sua collocazione che possiamo definire coraggiosa. Il serale di Rai 2, orario atipico per raccontare la natura, le tradizioni e la storia di luoghi da scoprire.

Tutti e tre i programmi hanno una sorta di voce narrante necessaria per far entrare il telespettatore nel mondo che si sta raccontando. Troviamo tutti gli elementi essenziali perché un programma venga considerato divulgatore.

Avvicinano o per lo meno cercano di avvicinare chi li guarda ad un mondo, che spesso non si riesce a visitare, ad incontrare anche se vicini al territorio che si abita. Questo perché quando ci muoviamo per una gita fuori porta o per una vacanza, tendiamo a scegliere luoghi comodi e facilmente visitabili. L’Italia è un Paese pieno di natura contaminata e incontaminata ma spesso quest’ultima viene lasciata da parte. E allora ottima l’idea di far conoscere attraverso la televisione luoghi del nostro Paese e anche esteri.

La dimensione ideale per tutti e tre è senza dubbio l’esterno, ovvero fare il programma direttamente sul posto, ma tra di loro c’è una differenza sostanziale. Geo è svolto nei classici studi della Rai dove la presentatrice lancia i servizi esterni, e dove alla fine di ognuno si rientra. Il Provinciale ha solo riprese esterne, non ha uno studio fisso in cui rientrare alla fine di un servizio. Mentre Kalipè trasmette dallo studio più alto del mondo lo sky way del Monte Bianco, da dove Massimiliano Ossini conduce l’intero programma.

Questi sono alcuni esempi di bella televisione, dove si svolge un’attività non solo di intrattenimento, ma anche di formazione e soprattutto divulgazione.

Se a cena con amici o davanti al caffè in ufficio ci siamo chiesti cosa sia oggi il “servizio pubblico” e se vale la pena pagare il canone, io dico di sì. Che sfogliando il palinsesto della rete pubblica possiamo trovare programmi belli, fatti bene e che spesso si accontentano dei propri ascolti senza cercare troppo di stupire ma rimanendo ancorati al racconto. Ogni puntata è un capitolo di un libro che aspetti puntuale di poter leggeremo ascoltare.

E allora ben vengano i direttori di rete che danno fiducia alla passione e la professionalità di autori e conduttori. E la prossima volta che infreddoliti la sera rimaniamo in casa sul divano, sfogliamo attentamente i programmi televisivi. Perché sono sicura che il programma giusto lo si trova anche nella tv generalista.

#ostinatamenteottimista

Laura Cardilli

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Laura Cardilli

Laureata in Sociologia, indirizzo Comunicazione e Mass media, da sempre mette al centro della sua vita proprio la comunicazione sotto tutti i suoi aspetti. Durante l’università prende il tesserino da giornalista pubblicista collaborando con due giornali romani, per molti anni solo la carta stampata le regala la gioia della professione di giornalista, poi, grazie ad un laboratorio di comunicazione incontra quella che per molti anni è stata la sua grande passione, la radio, per diversi anni ne è stata redattrice e anche speaker. La prima formazione è stata quella sportiva, calcio e tennis soprattutto, ma poi soprattutto attualità è stata autrice anche di alcune sue rubriche. Per molti anni abbandona le scene del giornalismo e lavora per una grande azienda italiana sempre nella comunicazione esterna. All’attivo ha la pubblicazione di un suo libro “L’eterna rincorsa” e la pubblicazione di qualche poesia. Appassionata di social media si definisce un’ironia e sarcastica…non sempre compresa. Dopo un po’ di tempo e tanta mancanza decide di riprendere a scrivere per Distanti ma unite. Il suo hashtag è #ostinatamenteottimista perché sostiene che niente e nessuno potrà farle vedere quel mezzo bicchiere vuoto.

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